Perché la Corte Suprema si appresta ad abolire il diritto all’aborto per le donne? E cosa può cambiare dopo una tale decisione? Facciamo chiarezza.
Il diritto di aborto negli Stati Uniti potrebbe essere revocato. La notizia è stata riportata dalla testata Politico.com che sembra aver ottenuto in anticipo una prima bozza di un documento redatto da Samuel Alito, portavoce di una maggioranza di almeno cinque dei nove giudici della Corte Suprema americana.
Secondo questa fonte, la Corte è seriamente intenzionata a votare per rovesciare la storica sentenza che garantisce il diritto all’aborto negli Stati Uniti. Lo si evince da uno «scritto» stilato dai giudici, per superare la sentenza «Roe vs. Wade» che dagli anni Settanta guida la giurisprudenza americana su questo diritto e che fino a ora ha condizionato le leggi di 46 Stati su 50.
Il tono del documento ha immediatamente preoccupato centinaia di persone ed ha innescato contestazioni già nella scorsa notte. I dimostranti si sono portati all’esterno della Corte Suprema, a Washington, per protestare.
Come riporta il New York Times, il sentimento tra i dimostranti è un misto di rabbia e lutto; in molti hanno manifestato urlando slogan contro il pronunciamento della Corte suprema ed hanno espresso sgomento per il fatto che la Corte si stesse allontanando così tanto da quella che una volta sembrava essere una legge stabile..
A quanto sembra, il documento trapelato, è un ripudio “totale e fermo” della storica sentenza “Roe v. Wade” ed ha innescato un dibattito nazionale che negli Stati Uniti era stato finora confinato ai singoli Stati, protagonisti in alcuni casi di limitazioni al diritto dell’aborto.
Cos’è la sentenza Roe vs Wade e perché è fondamentale
La sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti “Roe v. Wade” risale al 1973 ed ha riconosciuto il diritto d’interrompere la gravidanza anche in assenza di problemi di salute della donna o del feto.
Nello specifico, con questa sentenza venne appunto riconosciuto il diritto a una donna Texana, Norma McCorvey, d’interrompere la propria gravidanza.
«Roe» è il nome di fantasia della donna, che, non potendo abortire in Texas dove era vietato per legge, fece causa a quello Stato nella persona del suo rappresentante legale, il district attorney Henry Wade.
Fino ad allora l’interruzione di gravidanza negli Usa era regolata non a livello federale, ma dalla legislazione dei singoli Stati: nella maggioranza era vietata o consentita a condizioni molto restrittive.
Questa storica decisione dunque, risalente a quasi mezzo secolo fa, garantiva finalmente la tutela costituzionale federale del diritto all’aborto. La “libertà di abortire” diventava improvvisamente un diritto costituzionale, inviolabile e tendenzialmente collocato fuori dal campo d’azione dei legislatori democraticamente eletti, incluso quello federale.
La «Roe v. Wade» stabiliva il diritto della donna a interrompere la gravidanza e fu poi integrata da una successiva decisione del 1992 detta “Planned Parenthood vs Casey”, che in gran parte confermava il diritto.
La Corte, enunciò due principi in materia che dovevano essere rispettati caso per caso:
- il primo stabiliva che l’aborto era possibile per qualsiasi ragione la donna lo volesse, soltanto fino al momento in cui il feto non fosse in grado di sopravvivere al di fuori dell’utero materno. Un tempo generalmente considerato attorno alle 24 settimane.
- l’altro principio stabiliva invece che la donna potesse decidere di abortire, anche dopo questo tempo di sopravvivenza del feto al di fuori dell’utero, nel caso in cui ci fossero stati pericoli per la sua salute.
Su questo punto però dobbiamo dire che quasi tutti gli Stati in seguito hanno approvato delle leggi che vietano l’aborto tardivo e che richiedono il consenso dei genitori per i minori, con una prassi che prevede tutta una serie d’informazioni e rischi che la donna incinta deve conoscere, prima di decidere di abortire.
Il diritto ad abortire è da sempre stato un tema caldissimo nella politica interna Usa e da allora questa decisione è stata oggetto di brutali attacchi, sostenuti da una parte da coloro che ne fanno una battaglia religiosa, considerando la pratica dell’aborto alla stregua dell’ omicidio, e dall’altra dalla dottrina politica e legale che rifiuta di attribuire la capacità dei magistrati a fare giurisprudenza. Secondo alcuni infatti, questo diritto dovrebbe essere deciso dai politici e non dai tribunali.
Pertanto, stando alla maggioranza conservatrice della Corte, la sentenza del 1973 sarebbe errata poiché spetterebbe ai cittadini e ai loro rappresentati, ovvero i legislatori, a livello statale legiferare sull’aborto.
Ovviamente questo è quello che è emerso dalla fuga di notizie ma se così fosse davvero, la decisione della Corte Suprema, non sarà definitiva fino a quando non verrà pubblicata.
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Il caso che potrebbe ribaltare il diritto sull’aborto negli USA
Dopo le audizioni di dicembre su una proposta di Legge del Mississippi che limita a 15 settimane il diritto a interrompere la gravidanza i nove giudici della Corte Suprema Americana si sono riuniti e la bozza di un documento che esprime il loro parere, redatta lo scorso febbraio, sembra essere clamorosamente fuoriuscita dalle aule della Corte. In essa si rivelerebbe l’inaudita decisione di cancellare un diritto ritenuto un caposaldo dei diritti civili e della cultura americana.
Secondo quanto scritto nella bozza, l’approccio corretto secondo i giudici, sarebbe quello di “riportare la questione in mano agli Stati”, adducendo che la Costituzione non si esprime sull’aborto e che non c’è niente, nel suo testo, che sostenga un diritto costituzionale all’aborto.
Durante queste discussioni dicembrine, i giudici conservatori hanno fatto sapere di voler affidare la maggior parte delle decisioni ai singoli Stati e per avvalorare la tesi c’è da dire che in molti Stati conservatori, i legislatori hanno già preparato progetti di legge che metterebbero effettivamente fuori legge l’aborto, se il tribunale ribaltasse la sentenza «Roe v. Wade».
Questa fuga di notizie non costituisce necessariamente la decisione finale, ma il fatto che Alito vi riporti il “parere della Corte” suggerisce che la maggioranza dei giudici sia comunque d’accordo.
Cosa accadrebbe se la sentenza Roe v. Wade venisse rovesciata?
L’aborto diventerebbe illegale ovunque? Certamente no. Il ribaltamento della sentenza “Roe v. Wade” non implica il divieto di abortire in tutti gli Stati Uniti.
In questo momento, l’aborto rimane legale in ogni Stato ma in caso di rovesciamento della suddetta sentenza i singoli Stati potrebbero anche decidere di renderlo illegale.
Quindi, in mancanza di una legge federale - che al momento non sembra neanche in discussione - diventerebbe una materia completamente soggetta alle scelte politiche dei singoli Stati, per cui negli anni il diritto all’aborto potrebbe cambiare in continuazione da Stato a Stato in base agli orientamenti dei governi locali.
Molti Stati continuerebbero a consentirli ma le previsioni dei vari istituti americani che si occupano di salute riproduttiva variano leggermente; si stima che l’aborto diventerebbe illegale in circa la metà di loro, tra cui Alabama, Texas, Oklahoma e appunto il Mississippi.
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