Allarme nuova variante Covid: «È la causa dell’epatite nei bambini». Ecco cosa sta succedendo

Emiliana Costa

05/05/2022

L’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito ha elencato, tra le possibili cause dell’epatite nei bambini, una nuova variante Covid. Ecco perché.

Allarme nuova variante Covid: «È la causa dell’epatite nei bambini». Ecco cosa sta succedendo

«L’epatite acuta nei bambini può essere legata a una variante del Covid». Ad affermarlo, l’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito che l’avrebbe elencata come quinta opzione nella lista delle «ipotesi possibili».

Gli esperti italiani ribadiscono che al momento non ci sono correlazioni tra Covid ed epatite acuta. In un’intervista a Money.it, la presidente della Società Italiana di Pediatria (Sip) Annamaria Staiano ha chiarito: «Io escluderei collegamenti con il Covid-19, dal momento che sono molti di più i casi di positività agli adenovirus piuttosto che al Sars-CoV-2».

Ma allora da dove nasce l’opzione dell’Agenzia per la sicurezza sanitaria britannica? Entriamo nel dettaglio.

L’epatite acuta nei bambini è legata a una nuova variante del Covid?

«Una nuova variante di Covid potrebbe essere la causa dell’epidemia di epatite nei bambini». È quanto afferma l’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito. A sostegno di questa tesi, il caso in Inghilterra di quattro bambini che sono risultati positivi al test Covid e che erano stati infettati da varianti.

L’Agenzia per la sicurezza sanitaria britannica l’ha elencata come quinta opzione nella lista delle «ipotesi possibili» in un report del 28 aprile. Si legge nel rapporto: «Poiché non è tipico vedere questo schema di sintomi da adenovirus, stiamo studiando altri possibili fattori che contribuiscono, come un’altra infezione, incluso il coronavirus (Covid-19), o una causa ambientale».

Nel report però si ipotizza anche che l’epatite pediatrica acuta di origine sconosciuta possa essere causata anche da «un farmaco, una tossina o un’esposizione ambientale, oppure a una nuova variante di adenovirus o una maggiore suscettibilità alle normali infezioni da adenovirus».

Dalle analisi è emerso che dei quattro bambini risultati positivi, due fossero casi di Omicron e gli altri due legati a sotto-ceppi.

Epatite acuta di origine sconosciuta nei bambini, cosa sappiamo

Lo scorso 5 aprile l’Organizzazione mondiale della sanità ha segnalato i primi dieci casi sospetti di epatite nei bambini individuati nel Regno Unito. Sette giorni dopo, il 12 aprile, gli episodi riscontrati erano 74. Ed è scattato l’allarme internazionale. Oggi i casi nel mondo sono 300.

In un’intervista a Money.it, Annamaria Staiano, presidente della Società Italiana di Pediatria, ha spiegato quali sono i sintomi da tenere sotto controllo: «I sintomi sono quelli tipici di altri casi di epatite. L’Oms parla di bambini inferiori ai 10 anni, ma ci sono anche casi di over 11. Parliamo quindi più in generale di ragazzi sotto i 16 anni. I sintomi da tenere sotto controllo sono ittero, prurito, febbre. Anche se la febbre non è sempre presente. E ancora, feci acoliche, più chiare e le urine molto più scure. Nella maggior parte dei bambini colpiti, sono stati riscontrati anche sintomi gastrointestinali, come dolore addominale, diarrea e vomito. Oltre a una compromissione dello stato del bimbo, con mancanza di forza e di appetito».

L’esperta esclude però legami con il vaccino o con il Covid-19: «Con il vaccino assolutamente no, la maggior parte dei casi riscontrati sono bambini sotto i 5 anni che non potevano ancora essere vaccinati. Escluderei anche collegamenti con il Covid-19, dal momento che sono molti di più i casi di positività agli adenovirus piuttosto che al Sars-CoV-2. C’è chi ha parlato di un abbassamento delle difese immunitarie legato al lockdown, ma sono solo ipotesi. Non sappiamo se si tratti di una nuova entità. Già in passato c’erano state epatiti di origine sconosciuta. Bisogna vedere se i casi aumenteranno e allora ci troveremo di fronte a un fenomeno nuovo. O se invece rientreranno in quelli osservati negli anni precedenti. Al momento sembra un numero maggiore, ma la sorveglianza attiva resta fondamentale per scoprire le cause e le caratteristiche dei soggetti colpiti».

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