Di cosa parla il libro di Giorgia Meloni

E. C.

13/05/2021

Io sono Giorgia: è uscito il nuovo libro della Meloni edito da Rizzoli Libri. Tra critiche ed elogi, la leader di Fratelli d’Italia si racconta: dall’infanzia alla carriera col centrodestra in un libro schierato e autobiografico.

Di cosa parla il libro di Giorgia Meloni

Dalla Io sono Giorgia challenge del 2019 al libro che ne porta il meme come titolo: Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, decide di aprirsi e raccontare la propria vita in prima persona, dall’intima fase dell’infanzia in famiglia alla carriera politica.

Io sono Giorgia è un libro in cui la Meloni parla di sé per la prima volta senza remore né riserve.

Un libro, quello della leader politica, che nasce dall’urgenza di raccontarsi dopo essersi resa conto dei grandi gossip che già avvenivano nel web riguardo la sua figura e dalla distanza che - secondo la leader di Fratelli d’Italia - c’era tra questi gossip e la verità.

Di cosa parla il libro di Giorgia Meloni

Si tratta di un racconto che parte dal rapporto con la mamma Anna e la sorella Arianna e che arriva a includere fin dalle prime pagine le figure importanti dei nonni Maria e Gianni. La Meloni racconta poi nel libro il dolore per l’assenza del padre e non risparmia i dettagli della vita sentimentale e in particolare della storia d’amore con Andrea.

Il libro è anche politica: la leader racconta infatti anche la nascita della sua passione per la politica italiana e tutta la carriera vista con gli occhi di chi la vive in prima persona, in prima linea creando quello che dalla critica è stato definito “un manifesto identitario”.

Non solo un’autobiografia e non solo critiche positive, però: dal libro escono dei commenti alla situazione attuale del Covid-19, trapela lo spirito politico della leader sempre attiva e anche delle indiscrezioni e delle gaffe storiche.

Io sono Giorgia: il titolo tormentone

Il titolo del libro di Giorgia Meloni viene dal famosissimo meme che era girato nel web durante il 2019. Il meme riguardava il suo discorso fatto a piazza San Giovanni a Roma in cui la politica dichiarava a grande voce la frase “io sono Giorgia, sono una madre, sono cristiana, non me lo toglierete”. Fu Tommaso Zorzi il primo a enfatizzare queste righe.

C’è da dire che il mondo del web associato al “trash e tamarro” (come si definiscono gli autori del remix del meme) è spesso geniale. Già da poco dopo il discorso, Mem & J, creatori di musica con voci campionate su basi originali, crearono il remix tormentone rap di Giorgia utilizzando il testo del discorso e lo condivisero nel web rendendolo virale.

Da lì, tra hashtag come #IosonoGiorgiaChallenge o #IosonoGiorgia e remix, il meme aveva già milioni di visualizzazioni e migliaia di condivisioni ovunque nel mondo del web.

La leader di Fratelli d’Italia, in occasione del libro, ha deciso di sfruttare il potenziale del tormentone del 2019 proprio per il titolo; scelta che a livello di marketing potrebbe rivelarsi ottimale per le vendite e per la diffusione della notizia della nuova autobiografia online.

La gaffe storica: secondo la Meloni nel 1976 l’aborto era legale

Giorgia Meloni nelle prime pagine del suo libro parla subito della madre, alla quale rivolge un profondo ringraziamento: “Devo tutto a mia madre, […] devo a lei il bisogno di dire la verità che mi porto dentro”.

Poi, il passo sulla figura materna continua in chiave lievemente politica. La Meloni, infatti, racconta che la madre Anna, rimanendo incinta all’età di 23 anni, era stata convinta dai parenti che portare alla luce una seconda figlia non sarebbe stata la situazione ideale. Infatti, già prima della nascita di Giorgia, la di lei madre non andava più d’accordo con il marito.

Il disagio di Anna arriva al punto - secondo il racconto della leader politica - da rivolgere il pensiero alla possibilità di interrompere la gravidanza; pensiero subito abbandonato in favore della nascita della bambina. La Meloni dichiara però nel racconto, che la madre si sarebbe presentata presso un “laboratorio di analisi”, per valutare l’avvio della pratica di aborto.

In realtà, però, la Meloni è nata il 15 gennaio 1977. Il che significa che la madre avrebbe dovuto pensare alla possibilità di aborto nel 1976, anno in cui, però, l’aborto non era legale.

Almeno, non avrebbe potuto abortire legalmente. Nel 1976 la pratica dell’aborto con consequenziale interruzione di gravidanza era un reato che prevedeva una pena dai 2 ai 5 anni ed era consentito solo in casi di estremo pericolo per la madre.

Su questa riga, la critica di Selvaggia Lucarelli si è scagliata contro la Meloni considerando tre possibili casistiche:

  • una menzogna nel libro da parte della leader di Fratelli d’Italia;
  • non si trattava di un laboratorio di analisi, ma di un illecito che la Meloni non ha voluto esplicitamente dichiarare come tale nelle pagine del suo libro;
  • Giorgia Meloni non è nata nel 1977 ma qualche anno dopo.

L’ultima tesi è invero alquanto curiosa, tuttavia sembrerebbe comunque stata avanzata da qualche critica al libro. Resta, però, il mistero sul perché la Meloni avrebbe dovuto dichiarare un’età diversa dalla reale.

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