Ecco quando gli screenshot di Whatsapp valgono come prova per ottenere un decreto ingiuntivo: quali sono i requisiti previsti dalla legge.
Spesso ci si lamenta delle lungaggini burocratiche e dei tempi processuali dilatati, lamentando la difficoltà di far valere i propri diritti. In effetti, i procedimenti possono spesso risultare complessi, ma la legge prevede anche delle scorciatoie. Il decreto ingiuntivo è proprio una di queste, perché consente di saltare a piè pari la causa di recupero crediti e far valere subito il proprio diritto o almeno provarci. Per arrivare a questo punto, tuttavia, è necessario disporre di prove concludenti. Altrimenti, la causa civile sarà inevitabile per riuscire a documentare il proprio credito, con i conseguenti costi da anticipare e l’allungamento dei tempi.
In particolare, la legge richiede della documentazione scritta che attesti il diritto di credito. Un requisito non facile da soddisfare per chi ha concordato un prestito verbalmente, magari con testimoni che però non possono essere ascoltati per l’emissione di un decreto di ingiunzione. Al giorno d’oggi, però, è facile che ci sia traccia del credito nelle chat di Whatsapp. Sempre più cittadini si rivolgono al giudice richiedendo decreti ingiuntivi basati sugli sms, che contengono un’ammissione del debito o direttamente gli accordi sul prestito.
Decreto ingiuntivo da screenshot Whatsapp, quando è possibile
Gli screenshot sono ampiamente ammessi nelle aule di tribunale, ma per l’emissione di un decreto ingiuntivo sono richiesti documenti scritti esaurienti e convincenti. Certo, il presunto debitore può sempre difendersi agendo in giudizio tramite l’opposizione al decreto ingiuntivo, ma resta fondamentale che il credito venga dimostrato con sicurezza. Bisogna anche considerare, infatti, che talvolta è possibile ottenere un decreto ingiuntivo provvisoriamente esecutivo. Quest’ultimo consente al creditore di intraprendere rapidamente l’azione forzata per il recupero crediti, accelerando ulteriormente il procedimento.
Il decreto d’ingiunzione è uno strumento molto utile ed efficace, sebbene non sempre facile da ottenere. In tal proposito, è bene sapere che i messaggi su Whatsapp sono idonei da questo punto di vista, almeno secondo l’orientamento maggioritario della giurisprudenza. Numerose sentenze, alcune anche molto recenti, mostrano che i giudici hanno accordato il decreto ingiuntivo a creditori che hanno portato in proprio favore stampe di screenshot Whatsapp.
L’interpretazione dei giudici resta perfettamente in linea con i criteri previsti dalla legge. L’articolo 633 del Codice di procedura civile, sulle ingiunzioni di pagamento, richiede semplicemente una prova scritta del credito. Quest’ultimo deve tuttavia essere:
- certo, ovvero provato inconfutabilmente;
- liquido, ossia quantificato in denaro;
- esigibile, cioè non sottoposto ad alcuna condizione.
Tra i mezzi di prova tradizionali si annoverano i contratti, le fatture, le cambiali e gli atti del notaio, ma la normativa non prevede alcuna regole specifica. L’importante è che il credito, provato chiaramente dal documento scritto, rispetti i requisiti riportati sopra e che abbia come oggetto una cosa fungibile (il denaro ne è l’esempio per eccellenza) o una cosa mobile determinata (come un bene da consegnare).
La validità dei messaggi Whatsapp dipende quindi da queste condizioni proprio come per ogni altro documento scritto. La tesi sostenuta dai giudici è infatti pienamente supportata dal Codice Civile, in particolare dall’articolo 2712 che equipara la rappresentazione informatica di un fatto alla prova del fatto stesso, e dal Codice di procedura civile. Quest’ultimo, nel dettaglio all’articolo 634, ammette infatti mezzi di prova diversi da quelli previsti dal Codice civile per l’ottenimento di un decreto ingiuntivo,
Ecco perché i giudici, dinanzi a messaggi che provassero il diritto di credito in maniera evidente, non hanno avuto alcun dubbio nell’emissione del decreto d’ingiunzione. I molti creditori che si pongono dubbi a riguardo possono quindi stare tranquilli, a patto che le chat siano effettivamente concludenti. È comunque importante sapere che la prova fornita tramite gli screenshot di Whatsapp o altra messaggistica potrebbe essere contestata. In questo caso, nell’ambito di un processo civile, sarà necessario fornire il supporto telematico (presumibilmente lo smartphone) per provare l’autenticità del documento.
© RIPRODUZIONE RISERVATA