Elezione diretta del premier: come Meloni vuol cambiare la Costituzione (e la legge elettorale)

Alessandro Cipolla

31/08/2023

Giorgia Meloni vorrebbe approvare a breve una riforma costituzionale: elezione diretta del presidente del Consiglio e meno poteri per il Quirinale, poi una nuova legge elettorale.

Elezione diretta del premier: come Meloni vuol cambiare la Costituzione (e la legge elettorale)

Giorgia Meloni sarebbe pronta ad andare allo scontro con il Colle, accelerando per una riforma costituzionale che prevederebbe l’elezione diretta del premier e la diminuzione dei poteri del presidente della Repubblica, con il passo successivo che sarebbe poi quello di una nuova legge elettorale.

A svelare quella che sarebbe la bozza della riforma costituzionale è stato Il Fatto Quotidiano, che ha spiegato come Elisabetta Casellati - ministra alle Riforme - stia lavorando a un disegno di legge costituzionale che andrebbe a modificare gli articoli 88, 92 e 94 della Costituzione.

Nonostante gli ammonimenti di Sergio Mattarella, stando a quanto si apprende Giorgia Meloni sarebbe pronta a portare il testo in Consiglio dei ministri a settembre per iniziare poi il complesso iter parlamentare.

L’obiettivo sarebbe quello di rendere la riforma operativa, con tanto di nuova legge elettorale, nella prossima legislatura: in Parlamento la premier Meloni potrebbe trovare la sponda anche di Italia Viva, ma il rischio di un referendum con potenziale effetto boomerang sarebbe assai alto, Renzi docet.

Come Meloni vuol cambiare la Costituzione

Nell’articolo in questione il quotidiano è entrato nel dettaglio di quella che sarebbe la bozza di riforma costituzionale, indicata come fortemente voluta da Giorgia Meloni, alla quale starebbe lavorando la ministra Elisabetta Casellati.

Il testo sarebbe formato da quattro articoli che prevederebbero:

  • l’elezione diretta del premier per un massimo di cinque anni e non più di due mandati consecutivi prevedendo la figura, obbligatoria, del vicepresidente del Consiglio;
  • il premier è eletto direttamente se supera il 40% dei voti, altrimenti ci sarà un ballottaggio tra i due candidati più votati;
  • la candidatura a presidente del Consiglio è collegata a una o più liste;
  • il premier avrebbe il potere di nomina e revoca del vicepresidente del Consiglio e dei ministri;
  • lo scioglimento delle Camere potrà arrivare dopo una mozione di sfiducia approvata anche solo da una sola Camera e dalle dimissioni del premier;
  • al presidente della Repubblica resterebbe solo il potere di posticipare lo scioglimento anticipato per la durata di un semestre;
  • introduzione della sfiducia costruttiva, con la mozione di sfiducia che può essere presentata solo un anno dopo la formazione del governo e, solo se approvata a maggioranza assoluta, il premier è costretto alle dimissioni.

La riforma costituzionale targata Meloni ricalca l’Italicum di Renzi, bocciato in occasione del referendum costituzionale del 2016, con il premier che andrebbe ad assorbire buona parte dei poteri ora in mano al Colle depotenziando di fatto il ruolo del presidente della Repubblica.

Servirebbe poi una nuova legge elettorale che favorisca “la formazione di una maggioranza in entrambe le Camere collegata al presidente del Consiglio”.

Una operazione complessa e ambiziosa che potrebbe portare a un autentico scontro tra Giorgia Meloni e il Quirinale: alla fine l’arbitro di questa partita potrebbero essere i cittadini, con un referendum costituzionale come avvenuto nel 2016.

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