Mentre scendono i numeri dei ricoveri e dei decessi alcuni segnali fanno capire che il pronostico sulla ripresa di metà maggio si potrebbe avverare. Grazie alla ripresa della circolazione del virus nelle fasce d’età più giovani. E alla zona gialla nelle regioni
L’epidemia di coronavirus in Italia comincia a dare segnali di ripresa mentre scendono quasi tutti i numeri. La Fondazione Gimbe segnala che mentre sono in diminuzione i casi, i decessi e la pressione sugli ospedali, alcuni numeri fanno capire che il pronostico sulla ripresa di metà maggio si sta per avverare.
E questo grazie a due fattori concomitanti: il ritorno della zona gialla e la ripresa della scuola in presenza.
Come l’epidemia di coronavirus sta riprendendo silenziosamente vigore (per «colpa» delle scuole)
Secondo il monitoraggio indipendente della Fondazione nella settimana tra il 28 aprile e 4 maggio è sceso il numero di nuovi casi (-13,4%), dei morti (-19,9%), degli ingressi in terapia intensiva (-11,8%) e ricoveri (-10,5%). Rispetto alla settimana precedente, i nuovi casi sono passati in numeri assoluti da 90.449 a 78.309, mentre i decessi da 2.279 sono stati a 1.826. In calo anche i casi attualmente positivi, che rimangono comunque alti (413.889 contro 448.149 della settimana prima ) e il numero di persone in isolamento domiciliare (393.290 contro 425.089). Le persone ricoverate con sintomi sono ora 18.176 (contro 20.312) mentre ammontano a 2.423 quelle nelle terapie intensive (rispetto ai 2.748 della settimana precedente).
Ma nel contempo arrivano, deboli ma chiari, anche i segnali di una ripresa della circolazione del virus. Ovvero il lieve incremento dell’Rt medio calcolato la scorsa settimana dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss), salito a 0,85 nel periodo 7-20 aprile rispetto a 0,81 del periodo 31 marzo-13 aprile, e la risalita dei nuovi casi nelle fasce 3-5 e 6-10 anni nella prima metà di aprile. «Con il progressivo calo dei nuovi casi - afferma Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione Gimbe - continua a ridursi la pressione sugli ospedali, dove le curve dei posti letto occupati in area medica e terapia intensiva continuano a scendere da 4 settimane consecutive». In area medica il picco è stato raggiunto il 6 aprile (29.337), e l’occupazione dei posti letto da parte dei pazienti Covid resta sopra la soglia del 40% in Puglia e Calabria. Anche in terapia intensiva il picco è stato raggiunto il 6 aprile (3.743), e la soglia del 30% risulta ancora superata in Lombardia, Marche, Puglia e Toscana.
I segnali che preoccupano e i rischi di metà maggio
Ma è proprio l’incremento dell’indice di contagio Rt a dover preoccupare. Perché significa che sottotraccia la circolazione del virus sta riprendendo. E questo non può che far pensare ai pronostici degli epidemiologi sulla possibilità di un nuovo incremento dei casi a partire da metà maggio. Ovvero da quando si cominceranno a far sentire gli effetti del ritorno della zona gialla, dopo l’entrata in vigore del decreto riaperture dal 26 aprile.
«Nella fase discendente della terza ondata – fa sapere Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione – emerge un incremento dei casi in età scolare, senza dubbio influenzato anche dalle attività di screening e tracciamento dei contatti». Ma se l’aumento dei nuovi casi nella popolazione scolastica era atteso, la scelta politica di riprendere le attività in presenza non è stata accompagnata da nuove linee guida per contenere la maggiore contagiosità della variante inglese: «In ogni caso, in un’Italia quasi tutta gialla e con coperture vaccinali insufficienti per arginare la circolazione del virus, è fondamentale rimarcare l’importanza dei comportamenti individuali: distanze, mascherine e aria aperta devono essere le parole chiave dei prossimi mesi, insieme alla “corsa” al vaccino non appena arriva il proprio turno».
La crescita dei contagi nelle fasce in età scolastica
Anche nell’analisi condotta dal matematico Giovanni Sebastiani dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo Mauro Picone del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iac) dal 12 al 25 aprile a veicolare la diffusione del virus Sars-CoV-2 in Italia sono stati soprattutto bambini e ragazzi di età inferiore a 20 anni. «A partire dalla settimana dal 12 al 18 aprile la curva relativa alla fascia d’età fra zero e nove anni ha smesso di decrescere e quindi ha iniziato a crescere, cosa che ha fatto anche la settimana dal 19 al 25 aprile», ha detto il matematico all’agenzia di stampa Ansa.
Dopo la discesa, la curva della fascia d’età da 10 a 19 anni, nella settimana dal 12 al 18 aprile, ha iniziato una fase di stasi. Le curve di tutte le fasce d’età rimanenti hanno invece continuato a scendere. «Questo - ha rilevato Sebastiani - mostra che in quel periodo è avvenuto un aumento della diffusione del virus veicolata dai soggetti di età inferiore a 20 anni».
Anche perché la campagna vaccinale di massa fatica a ottenere risultati: dopo il superamento del valore di 500.000 dosi al giorno negli ultimi due giorni di aprile, «la media dell’ultima settimana di aprile è stata 395.000 e quella dei primi tre giorni del mese di maggio è stata di poco superiore a 400.000. Per vaccinare 15 milioni di persone in maggio è necessario che la media settimanale del numero di somministrazioni al giorno superi il valore di 500.000».
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