La discesa dei prezzi del gas è sicuramente una buona notizia per l’Italia e l’Ue, ma è sufficiente per dire che la crisi energetica è finita? Ecco cosa potrebbe succedere nei prossimi mesi.
L’inverno è stato più mite del previsto e i consumi di gas sono stati ridotti. Tutto questo a scapito della Russia, che sperava in una carenza di materie prime per poter continuare a rifornire l’Europa e aumentare i prezzi. Ma non è andata così e il primo grande ostacolo presentato dalla crisi energetica potrebbe essere superato dall’Ue senza troppi danni.
I prezzi del gas si sono ridotti negli ultimi mesi, quasi i due terzi in meno da ottobre, ovvero da quando doveva iniziare il periodo critico. Ora il prezzo è stabilmente al di sotto dei 70 euro al megawattora, questa mattina al di sotto dei 65 euro. Le conseguenze positive si riflettono non solo sui prezzi dei gas, ma anche sulle bollette elettriche già in discesa.
Ma le buone notizie arrivate finora, durante l’inverno, sono davvero sufficienti per dire che la crisi energetica è finita? Il Sole 24 Ore ha provato ad analizzare alcuni dei fattori chiave per capire cosa potrà succedere nei prossimi mesi in Italia e in Ue sul fronte del caro energia.
Non solo gas: il fattore petrolio
Il primo elemento da considerare è che non c’è solo il gas, ma anche il petrolio. Le cui quotazioni sono risalite: il Brent si attesta nuovamente intorno agli 85 dollari al barile. Inevitabili, dunque, i rincari al distributore, con la benzina che è salita soprattutto a causa dell’aumento delle accise deciso dal governo. La Russia, ricordiamo, resta il primo fornitore di gasolio per l’Europa, ma presto bisognerà guardare altrove, probabilmente a costi più alti e con una maggiore concorrenza. I rischi, in questo caso, ci sono e la fine della crisi sembra lontana.
I flussi di Gnl
Uno scenario simile potrebbe prospettarsi anche per il Gnl: il gas naturale liquefatto si è dimostrato fondamentale, negli ultimi mesi, per sopperire alle minori forniture russe. Ma il Gnl è più caro rispetto al gas. Nel 2022 in Ue l’import è arrivato a 137 miliardi di metri cubi, quasi il 60% in più rispetto all’anno precedente. Per ora la disponibilità, a livello internazionale, è abbondante rispetto a un fabbisogno non così elevato, soprattutto grazie al meteo e alla conseguente riduzione dei consumi.
Gas, gli stoccaggi e il rischio razionamenti
Al momento l’Ue può contare su un alto livello di riempimento degli stoccaggi: siamo intorno all’83%. Basti pensare che il livello medio degli ultimi cinque anni, nello stesso periodo, si attestava al 65%. Qualcosa può sicuramente cambiare, in negativo, nei prossimi giorni, quando è atteso un calo delle temperature.
Ma questo non basta a far tornare lo spettro dei razionamenti, che sembrano ormai esclusi, almeno per quest’anno. E neanche la riduzione dei flussi dalla Russia è bastata per portare a un aumento dei prezzi sul mercato del gas. La situazione sembra quindi più stabile rispetto agli scorsi mesi, ma è sufficiente per dire che la crisi è alle spalle?
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Secondo gli analisti, qualunque cosa accada nelle prossime settimana l’Ue e l’Italia arriveranno alla primavera con un livello elevato di scorte, quasi certamente al di sopra del 50%, se non addirittura intorno al 70%. Molto più del previsto. Addirittura il rischio è che i depositi siano troppo pieni, con problemi per lo spegnimento dei riscaldamenti. Il che vuol dire che i prezzi potrebbero scendere per incoraggiare i consumi.
In questo scenario, potrebbe essere destinato sempre più Gnl all’Asia, perché l’Europa potrebbe averne più del necessario. Tutti fattori positivi per il mercato del gas e i suoi prezzi. Ma non basta, ancora, per dormire sonni tranquilli, soprattutto in vista dell’inverno successivo, quello per cui i timori sono (da sempre) più elevati.
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