Alla base delle recenti rimozioni degli alti funzionari cinesi potrebbe esserci una rielaborazione delle priorità di Xi. Con il leader più interessato alla sicurezza nazionale che non all’economia.
Da quando è diventato presidente della Cina, Xi Jinping ha progressivamente accentrato su di sé, e sul Partito Comunista Cinese (PCC), il controllo dell’economia del Paese. Adesso pare che Xi si sia mosso per estendere questo potere, con più forza che mai, sul sistema finanziario cinese.
All’inizio di dicembre, lo stesso Partito ha rilasciato una dichiarazione ideologica su Qiushi, il principale giornale teorico ufficiale del PCC, dove ha chiarito di aspettarsi che banche, fondi pensione, assicuratori e altre organizzazioni finanziarie presenti sul territorio nazionale, seguano i principi marxisti e, soprattutto, prestino obbedienza a Xi.
Detto altrimenti, i processi economici saranno soggetti ad un attento monitoraggio dall’alto, nonché ad una supervisione sempre più minuziosa volta a constatare una loro conformità alle politiche governative. La sensazione è che la leadership cinese sia arrivata veramente a considerare la salvaguardia della sicurezza nazionale alla stregua dell’economia. [...]
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