Il corretto utilizzo dei fondi interprofessionali crea un ponte virtuoso che mette in relazione le esigenze dei lavoratori disoccupati e longennial con quelle delle imprese.
La formazione professionale continua è uno strumento necessario per adeguare le conoscenze dei lavoratori alle richieste del mercato del lavoro e proprio per questo deve riguardare anche i lavoratori disoccupati, specie se si tratta dei cosiddetti longennial, altrimenti detti lavoratori “maturi”, quelli over 50.
Ne abbiamo parlato nella sesta puntata della serie Talk Formazione Continua, con Giuseppe Zaffarano, Presidente di Associazione Lavoro Over40 e Barbara Pigoli, consulente di formazione per i fondi interprofessionali e docente, che per oltre un decennio ha diretto l’ente di formazione del sistema confindustriale FormaMec Anima.
Il valore dei longennial
Innanzitutto, chi sono i longennial? Sono over 50 e over 60, lavoratori con un bagaglio di esperienza ineguagliabile: Con il termine longennial, quindi, non si identifica un’età specifica, ma il concetto della maturità lavorativa.
Negli Stati Uniti i longennial sono oggetto di un fenomeno chiamato «re-hiring», cioè la riassunzione di lavoratori maturi che hanno un bagaglio di conoscenze consolidato, frutto di hard skill (competenze tecniche) e soprattutto soft skill, ossia competenze per il buon funzionamento aziendale.
I longennial, infatti, ispirano fiducia, conoscono il significato della cultura aziendale, dispongono di intelligenza organizzativa, sono orientati al problem solving, rendono le aziende intergenerazionali e, anche, per comprensibili motivi socio-demografici, hanno una minore tendenza all’assenza rispetto ai lavoratori più giovani.
Gli strumenti per la formazione dei longennial
Gli aggiornamenti professionali riguardano sia il miglioramento delle tecniche attuali sia l’apprendimento di quelle del futuro, in linea con le grandi transizioni (digitale, green e sociale).
L’abituale target di riferimento a cui rivolgere queste azioni è sempre quello degli attuali occupati nelle aziende: di questo si occupano i fondi interprofessionali, che raccogliendo lo 0,30% della retribuzione dei lavoratori lo mettono metterlo a disposizione delle aziende per la formazione.
Scopo dell’Avviso 1/2023 di Fondimpresa, con una dotazione finanziaria di 10milioni di euro, è proprio quello di consentire il reinserimento nel mondo del lavoro di lavoratori disoccupati e longennial, che con un adeguato aggiornamento possono arricchire il capitale umano delle aziende aderenti, contribuendo alla loro crescita e alla competitività.
Formazione dei longennial disoccupati: quando ci guadagnano tutti
Una logica cosiddetta win-win, come la definisce Giuseppe Zaffarano, Presidente di Associazione Lavoro Over40, che colloca i longennial al cuore pulsante dell’economia: “nelle aziende si fa affidamento alla loro esperienza per guidare il futuro; dimostrano sicurezza ed esperienza tali da arricchire il patrimonio aziendale. Sono coloro che prendono decisioni, che guidano o sono leader di gruppi di lavoro. Sono coloro che nella società ricoprono ruoli fondamentali e rappresentano una cerniera di continuità tra passato e futuro. Quindi la loro condizione di disoccupazione crea un danno sia dal punto di vista sociale oltre che economico, familiare e psicologico”.
L’approccio del sistema della formazione professionale ai longennial deve tenere conto delle variabili demografiche e sociali. Se fino a 20 anni fa i lavoratori maturi erano considerati anziani, troppo vicini alla pensione e quindi da non coinvolgere in una formazione continua, le attuali dinamiche sociali con l’aumento della speranza di vita e l’allungamento della vita lavorativa legato a ragioni di sostenibilità del sistema economico e pensionistico, cambiano la prospettiva.
Le aziende devono fare il cosiddetto «age management» e in questo scenario diventa importante valorizzare la esperienza dei longennial disoccupati, che in ottica di reinserimento lavorativo devono poter essere formati sia in upskilling che in reskilling, come indica anche il programma GOL, Garanzia Occupabilità Lavoratori, finanziato attraverso il PNRR, che punta a reinserire circa 3 milioni di persone disoccupate con pacchetti di formazione personalizzati per incontrare le esigenze delle aziende.
Quale formazione per i longennial
Barbara Pigoli, che è esperta in politiche attive della formazione, formatrice e profonda conoscitrice dei Fondi Interprofessionali, ritiene allarmanti i dati che insieme a quelli dell’ultimo rapporto Anpal, Agenzia Nazionale Politiche Attive del Lavoro, evidenziano la difficile situazione dei lavoratori over 50, i longennial disoccupati.
Per Pigoli la formazione professionale deve poter unire le esigenze dei disoccupati e delle imprese, creando profili professionali difficilmente reperibili, con l’aggiornamento delle competenze tecnico professionali esistenti e la creazione di quelle trasversali.
I fondi interprofessionali come Fondimpresa svolgono questo ruolo: creano un ponte che consente di capire quali competenze specifiche servono alle imprese. Secondo Barbara Pigoli è necessario fare una progettazione partecipata, fra chi ricerca lavoro e chi ricerca profili.
Non solo. È tutto il sistema economico che deve imparare a dialogare con le aziende, per aiutarle a capire di cosa hanno bisogno e quindi consentire la creazione di quel un ponte fra chi ha bisogno di lavorare (i disoccupati, specie se longennial) e chi ha bisogno di lavoro qualificato (le imprese).
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Generare un ponte fra disoccupati e imprese
Per Barbara Pigoli il sistema è migliorabile se si spiega che esistono strumenti per coniugare la domanda del lavoratore con la domanda di competenze dell’azienda.
L’Avviso 1/2023 di Fondimpresa, ricorda Pigoli, consente alle aziende di ricevere direttamente finanziamenti per formare figure professionali altrimenti difficilmente reperibili.
Il ponte fra lavoratore disoccupato e azienda si concretizza in percorsi di formazione finanziati completamente se finalizzati all’inserimento lavorativo.
Ma in che modo i fondi devono essere intesi dal sistema per essere davvero efficaci? Quando la formazione professionale in Italia potrà diventare una best practice?
Quando, secondo Barbara Pigoli, “la smetteremo di fare dichiarazioni di principio ma faremo una seria programmazione partecipata, coinvolgendo le imprese e i lavoratori”.
Bisogna farlo a livello territoriale: disoccupati e imprese devono avere punto di incontro. La bilateralità dovrà essere resa concreta dall’incontro. E sarà una svolta positiva per tutto il sistema economico: i longennial diventeranno veramente una risorsa preziosa per l’azienda.
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