Debito-PIL e deficit-PIL in Italia e UE, l’annuncio: i più alti e i più bassi a fine II trimestre 2024

Laura Naka Antonelli

22/10/2024

Tutti i numeri appena resi noti dalla Commissione europea. Debito-PIL e deficit PIL: come è andata in Europa.

Debito-PIL e deficit-PIL in Italia e UE, l’annuncio: i più alti e i più bassi a fine II trimestre 2024

Debito-PIL e deficit PIL in crescita, nell’Unione europea UE e nell’area euro: l’Eurostat ha appena aggiornato la fotografia dei conti pubblici dell’Europa, annunciando i numeri verità che riguardano le finanze di tutti i Paesi membri.

Il verdetto è il seguente, se si guarda al trend su base trimestrale: “Alla fine del secondo trimestre del 2024, il rapporto tra il debito e il PIL dell’area euro si è attestato all’88,1%, rispetto all’87,8% della fine del primo trimestre del 2024. Il rapporto è salito anche nell’UE, dall’81,3% all’81,5%”.

Su base annua, invece, ovvero “rispetto al secondo trimestre del 2023, il debito-PIL è sceso sia nell’area euro (dall’88,8% all’88,1%) che nell’UE (dall’81,9% all’81,5%) ”.

Italia e Grecia ancora sul podio dei Paesi più indebitati rispetto al PIL. C’è anche la Francia

L’Italia si è confermata campionessa del debito pubblico, insieme alla Grecia e ad altri Paesi.

Nel documento annunciato da Bruxelles si legge, infatti, che “i rapporti debito-PIL più alti alla fine del secondo trimestre del 2024 sono stati registrati in Grecia (163,6%), Italia (137%), Francia (112,2%), Belgio (108%), Spagna (105,3%) e Portogallo (100,6%), mentre i più bassi sono stati rilevati in Bulgaria (22.1%), Estonia (23.8%) e Lussemburgo (26,8%)”.

Non c’è dubbio che i numeri riportati dall’Eurostat abbiano confermato di nuovo la spina del debito pubblico dell’Italia, così come anche della Francia, entrambi Paesi alle prese con la necessità di rimettere in riga conti pubblici alle prese con la zavorra sempre più pesante del debito pubblico.

Dai dati è emerso inoltre che, “rispetto al primo trimestre del 2024 (dunque su base trimestrale), nove stati membri hanno registrato un aumento nei livelli di debito-PIL alla fine del secondo trimestre del 2024, 17 hanno assistito a un ribasso, mentre il ratio è rimasto stabile in Danimarca”.

Per la precisione, “i più grandi aumenti del rapporto debito-PIL sono stati osservati in Finlandia (+2 punti percentuali-pp), Austria e Italia (in entrambi i casi +1,8 pp), in Francia (+1,6 pp), Portogallo (+1,2 pp), Polonia (+0,9 pp) e Svezia (+0,6 pp), mentre i cali più consistenti sono stati riportati a Cipro (-2.1 pp), Croazia (-2.0 pp), Grecia (-1,8 pp), Lituania (-1,7 pp), Spagna (-0.9 pp), Repubblica Ceca (-0,8 pp), Olanda e Germania (-0,7 pp), e Romania (-0,6 pp)”.

Debito-Pil in UE e area euro. Gli ultimi dati dell'Eurostat Debito-Pil in UE e area euro. Gli ultimi dati dell’Eurostat I rapporti debito-PIL in Europa alla fine del secondo trimestre del 2024 rispetto al primo trimestre del 2024 (grafico Eurostat)

Facendo invece il paragone con il secondo trimestre del 2023, ovvero andando a vedere il trend su base annua, “13 Paesi membri hanno assistito a un aumento dei loro rapporti debito-PIL alla fine del secondo trimestre del 2024, 13 un ribasso, mentre il ratio è rimasto stabile in Repubblica Ceca”.

In particolare, “i più grandi aumenti sono stati registrati in Finlandia (+5,2 pp), Estonia (+4,7 pp), Lettonia e Polonia (in entrambi i casi +4,1 pp), Austria (+3,1 pp), Belgio (+2,3 pp), Romania (+2,2 pp) e Slovacchia (+1 pp). I più grandi cali sono stati osservati a Cipro (-10 pp), Grecia (-8,9 pp), Portogallo (-8,1 pp), Croazia (-5,7 pp), Spagna (-3,5 pp), Olanda (-2,2 pp), Germania (-1,7 pp) e Lussemburgo (-1.3 pp)”.

Occhio al miglioramento dei conti pubblici che ha interessato la Grecia, Paese che ha visto il rapporto debito-PIL, per quanto a livelli decisamente mostruosi, comunque imboccare la traiettoria ribassista: un fattore che spiega il motivo per cui i rendimenti dei bond greci continuino a viaggiare a livelli più bassi di quelli dei BTP italiani.

“Deficit più alti in Italia, Ungheria, Romania”

Per quanto riguarda il deficit, dagli aggiornamenti di Eurostat è risultato che, in Eurozona, nel 2023 il rapporto con il PIL è aumentato al 3,6% dal 3,5% del 2022 salendo anche nell’Unione europea, in questo caso dal 3,2% al 3,5%.

L’Eurostat ha precisato che, nel corso del 2023, “ tutti gli Stati membri, a eccezione della Danimarca (+3,3%), di Cipro (+2%), dell’Irlanda (+1,5%) e del Portogallo (+1,2%) hanno riportato un deficit”.

Italia sul podio anche del deficit, visto che, nella relazione dell’agenzia di statistica europea si legge che “i deficit più alti sono stati registrati in Italia (‑7,2%), Ungheria (-6,7%) e Romania (‑6,5%)”.

Inoltre, in tutto, “dieci sono stati gli stati membri che hanno presentato un deficit più alto del 3% del PIL ”, ovvero della soglia massima del rapporto deficit-PIL che è tornata a essere operativa in Unione europea con il nuovo Patto di Stabilità e di crescita.

L’Eurostat ha annunciato anche che, nel 2023, le spese dei governi dell’area euro hanno inciso sul PIL con una percentuale del 49,5%, a fronte di entrate fiscali con una incidenza anch’essa pari al 45,9%. In Unione europea i numeri sono stati pari, invece, rispettivamente al 49% e al 45,5%.

I ratio delle entrate fiscali e delle spese, nel corso del 2023, sono scesi rispetto al 2022, sia nell’area euro che in Unione europea.

I numeri appena resi noti dall’Eurostat, di nuovo, hanno messo in evidenza la necessità per diversi Paesi membri dell’area euro e dell’Unione europea di risanare i conti pubblici, che si sono ritrovati intasati di debito soprattutto negli ultimi anni, a causa dei bazooka fiscali che diversi governi hanno varato prima per tamponare gli effetti della pandemia Covid-19, esplosa nel marzo del 2020, poi per correre in soccorso dei cittadini, alle prese con il problema del caro energia e del caro bollette, successivamente al reopening dell’economia dal periodo dei lockdown da Covid-19 e, in misura ancora più importante, allo scoppio della guerra in Ucraina, il 24 febbraio del 2022.

Spina debito Italia rimarcata anche da Confindustria

Nella giornata di oggi, i conti pubblici dell’Italia si sono confermati protagonisti non solo con gli annunci arrivati dall’Eurostat, ma anche con la pubblicazione del rapporto “I nodi della competitività. La crescita dell’Italia fra tensioni globali, tassi e PNRR”, firmato dal Centro studi di Confindustria.

Occhio alla decisione degli esperti di Confindustria di tagliare le stime di crescita del PIL: nello scenario di base, il Centro studi ha annunciato infatti di stimare ora, per l’anno in corso, un ritmo di espansione annuo pari a “+0,8%, ovvero 0,1 punti percentuali in meno rispetto a quanto previsto nello scenario di aprile. Ciò a fronte di una dinamica acquisita (la variazione che si avrebbe nel 2024 se negli ultimi due trimestri la crescita fosse zero) pari a +0,4% se si usano i dati trimestrali, ma che diventa +0,6% depurando il dato annuale dall’effetto stimato della correzione per i giorni lavorativi; il che implica che anche la seconda metà dell’anno è attesa in moderato miglioramento. Nel 2025 la crescita è attesa poco superiore, al +0,9%”.

Per quanto riguarda il nodo della finanza pubblica, Confindustria ha annunciato di prevedere, nello scenario “a legislazione vigente”, un ribasso del rapporto deficit-PIL dell’Italia al 3,9%, rispetto al 7,2% dello scorso anno, e al 3,1% nel 2025.

Detto questo, “il debito resta troppo elevato”, hanno avvertito gli analisti, rendendo noto che “il debito pubblico in rapporto al PIL è stimato al 136,9% nel 2024, in aumento di 2,1 punti rispetto al 2023”. Non solo: il debito-Pil dell’Italia è atteso in ulteriore rialzo di “altri 1,6 punti, fino al 138,5% del PIL”.

Confindustria ha spiegato tale dinamica facendo notare che “i contributi della crescita reale e dell’inflazione, che andavano a erodere negli anni scorsi lo stock di debito pubblico (in % PIL), non sono più sufficienti a compensare l’effetto sul debito degli altri fattori. Il differenziale tra il costo medio del debito e il tasso di crescita nominale del PIL, infatti, torna ad essere positivo (+0,9 punti nel 2024 e +0,1 nel 2025). La componente di avanzo primario, che diventa marginalmente positiva nel 2024, resta comunque di importo limitato e insufficiente a contribuire significativamente alla riduzione del debito (0,1% di PIL nel 2024 e pari a circa lo 0,7% nel 2025”.

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