Ecco cosa preoccupa davvero le banche centrali

Violetta Silvestri

11 Luglio 2024 - 11:22

Un’indagine ha evidenziato che i gestori di riserve delle banche centrali sono in allarme e il motivo principale è uno: la conflittualità geopolitica. Cosa può accadere alle riserve valutarie?

Ecco cosa preoccupa davvero le banche centrali

Secondo un sondaggio di UBS Group AG, i gestori delle riserve delle banche centrali sono sempre più preoccupati per la sicurezza delle loro attività valutarie, a causa del crescente rischio geopolitico in tutto il mondo.

L’indagine condotta su 40 importanti banche centrali che gestiscono oltre 15.000 miliardi di dollari, circa la metà delle riserve valutarie mondiali, ha rilevato che due terzi si aspettano che l’economia globale torni a crescere moderatamente e a registrare un’inflazione lieve nei prossimi cinque anni.

La maggiore minaccia alla stabilità finanziaria mondiale non arriva direttamente da previsioni macroeconomiche pessimiste, ma dalla consapevolezza che il clima di rivalità e tensione globale è ai massimi storici. Guerre, dazi, divisione del mondo in blocchi contrapposti preoccupano molto e possono impattare su valute, oro, asset e, quindi, sui bilanci anche delle banche centrali.

Banche centrali in allerta, riserve valutarie a rischio

L’87% dei gestori di riserve intervistati ha indicato nell’ulteriore escalation dei conflitti geopolitici la minaccia più grande per la stabilità finanziaria, mentre il 41% ha affermato di diversificare maggiormente i propri investimenti riflettendo su quali regioni e quali valute possaano essere più o meno colpite dalle tensioni (con la rivalità Cina-Usa in cima alle preoccupazioni).

La preoccupazione è che gli asset di una banca centrale potrebbero essere sanzionati, sequestrati o sfruttati se i conflitti dovessero intensificarsi. Un piano delineato all’inizio di quest’anno per utilizzare i profitti degli asset in valuta estera congelati della Russia per aiutare a ricostruire l’Ucraina ha creato un pericoloso precedente che rischia di minare lo status delle riserve valutarie come riserva di ricchezza più liquida e sicura di un paese, secondo l’analisi.

“Questi eventi aumentano ulteriormente il rischio che le riserve FX non siano più considerate un rifugio sicuro per le banche centrali”, ha affermato Massimiliano Castelli, responsabile dei mercati sovrani globali presso UBS Asset Management. Ha aggiunto che l’oro potrebbe essere riportato in vita dalle tendenze geopolitiche in corso.

La cosiddetta “militarizzazione” delle riserve valutarie è stata indicata come un rischio principale da un terzo dei partecipanti, il doppio rispetto all’anno scorso.

La quota media di partecipazioni in dollari tra le banche centrali intervistate, che gestiscono metà delle riserve valutarie globali, era del 55%, poco cambiata rispetto al 56% di un anno fa. Tale quota era del 67% nel 2021 e si è gradualmente ridotta. Nel frattempo, un quarto degli intervistati ha affermato di aver aumentato le allocazioni in euro, mentre l’8% ha aggiunto partecipazioni in yen.

“C’è la convinzione che il dollaro sarà danneggiato dalla militarizzazione delle riserve valutarie per ragioni geopolitiche”, ha sottolineato Castelli aggiungendo che un’escalation delle sanzioni statunitensi contro Paesi tra cui la Russia li sta spingendo a condurre affari in altre valute.

Nel frattempo, la domanda di asset denominati in yuan è calata a causa delle preoccupazioni per il rallentamento dell’economia cinese. La quota di intervistati che ha dichiarato di aver investito o di stare pensando di investire in yuan è scesa al 70% dal 72% dell’anno scorso, raggiungendo il livello più basso dal 2017.

Secondo il sondaggio, anche le imminenti elezioni negli Stati Uniti potrebbero aumentare le tensioni: il 94% degli intervistati afferma che una vittoria di Donald Trump porterebbe a un ulteriore deterioramento delle relazioni tra Stati Uniti e Cina.

Attenzione massima anche sul debito

I gestori delle riserve sono anche più preoccupati della frammentazione politica e dei conti pubblici in bilico. La quota di partecipanti che citano livelli di debito insostenibili come un rischio principale per l’economia globale è più che raddoppiata al 37%.

In occasione dell’80° anniversario di Bretton Woods, il sondaggio UBS di quest’anno ha anche chiesto ai partecipanti informazioni sulle organizzazioni finanziarie globali, che la maggior parte vedeva come obsolete senza riforme. Solo un terzo ritiene che l’attuale architettura finanziaria internazionale sia abbastanza resiliente da sopravvivere alle attuali sfide che includono disuguaglianza di reddito, cambiamenti climatici e cambiamenti demografici.

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