L’inflazione è tornata, dagli anni 70 a oggi non è cambiata: è quella di sempre, con i suoi effetti, le aspettative i ritardi di intervento delle banche centrali
L’inflazione è tornata. Negli Usa a maggio è stata dell’8,5%, ai massimi dal 1981, anno della crisi con l’Iran (e quindi con il sistema petrolifero).
Da noi a fine 2020 era addirittura negativa: -0,1%. A fine 2021 era arrivata a 1,9%. Ad aprile di quest’anno è stata del 5,7% e a maggio del 6,9%.
Eppure sembra che come indicatore economico l’avessimo dimenticata, Chissà perché noi che facciamo parte delle economie occidentali ci sentivamo al sicuro: non ci avrebbe più riguardato.
Almeno non quella a due cifre, che negli anni 70 coram populo veniva definita come “galoppante”.
Già, gli anni 70.
Anni di inflazione a 2 cifre, di tassi di interesse altissimi, di titoli di stato con rendimenti da far impallidire qualsiasi spread di adesso.
L’inflazione era pane quotidiano, la masticavamo, ne parlavamo, la cantavamo: Adriano Celentano in Svalutation, Rino Gaetano la portava a Sanremo nel 1978, Gianna “difendeva il suo salario dall’inflazione”.
Ricordando che una stagione di perdita del potere d’acquisto l’abbiamo vissuta, tecnicamente, anche nel momento di passaggio all’euro, nella terza puntata di Economia Calda definiamo ancora una volta cos’è l’inflazione, cosa significa che ce n’è una buona e una cattiva, perché è tornata ed è sfuggita dal controllo delle banche centrali.
Chiedendoci anche se, in tema di interventi, a lungo termine è possibile una riedizione del whatever it takes di Mario Draghi.
Lo facciamo proprio nel momento in cui chi ne ha preso il posto al vertice della BCE, Christine Lagarde, ha comunicato l’aumento dei tassi a luglio e la fine del quantitative easing.
E poi ci sono le aspettative di cui tenere conto.
Oggi nel mondo economico digitale si parla molto di sentiment, ad indicare quello la percezione, le attese, le idee che spingono a un’azione, un acquisto, un investimento.
Nella storia dell’economia ha da sempre un nome: le aspettative di inflazione, ossia il modo in cui il mondo reale pensa e reagisce a una attesa perdita di potere di acquisto. Perché come diceva Luigi Einaudi, l’inflazione è la tassa dei poveri.
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Come di consueto, un coda a ogni puntata proponiamo una selezione testi per approfondire il tema trattato, con spirito multidisciplinare.
Perché, keynesianamente, l’economia deve essere una rappresentazione olistica del mondo.
I nostri suggerimenti sono indirizzati a conosce i fatti e il pensiero degli anni in cui l’inflazione era un tema quotidiano nella vita italiana.
Consigli di lettura: cinque libri per approfondire
Paolo Sylos Labini - Sindacati, inflazione e produttività - Laterza
Enrico Deaglio - Patria 1967-1977 - Feltrinelli
Zygmunt Bauman - La società dell’incertezza - Il Mulino
Oriana Fallaci - Intervista con la storia - Rizzoli
Celentano e rivoluzione - Episch Porzioni - Chinaski Edizioni
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