Non sempre la rottamazione delle cartelle è conveniente soprattutto se si tratta di cartelle iscritte a ruolo con una rateizzazione già in corso. Mentre si attende la risposta ecco cosa valutare.
Anche se nella maggior parte dei casi la rottamazione quater è conveniente per regolarizzare la propria posizione con il Fisco, in alcuni casi può rivelarsi una soluzione non proprio ideale. La presentazione delle domande di adesione, ormai, è conclusa e i contribuenti sono in attesa della comunicazione delle somme dovute da parte dell’Agenzia delle Entrate. Ma bisogna tenere presente che la scelta di presentare domanda di adesione non è definitiva visto che per perfezionare la stessa è necessario il versamento della prima o unica rata del 31 ottobre 2023.
Non sempre la tregua fiscale offre una soluzione vantaggiosa. A meno che, ovviamente, non si ricada nella cancellazione totale del debito con la stralcio al 100%. Ma in quel caso si parla di vecchi debiti iscritti a ruolo entro il 2015.
Cerchiamo di capire quando proprio non conviene aderire alla rottamazione di una rateazione in corso perché non porterebbe beneficio alcuno e, anzi, peggiorerebbe solo la situazione.
Rateazione in corso, le tipologie
Un contribuente può avere in corso diverse tipologie di rateazione. Ma quello che si deve considerare, prima di prendere in esame l’idea di aderire alla rottamazione è:
- quante rate rimangono al termine della rateazione originaria;
- che criterio è stato applicato al pagamento del piano originario di rateazione.
In molti casi, infatti, l’Agenzia delle Entrate Riscossione applica la pagamento il cosiddetto criterio alla «francese» che prevede il pagamento di una rata costante ma con quota capitale crescente e con quota interessi decrescente. Cosa significa questo?
Che nelle prime rate si pagheranno la maggior parte degli interessi e poco della quota capitale, trovandosi, a circa metà rateazione ad aver già versato la maggior parte degli interessi dovuti e con ancora più della metà della quota capitale da saldare.
Perchè la rottamazione non conviene?
E’ pur vero che la rottamazione andrebbe ad abbattere le sanzioni e gli interessi ancora da pagare (ma che in gran parte sono stati già sostenuti con una rateazione che applica il criterio alla francese) ma è anche vero che ci si troverebbe a fare i conti con un nuovo piano di rateazione.
E soprattutto si dovrebbero sostenere prima e seconda rata (di ottobre 2023 e di novembre 2023) con un importo pari al 10% della somma residua. In caso di debiti molto alti questo potrebbe comportare, di fatto, due rate abbastanza onerose.
Altra cosa da prendere in considerazione è che con una rateazione ordinaria si può sempre contare sul lieve inadempimento (pagare in ritardo le rate entro la scadenza di quella successiva può dare una certa flessibilità), cosa non contemplata dalla rottamazione che prevede, invece, solo una tolleranza di 5 giorni dalla scadenza della rata.
Ovviamente, di caso in caso, la convenienza della scelta va valutata per poi decidere se pagare o meno la prima o unica rata di ottobre. In mancanza di questo versamento, infatti, la domanda di rottamazione presentata decadrebbe e si tornerebbe a poter pagare il vecchio piano di rateazione che verrebbe meno solo con il perfezionamento della domanda di rottamazione (ovvero con il pagamento della rata di ottobre).
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