Le donne di 59 anni che soddisfano questi requisiti possono andare in pensione dal 1° gennaio 2025

Simone Micocci

24 Agosto 2024 - 10:45

Pensione tra i 59 e i 61 anni per le donne che entro la fine di quest’anno maturano determinati requisiti. La conferma arriva dal ministero del Lavoro.

Le donne di 59 anni che soddisfano questi requisiti possono andare in pensione dal 1° gennaio 2025

In una recente intervista il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon ha confermato Opzione Donna anche per il 2025, dando una buona notizia a quelle lavoratrici che solamente nell’anno corrente maturano i requisiti per ricorrere a questa misura di pensionamento anticipato.

Opzione Donna e Ape Sociale confermate? Non sono mai state in discussione”, così Durigon ha spento le voci di chi credeva che l’ultimo rinnovo finanziato con la legge di Bilancio 2024 avesse segnato la “fine” di Opzione Donna. Per quanto va comunque detto che queste dichiarazioni non rasserenano gli animi di quelle lavoratrici che confidavano di questa misura per smettere di lavorare già nel 2025: come dimostrano le decisioni prese dal governo Meloni con le ultime due manovre, con le quali la platea delle potenziali beneficiarie di Opzione Donna è stata ridotta notevolmente, non necessariamente la conferma mantiene invariati i requisiti.

Il timore quindi è che possa esserci per Opzione Donna un ulteriore aggravamento dei requisiti, con la misura che ancora una volta verrebbe utilizzata per fare cassa.

Pensione con Opzione Donna nel 2025

Oggi a Opzione Donna possono accedere le lavoratrici che ne hanno maturato i requisiti entro la fine dello scorso anno. In caso di proroga il limite verrebbe spostato al 31 dicembre 2024.

Laddove allo stesso tempo dovessero essere confermati i requisiti come modificati dalla legge di Bilancio 2024, quindi, l’accesso alla pensione verrebbe consentito anche alle lavoratrici che quest’anno compiono i 61 anni, quindi alle nate entro il 1963.

Per le lavoratrici con figli a carico, però, si applicano delle agevolazioni:

  • se la lavoratrice ha avuto un figlio, infatti, può andare in pensione a 60 anni. In tal caso rientrato in Opzione Donna anche le nate nel 1964;
  • per coloro che di figli ne hanno avuti almeno due, invece, il limite di età scende persino a 59 anni. Buona notizia, quindi, per le nate nel 1965.

Va detto che, a differenza di quanto previsto originariamente per Opzione Donna, i suddetti limiti di età valgono tanto per le lavoratrici dipendenti che per le autonome. L’unica disparità di trattamento persiste nel caso della finestra mobile, ossia sul periodo di tempo che trascorre da quando vengono maturati i requisiti e la liquidazione della pensione. La finestra mobile, infatti, è di 12 mesi per i lavoratori dipendenti, di 18 mesi per gli autonomi.

I requisiti

Serve però soddisfare determinati requisiti, riassunti dall’Inps nella circolare n. 59 del 3 maggio 2024.

Intanto gli anni di contributi, che devono essere almeno 35. Dopodiché serve appartenere ad almeno una tra le seguenti categorie:

  • caregiver, ossia coloro che assistono, alla data di presentazione della domanda di pensione e da almeno 6 mesi, il coniuge o la parte dell’unione civile o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità ai sensi dell’articolo 3, comma 3, legge 1992/104, o un parente o un affine di secondo grado convivente qualora i genitori, il coniuge o l’unito civilmente della persona con handicap in situazione di gravità abbiano compiuto i 70 anni di età oppure siano anch’essi affetti da patologie invalidanti oppure siano deceduti o mancanti;
  • invalide con riduzione della capacità lavorativa, accertata dalle commissioni per il riconoscimento dell’invalidità civile, superiore o uguale al 74%;
  • sono lavoratrici dipendenti o licenziate da imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale presso la struttura per la crisi d’impresa di cui all’articolo 1, comma 852, della legge 27 dicembre 2006, n. 296. Il tavolo di confronto deve essere attivo alla data del 1° gennaio 2024 ovvero deve essere stato attivato in data successiva. A tal proposito, è bene chiarire che il fatto che debba necessariamente sussistere un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale riserva questa possibilità esclusivamente alle lavoratrici impiegate in grandi aziende. Va poi specificato che per le lavoratrici dipendenti il suddetto tavolo deve essere attivo nel momento della domanda. Per chi invece è già stata licenziata, è richiesto che la comunicazione del licenziamento sia avvenuta tra la data di apertura e di chiusura del tavolo e che le stesse non abbiano ripreso attività di lavoro dipendente a tempo indeterminato successivamente al licenziamento.

Inoltre, riguardo a quest’ultima categoria è importante sottolineare che l’età anagrafica per l’accesso a Opzione Donna è comunque 59 anni, indipendentemente dalla presenza di figli.

Attenzione all’assegno

C’è poi un ulteriore aspetto sul quale è bene soffermarci. Dovete tener presente, infatti, che andando in pensione con Opzione Donna l’assegno viene calcolato interamente con il sistema contributivo, anche per la parte che altrimenti (essendo antecedente al 1° gennaio 1996) avrebbe richiesto il metodo retributivo.

Questo ricalcolo comporterà una penalizzazione dell’assegno, in misura variabile a seconda del peso che ha la parte che rientra nel retributivo. Si va da un minimo del 10% a cifre anche del 30%, il che fa sì che prima di ricorrere a Opzione Donna è sempre opportuno consultare un esperto in materia previdenziale.

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