Divorzio: niente assegno di mantenimento alla moglie che non cerca lavoro

Isabella Policarpio

16/02/2021

L’assegno di mantenimento può essere ridotto o annullato se la moglie non cerca lavoro, pur avendone le possibilità. Ecco cosa hanno deciso i giudici.

Divorzio: niente assegno di mantenimento alla moglie che non cerca lavoro

Con una recente sentenza, la Corte di Cassazione ha negato l’assegno di mantenimento dopo il divorzio alla moglie che non cerca lavoro. Chi è volontariamente inattivo non ha diritto all’assegno da parte dell’ex, a meno che non versi in condizioni economiche precarie.

L’atteggiamento della moglie che non cercava un’occupazione dopo la fine del matrimonio è stato valutato negativamente dai giudici che hanno dato ragione all’ex marito cancellando il diritto all’assegno mensile.

Allo stesso modo, perde il mantenimento l’ex moglie o l’ex marito che intraprende una nuova relazione in maniera stabile, con periodi di convivenza più o meno lunghi.

Ecco cosa hanno stabilito i giudici riguardo i rapporti economici tra ex coniugi dopo la sentenza di divorzio.

Cassazione nega il mantenimento alla moglie che non cerca lavoro: la decisione

Non basta guadagnare di meno per ottenere l’assegno di mantenimento dall’ex dopo la fine del matrimonio. Il principio della conservazione dello stesso tenore di vita è stato abolito da un pezzo e, con il passare degli anni, i criteri di assegnazione dell’assegno divorzile si fanno più severi e restrittivi.

In più occasioni la Corte di cassazione (ordinanze n. 3661/20 e 3662/20) ha stabilito che la moglie che non cerca attivamente lavoro - che sia nelle possibilità di farlo - può perdere il diritto al mantenimento oppure vedersi ridotta notevolmente la cifra versata mensilmente dall’ex.

La valutazione sul comportamento della moglie deve prendere in considerazione il grado di istruzione e la concreta capacità di mettersi sul mercato del lavoro. Essere inattivi (cioè rinunciare a cercare un’occupazione) non comporta in via automatica che il marito debba mantenere la moglie dopo il divorzio o la separazione.

Discorso analogo nel caso in cui sia il marito a beneficiare del mantenimento e non cerchi attivamente lavoro.

Così i giudici della Cassazione:

“la solidarietà post coniugale si fonda sui principi di autodeterminazione e autoresponsabilità …. l’ex coniuge è chiamato a valorizzare con una condotta attiva facendosi carico delle scelte compiute e della propria responsabilità individuale, piuttosto che al contegno, deresponsabilizzante e attendista, di chi si limiti ad aspettare opportunità di lavoro, riversando sul coniuge più abbiente, l’esito della fine della vita matrimoniale.”

Quando si perde l’assegno di divorzio

Non impegnarsi nella ricerca di un impiego non è l’unico caso in cui il beneficiario perde il diritto a percepire le somme pattuite da parte dell’ex.

L’assegno divorzile si perde anche in caso di una nuova relazione stabile basata su periodi convivenza più e meno lunghi, quindi non necessariamente una convivenza continuativa.

Il mantenimento può essere annullato o ridotto se il beneficiario riceve una cospicua eredità, una donazione o un aumento di stipendio, in altre parole se le sue condizioni economiche mutano positivamente.

Tutte le ipotesi in cui si perde il mantenimento sono elencate nel nostro articolo di approfondimento e sono divise in due categorie: quando il motivo è imputabile al beneficiario e quando a colui che eroga l’assegno.

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