Il debito pubblico alle stelle è stato uno dei temi economici del 2020. E resta un nodo anche nel 2021: ma attenzione all’austerità, secondo l’OCSE. Potrebbe costare caro.
Il debito pubblico ha raggiunto livelli incredibili con l’impatto della pandemia.
Non solo in Paesi già sofferenti per un negativo rapporto PIL/deficit come Italia, Spagna, per esempio, in Europa. Anche nazioni da sempre annoverate tra le più virtuose e granitiche per il livello di indebitamento, hanno capitolato: lo testimonia la Germania, che ha abdicato temporaneamente al limite fissato nella Costituzione per ampliare la spesa pubblica (e quindi il suo debito).
Degne di nota anche le performance di Regno Unito e USA, anch’esse alle prese con indebitamenti in forte ascesa. Quel che accomuna le diverse potenze è la necessità di intervenire a sostegno di lavoratori, famiglie, imprese colpite dai lockdown.
La domanda che comincia a diffondersi tra gli esperti, a questo punto, è: come risanare buchi di deficit così profondi? L’OCSE ha provato a rispondere: non con l’austerità.
No, l’austerità non serve contro il debito. Parola dell’OCSE
L’impatto economico della pandemia dovrebbe trasformare l’atteggiamento dei Governi nei confronti della spesa pubblica e del debito, secondo il capo economista dell’OCSE, che ha avvertito che una nuova austerità rischierebbe una reazione popolare molto contrariata.
Laurence Boone, che dal 2018 dirige la direzione dell’economia presso l’organizzazione con sede a Parigi, ha dichiarato al Financial Times che i cittadini si ribellerebbe contro una rinnovata austerità o aumenti delle tasse se i Governi cercassero di riportare rapidamente i deficit e il debito ai livelli pre-pandemici.
Piuttosto, gli Stati dovrebbero ancora insistere sulla politica fiscale - spesa pubblica più elevata e tasse abbassate - per aiutare le economie a riprendersi e ridurre la disoccupazione.
Questo perché c’è una lezione da imparare nella crisi del 2009, così spiegata da Boone:
L’errore che abbiamo commesso non è stato la mancanza di stimoli durante la depressione del 2009... l’errore è avvenuto più tardi nel 2010, 2011 e così via, e questo era vero su entrambe le sponde dell’Atlantico. La prima lezione è assicurarsi che i Governi non si irrigidiscano nell’uno o due anni successivi alla crisi pandemica
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Non più austerità nel beve termine. La ricetta OCSE dinanzi alla crisi economica da Covid richiede di abbandonare gli obiettivi numerici per i disavanzi pubblici e il debito e abbracciare target di sostenibilità a lungo termine, inclusa l’accettazione che gli oneri del debito aumenteranno fino a quando le economie non saranno vicine alla normalità.
Si tratterebbe di un cambiamento radicale in Europa, dove i trattati dell’UE obbligano i Paesi a puntare a limitare il debito al 60 per cento del prodotto interno lordo.
Tuttavia, le analisi di sostenibilità del debito dovrebbero tenere conto del fatto che gli investitori sono disposti ad assorbire l’emissione di obbligazioni delle economie più avanzate e le banche centrali manterranno bassi i tassi di interesse per il prossimo futuro.
Secondo l’OCSE è questo il tempo per i Governi, più che per i banchieri BCE o Fed, di assumersi il ruolo primario di stabilizzare l’economia: la politica monetaria ha meno spazio per agire rispetto al 2010, mentre la politica fiscale è in una posizione migliore per risolvere i problemi attuali del mondo.
La teoria è così espressa: restituire agli Stati la funzione di promuovere la ripresa aiuterebbe a creare fiducia negli obiettivi di sostenibilità del debito a più lungo termine: “il tuo debito è sostenibile quando le persone hanno fiducia nelle tue istituzioni e i responsabili politici manterranno ciò che hanno promesso”.
No austerità, ma piani di sviluppo di lungo periodo per creare investimenti e crescita: sarà questa la strada per riportare il debito a livelli sostenibili?
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