Diritto alla riparazione degli elettrodomestici, cosa prevedono le nuove regole UE

Ilena D’Errico

31 Maggio 2024 - 20:20

Al via le nuove regole dell’Unione europea sul diritto alla riparazione degli elettrodomestici, ecco cosa prevedono per i consumatori.

Diritto alla riparazione degli elettrodomestici, cosa prevedono le nuove regole UE

Il Parlamento europeo ha approvato la direttiva sul diritto alla riparazione degli elettrodomestici, che dopo il passaggio in Consiglio diventerà legge a tutti gli effetti con la sua pubblicazione. A quel punto, i membri comunitari avranno 2 anni di tempo per adeguarsi e recepire la normativa in tutela dei consumatori. Grazie alle nuove regole, infatti, i consumatori potranno evitare consistenti perdite economiche e si ridurranno, al contempo, l’alto impatto inquinante dovuto agli smaltimenti.

Diritto di riparazione degli elettrodomestici

La Commissione europea ha raccolto i dati relativi allo smaltimento degli elettrodomestici su tutto il territorio comunitario, rilevando che:

  • ogni anno i cittadini perdono 12 miliardi di euro per sostituire gli apparecchi anziché ripararli;
  • lo smaltimento consuma 30 milioni di tonnellate di risorse;
  • lo smaltimento genera 35 milioni di rifiuti ogni anno.

Numeri che devono essere ridotti per l’interesse della collettività, intervenendo soprattutto sugli smaltimenti prematuri dei dispositivi e preferendo quando possibile la riparazione dei prodotti già in possesso dei cittadini. Questi ultimi potranno infatti ottenere l’assistenza e la riparazione a condizioni ragionevoli e dovranno essere incentivati tramite opportune strategie. Nel dettaglio, ogni Stato dovrà introdurre almeno una misura dedicata, per esempio una garanzia aggiuntiva al cliente che decide di riparare il prodotto anziché sostituirlo.

Quali beni riguarda la direttiva UE

La direttiva europea sul diritto alla riparazione degli elettrodomestici riguarda in realtà moltissimi oggetti di uso comune, anche non elettronici. In particolare, la normativa fa riferimento a “qualsiasi bene mobile materiale” e a “qualsiasi bene mobile materiale che incorpora o è interconnesso con un contenuto digitale o un servizio digitale”. Rientrano nella categoria sicuramente gli elettrodomestici, quindi ad esempio:

  • lavatrice;
  • lavastoviglie;
  • asciugatrice;
  • televisore;
  • smartphone.

Insomma, tutti i beni mobili di consumo. Sono esplicitamente esclusi, invece, i beni del settore industriale, così come in genere tutti quelli strumentali. Questa è anche una delle criticità rilevate dalle associazioni (per esempio il collettivo Right to Repair Europe), insieme al fatto che esistono già misure dedicate alla riparazione degli elettrodomestici. D’altra parte, i beni di consumo sono anche quelli che hanno un impatto diretto sui consumatori, si tratta quindi di un intervento normativo comunque necessario.

Costi e tempistiche della riparazione

Naturalmente, la normativa non può imporre costi prestabiliti per le riparazioni. Per il momento, non sono previsti nemmeno dei parametri o dei limiti percentuali per calcolare il costo in base al valore del bene, anche perché andrebbe comunque considerata l’entità del danno e la proporzione rispetto a un nuovo acquisto.

Di fatto, la direttiva impone semplicemente di incentivare la riparazione - sempre laddove possibile - fornendo tutte le informazioni del caso e applicando dei prezzi ragionevoli. L’assistenza potrà anche essere affidata a centri di terze parti, ma in ogni caso i produttori avranno l’obbligo di indicare una stima del costo o la cifra massima preventivamente.

Per quanto riguarda le tempistiche, invece, il prodotto aggiustato dovrà essere riconsegnato al cliente entro il termine massimo di 30 giorni. Nel frattempo, dovrà essere fornito un prodotto sostitutivo da poter utilizzare. La normativa, però, non calpesta gli interessi dei produttori, perché le aziende potranno sottrarsi all’obbligo adducendo “fattori legittimi e obiettivi".

Anche questo punto non è stato esplicitato ulteriormente, ma è comunque chiaro che l’esenzione dal dovere di riparazione sia ammessa soltanto quando pregiudizievole per l’azienda stessa in modo documentabile, e ovviamente quando impossibile per il tipo di guasto.

La nuova piattaforma digitale

La direttiva si appresta a introdurre anche una piattaforma online, in cui ogni Stato membro avrà il suo sito locale dove i consumatori potranno mettersi in contatto con i siti di riparazione e i venditori di prodotti usati più vicini. Sarà anche messo a disposizione dei paesi, in via facoltativa, un modulo per semplificare l’inizio delle riparazioni.

Via libera alle componenti indipendenti

La direttiva europea abolisce il divieto di impiegare componenti indipendenti o realizzate con la stampante 3D, inoltre i produttori non potranno più rifiutarsi di riparare dispositivi “manipolati da terzi”.

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