I farmaci anti Covid sono efficaci? Alcuni effetti collaterali fanno pensare che non funzionino come dovrebbero. Ecco cosa sappiamo.
I farmaci anti Covid non stanno funzionando correttamente. Il caso di Paxlovid, il farmaco prodotto da Pfizer, non è la prima delusione per il trattamento della pandemia attraverso i farmaci, ma è sicuramente il più noto. In questi giorni negli Stati Uniti, dove il farmaco è stato acquistato e usato in grandi quantità rispetto all’Italia, si sta discutendo dell’effetto collaterale del farmaco che, in qualche modo, ne decreterebbe il fallimento.
Non è solo il problema del gusto, che comunque è piuttosto esteso sulla popolazione che ha usato Paxlovid, quanto il cosiddetto “rimbalzo”. Un effetto collaterale che capovolge del tutto l’aspettativa creata dal farmaco di Pzifer. Infatti sembra che molti pazienti (10-20% circa) alla fine del ciclo di cura con la pillola siano risultati nuovamente positivi al coronavirus. Dai primi dati su Paxlovid che dichiaravano un 89% in meno di ospedalizzazione e decessi, con tanto di virologi ed esperti che gridavano al miracolo, alla positivizzazione e possibilità di continuare a infettare il passo è enorme, eppure è avvenuto.
Strani e ancora poco studiati i motivi di questo effetto collaterale “grave”, non sulla salute, ma sull’impianto della lotta contro la diffusione del virus e l’ospedalizzazione delle persone positive. Il farmaco non funziona come dovrebbe e secondo Anthony Fauci si degrada troppo velocemente nell’organismo e il virus, rimasto dormiente, ben presto non ha più ostacoli nella replicazione.
Per altri virologi invece l’effetto di ribalzo della positivizzazione è fisiologico, cioè una normale fluttuazione del virus e basterebbe rimanere a casa qualche giorno prima di potersi dire sicuri di non infettare altri. Le risposte tanto diverse quanto imprecise sono legate alla mancanza di studi post assunzione da parte di Pfizer- che sta ancora reclutando per esaminare l’efficacia di Paxlovid su pazienti vaccinati e di fronte alle nuove varianti - o di studi autonomi.
Paxlovid, il farmaco contro il Covid che non funziona: cosa sappiamo
L’azienda Pfizer a novembre 2021 aveva annunciato il proprio farmaco anti-Covid. Sulla scia di altri annunci, quello di Pfizer divenne ben presto il più apprezzato, con esperti che gridavano (letteralmente) al miracolo. Paxlovid, un mix di due farmaci antivirali - uno dei quali il ritonavir utilizzato contro l’AIDS - prometteva la riduzione della malattia grave e un’efficacia del 90%. Gli effetti collaterali erano pochi e rari e per questo venne affidato al farmaco di Pfizer l’immagine del farmaco che stavamo aspettando; il che si tradusse in 120 milioni di dollari investiti per aumentare la produzione, milioni di dosi acquistate e migliaia di farmaci prescritti.
La sempre maggior diffusione del farmaco ha iniziato a rendere evidenti alcuni problemi che nel trial erano passati inosservati. Due sono gli effetti collaterali emersi: la perdita di gusto (disgeusia) e il più preoccupante rimbalzo di positività (rebound).
Quali sono gli effetti collaterali di Paxlovid, il farmaco anti-Covid di Pfizer
Entrambi gli effetti collaterali erano già emersi nella ricerca condotta da Pfizer sul farmaco, ma il campione ridotto aveva generato percentuali basse, forse troppo basse, tanto che qualcuno ha iniziato a parlare di poca trasparenza di Pfizer. Durante lo studio, per esempio, era emerso che il 5,5% dei pazienti presentava la perdita del gusto, sostituito da un mix di sapori quali pompelmo e metallo. Secondo una ricerca condotta attraverso i social, dove le persone lamentavano l’insorgere di disgeusia, il numero più veritiero di pazienti senza più gusto era di un caso ogni 18. Secondo Paul Sax, il direttore della Division of Infectious Diseases del Brigham and Women’s Hospital di Boston, ne soffrirebbe invece almeno un paziente su due. Una condizione passeggera, è vero, ma che ha fatto desistere molti pazienti dal concludere l’assunzione del farmaco per il tempo prescritto (5 giorni).
L’effetto collaterale che però preoccupa di più è il cosiddetto “rimbalzo”. Segnalato dai CDC di Atlanta, Paxlovid presenta una ricaduto dopo la fine del trattamento, che corrisponde a una positivizzazione del paziente. Il rischio maggiore dell’effetto rebound è la diffusione del virus, infatti questi “positivi anomali” possono infettare tanto quanto gli altri. Nello studio condotto da Pfizer i pazienti coinvolti in questo effetto collaterale erano il 2% degli esaminati, ma secondo quanto emerso da alcuni sondaggi online, potrebbe trattarsi verosimilmente di almeno il 10-20% di chi ha assunto il farmaco.
Il governo non sta ancora monitorando il fenomeno, né Pfizer ha rilasciato un aggiornamento degli effetti collaterali. Al momento Paxlovid continua a essere raccomandata per il trattamenti in fase iniziale di infezione da Covid-19, anche se Anthony Fauci e altri esperti hanno iniziato a manifestare dubbi sul farmaco.
© RIPRODUZIONE RISERVATA