Bruxelles e Londra, di fatto, abbandonano il bando assicurativo per i tankers di Mosca, l’unica arma che avrebbe colpito le casse dell’export del Cremlino. Ma recessione e Taiwan fanno davvero paura
Doveva essere il colpo finale all’export energetico russo, quello del ko. Lo scorso maggio, Ue e Regno Unito annunciarono l’intenzione di bandire la Russia dal regime assicurativo marittimo. Di fatto, il 90% del mercato di spedizione via mare a livello globale diveniva vietato per i tankers di Mosca. Game over.
E invece il Financial Times rende noto che tutto è stato congelato. La ragione? Apparentemente, solo una presa d’atto della realtà: una mossa simile avrebbe fatto esplodere il prezzo del barile in un momento in cui l’inflazione sia dell’Ue che della Gran Bretagna veleggia verso la doppia cifra, sospinta proprio da cibo e caro-energia. Insomma, abbiamo scherzato. Dopo il default rimandato sine die, poiché nessuno appare così pazzo da creare un precedente letale, attivando le clausole dei credit default swaps a fronte di un Paese solvibile verso i suoi obblighi creditizi ma costretto all’insolvenza dalle sanzioni e lo sblocco dei fondi delle banche russe impegnate in trading legato a cibo e fertilizzanti, ecco arrivare l’ennesima deroga. Praticamente, Ue e Regno Unito paiono aver preso atto che toccasse a loro l’ultimo colpo della roulette russa. E che, matematica alla mano, il proiettile era proprio nella camera finora mancante.
Meglio rimettere la sicura, insomma. Come confermato da Patrick Davison, direttore delle sottoscrizioni presso la Lloyd’s Market Association di Londra: Al momento nel Regno Unito non è in vigore alcun tipo di bando relativo alle spedizioni russe a livello globale, Stesso status per l’Ue, la quale - al netto delle minacce - ad oggi consente transazioni con le aziende petrolifere a controllo statale di Mosca, se il trasporto del greggio riguarda terze parti al di fuori dell’Ue. Tradotto, basta una partita di giro con una finanziaria compiacente o una holding fittizia e tutto va bene. Contratto di assicurazione compreso.
A questo punto, quale altro bastione del regime sanzionatorio pare destinato a cadere nei prossimi giorni? Perché se questo grafico
mostra come la recessione che sta per colpire la Germania rischia di essere addirittura epocale, stante il dato delle vendite al dettaglio letteralmente crollato del 9,8% su base annua a giugno dopo l’illusorio +1.1% di maggio, in molti cominciano ad azzardare tesi meno legate alla contingenza ciclica e più di tono millenaristico. Quanto sta accadendo in queste ore nelle acque di fronte a Taiwan, infatti, rischia di tramutarsi in un evento di rottura, comunque termini il chicken game fra Nancy Pelosi e le autorità cinesi rispetto alla visita a Taipei. Lo stesso segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, oggi ha usato toni senza precedenti, quando ha dichiarato che humanity is one miscalculation away from nuclear annihilation. Basta un errore di valutazione, un solo. Anche piccolo. Un rischio persino più serio del proiettile pressoché assicurato che l’Europa si attendeva nell’ultimo giro di roulette russa.
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