Epatite acuta nei bambini: «Ecco i sintomi per riconoscerla e cosa non fare mai». Intervista a Staiano (Sip)

Emiliana Costa

26/04/2022

Oggi un nuovo caso di epatite acuta in una bimba di 8 mesi. In Italia i piccoli pazienti colpiti salgono a 17. Ne abbiamo parlato con Annamaria Staiano, presidente della Società Italiana di Pediatria.

Epatite acuta nei bambini: «Ecco i sintomi per riconoscerla e cosa non fare mai». Intervista a Staiano (Sip)

Allarme epatite acuta di origine sconosciuta tra i bambini. Lo scorso 5 aprile l’Organizzazione mondiale della sanità ha segnalato i primi dieci casi sospetti individuati nel Regno Unito. Sette giorni dopo, il 12 aprile, gli episodi riscontrati erano 74. Ed è scattato l’allarme internazionale.

Al momento, sono 190 i casi segnalati in tutto il mondo (in almeno 12 paesi) e circa 40 nell’Unione europea. Si tratta dell’aggiornamento fornito da Andrea Ammon, direttrice del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc). L’Ecdc, infatti, d’intesa con l’Oms sta indagando sui casi sospetti di epatite acuta tra i bambini.

In Italia sono 17 gli episodi segnalati. Ma qual è l’origine di questa forma di epatite pediatrica? Come riconoscerla e quale terapia adottare? Ne abbiamo parlato con Annamaria Staiano, presidente della Società Italiana di Pediatria (Sip): «Ecco quali sono i sintomi da tenere sotto controllo e cosa non fare mai».

Prof.ssa Staiano, oggi un nuovo caso sospetto nel Lazio in una bimba di 8 mesi. Si tratta di nuovo virus?

Ci sono diverse interpretazioni. C’è chi ha ipotizzato si tratti di un nuovo virus e chi ha citato gli adenovirus. Ma sono solo di ipotesi. Al momento, possiamo parlare solo di epatite acuta di origine sconosciuta. Esistono diverse tipologie di epatite, da quella metabolica a quella legata a malattie autoimmuni. Non esiste solo l’epatite di origine virale. Ad oggi l’origine di questa forma acuta pediatrica è ancora sconosciuta e rimane oggetto di indagine attiva. Il ministero della Salute ha attivato diversi tavoli di sorveglianza per chiarire il ruolo di questi agenti eziologici. La Società Italiana di Gastroenterologia Epatologia e Nutrizione Pediatrica (Sigenp), d’intesa con la Sip, ha segnalato 17 casi nel nostro paese. È necessario continuare a effettuare un lavoro di sorveglianza attiva per avere un visione più concreta di quello che sta accadendo.

Quali sono i sintomi da tenere sotto controllo?

I sintomi sono quelli tipici di altri casi di epatite. L’Oms parla di bambini inferiori ai 10 anni, ma ci sono anche casi di over 11. Parliamo quindi più in generale di ragazzi sotto i 16 anni. I sintomi da tenere sotto controllo sono ittero, prurito, febbre. Anche se la febbre non è sempre presente. E ancora, feci acoliche, più chiare e le urine molto più scure. Nella maggior parte dei bambini colpiti, sono stati riscontrati anche sintomi gastrointestinali, come dolore addominale, diarrea e vomito. Oltre a una compromissione dello stato del bimbo, con mancanza di forza e di appetito.

Cosa consigliare ai genitori?

Quando compaiono questi sintomi, invitiamo mamme e papà a rivolgersi subito al pediatra, ai medici di medicina generale o ad accompagnare il bimbo in pronto soccorso, dove verranno effettuati gli esami di laboratorio.

Cosa rischia un bimbo che contrae questa forma di epatite e qual è la terapia da seguire?

Il caso più severo è l’insufficienza epatica acuta. In Italia c’è stato un caso di trapianto in un bambino di Bergamo di età superiore ai 10 anni. Ma nella maggior parte dei casi, si arriva a una risoluzione spontanea della malattia. Per quanto riguarda la terapia, vanno evitati assolutamente i farmaci che possono compromettere la funzionalità epatica, come alcuni tipi di antibiotico. Sono consigliati solo farmaci sintomatici, come un antipiretico in caso di febbre.

Ci possono essere correlazioni con il Covid-19 o il vaccino?

Con il vaccino assolutamente no, la maggior parte dei casi riscontrati sono bambini sotto i 5 anni che non potevano ancora essere vaccinati. Escluderei anche collegamenti con il Covid-19, dal momento che sono molti di più i casi di positività agli adenovirus piuttosto che al Sars-CoV-2. C’è chi ha parlato di un abbassamento delle difese immunitarie legato al lockdown, ma sono solo ipotesi. Non sappiamo se si tratti di una nuova entità. Già in passato c’erano state epatiti di origine sconosciuta. Bisogna vedere se i casi aumenteranno e allora ci troveremo di fronte a un fenomeno nuovo. O se invece rientreranno in quelli osservati negli anni precedenti. Al momento sembra un numero maggiore, ma la sorveglianza attiva resta fondamentale per scoprire le cause e le caratteristiche dei soggetti colpiti.

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