L’Eurozona avanza verso la recessione in questo inizio 2021. I dati preliminari PMI e la riunione BCE di ieri confermano lo scenario negativo.
Brutte notizie per l’Eurozona: il rilascio dei dati preliminari sugli indici PMI ha svelato un’accelerazione verso la recessione.
Un aggiornamento che, in realtà, non coglie proprio di sorpresa il blocco dei Paesi della zona euro, piuttosto annebbia le speranze di una veloce ripresa all’insegna dei vaccini anti-Covid. E, soprattutto, sembra confermare le parole poco rassicuranti sulle previsioni di crescita pronunciate da Christine Lagarde nella conferenza stampa che ha seguito la riunione BCE del 21 gennaio: i rischi per l’Eurozona sono tutti al ribasso, questo il messaggio.
La recessione è già realtà per l’Eurozona
La scivolata verso una doppia recessione è ormai in atto nell’Eurozona, quando i nuovi blocchi e le ulteriori misure restrittive per la pandemia hanno costretto le imprese a chiudere.
L’indicatore delle attività del settore privato di IHS Markit è sceso a 47,5 - una misura inferiore a 50 segnala la contrazione - e i servizi si sono ridotti al secondo tasso più veloce da maggio.
I produttori, quindi il settore manifatturiero, che sono stati colpiti meno dei fornitori di servizi dalle restrizioni del coronavirus, sono rimasti ampiamente ottimisti per i prossimi 12 mesi, sebbene siano anche essi alle prese con sfide cruciali.
Secondo Chris Williamson, chief business economist di IHS Markit:
“Una doppia recessione per l’economia della zona euro sembra sempre inevitabile. Un certo incoraggiamento proviene dalla flessione che è stata meno grave rispetto alla primavera dello scorso anno, riflettendo l’attuale relativa resilienza del settore manifatturiero, l’aumento della domanda di merci esportate e misure di blocco meno rigorose rispetto allo scorso anno.”
Il settore dei servizi, però, continua a soffrire pesantemente nei preliminari di gennaio. E questa lettura è coerente con altri indicatori, come la domanda di elettricità e i dati sulla mobilità, monitorati da Bloomberg Economics: questi suggeriscono che il livello di attività nell’unione monetaria è stato notevolmente inferiore a gennaio rispetto a dicembre.
Nello specifico, la Germania ha registrato una crescita, sostenuta dal settore manifatturiero, ma al ritmo più debole da luglio, quando era in corso una ripresa dalla prima ondata di blocchi. La Francia e il resto della zona euro nel suo complesso hanno evidenziato un ampio calo della produzione.
L’occupazione, inoltre, è diminuita nei Paesi della moneta unica per l’undicesimo mese consecutivo. Le aspettative delle imprese per i prossimi 12 mesi sono calate, dopo il picco di dicembre, trainate dai servizi.
L’allarme per l’Eurozona arriva anche dalla BCE
Il presidente della BCE Christine Lagarde ha sottolineato che la flessione della zona euro in questo inizio 2021 è verosimile, stando anche agli aggiornamenti poco incoraggianti sulla pandemia.
La recessione, quindi, non è affatto scongiurata e l’osservazione sui Paesi dalla moneta unica è massima a Francoforte. Con lockdown severi oltre la primavera, si rischia davvero il collasso.
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