Matteo Giacomo Di Castelnuovo, docente di Practice Sustainability alla Bocconi, spiega a Money.it che più del price cap serve intervenire direttamente sullo squilibrio tra domanda e offerta di gas.
“Gli aiuti del governo Meloni contro il caro energia bastano fino ad aprile, dopo rischiamo seri problemi di bilancio, oltre ad iniziare ad avere possibili difficoltà sugli approvvigionamenti di gas per il prossimo autunno-inverno. Di soldi non ce ne sono tanti e i prezzi rimarranno alti”. A lanciare l’allarme a Money.it è Matteo Giacomo Di Castelnuovo, docente di Practice Sustainability all’università Bocconi.
Riprendendo quanto spiegato dagli esperti Davide Chiaroni e Massimo Nicolazzi a questo giornale, Di Castelnuovo sottolinea l’inadeguatezza delle risposte europee sulla crisi energetica, a partire dalla mancanza di un nuovo fondo europeo comune in stile Recovery Fund. In particolare critica la proposta della Commissione Ue di un price cap sul metano con soglia a 275 euro al megawattora, definendola qualcosa di “assolutamente insufficiente”.
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Quindi invita, più che continuare a parlare solo del tetto al prezzo del gas, a intervenire direttamente sui fondamentali dello squilibrio mondiale tra domanda e offerta di metano. Tradotto, nel nostro piccolo significa ridurre il più possibile i consumi, anche con i razionamenti. E contemporaneamente trattare come Unione europea con i produttori di gas naturale liquefatto, che sta sostituendo in gran parte le mancate forniture dalla Russia, per far diminuire i prezzi. Vuol dire “cercare un accordo con Stati Uniti, Qatar e Norvegia”, riducendo le loro entrate.
Caro energia, il possibile aumento della tassa sugli extraprofitti
Secondo il professore la situazione “è drammatica e giustamente lo Stato italiano, anche con il governo precedente, ha allocato una delle maggiori quantità di fondi in Europa contro il caro-energia per famiglie e imprese”. Come ha sottolineato la presidente del Consiglio Meloni, però, “la coperta è corta e il costo di 5 miliardi al mese per affrontare l’emergenza è elevato, quindi dobbiamo ragionare sul miglior uso delle risorse finanziarie, che sono limitate: non si può continuare a dare aiuti utilizzando la tassazione e la fiscalità generale, anche andando in deficit”.
Quindi propone di alzare la tassa sugli extraprofitti di alcune società energetiche, oltre il 35% pensato dal governo con l’ultima legge di Bilancio. “Si può intervenire - spiega- sui profitti dei produttori di gas, molto meno sulle utilities. Sicuramente anche il prezzo dell’elettricità è salito e, anche visti i costi bassi delle rinnovabili, si è fatto un buon profitto. Però noi abbiamo bisogno che certe aziende facciano profitto per mettere giù più rinnovabili possibili, altrimenti la transizione ecologica ce la scordiamo. Interveniamo invece su chi produce idrocarburi, con una tassa differenziata”.
Price cap sul gas: risposta “imbarazzante” dell’Ue
Quanto al price cap, Di Castelnuovo parla di tempi di risposta della Commissione europea “imbarazzanti”. “La montagna - rincara la dose - ha prodotto il topolino: la proposta non ha nessun beneficio, ma ha comunque fatto scaturire la reazione di Putin, che doveva essere punito e invece non lo sarà. Nessuno ha detto che serve, ma la Russia ha minacciato ulteriori ritorsioni: straordinario come risultato direi!”.
Non solo: il meccanismo proposto dalla Commissione di legare il price cap all’andamento del prezzo del Gnl, “per come è stato studiato, neanche con i picchi di prezzo dello scorso agosto sarebbe stato applicabile”. L’esperto ricorda che il problema alla base dell’aumento del prezzo del gas viene dal periodo precedente alla guerra in Ucraina e appena successivo alle prime ondate Covid. C’è in pratica uno sbilanciamento tra domanda troppo alta e offerta insufficiente e la prima deve reagire contraendosi.
Con un price cap non particolarmente efficace, quindi, “si rischia che i consumatori aumentino la domanda e poi bisogna vedere questa cosa come viene sussidiata. Se proprio si deve fare il tetto al prezzo del gas, allora, deve essere molto più vincolante, con una soglia più bassa”.
Gas, razionamenti sui consumi e trattativa con Stati Uniti e Qatar
La ricetta del professore è quindi “restringere ancora i consumi mentre si agisce sull’offerta”. E in questo caso bisogna “andare subito a trattare con gli operatori che ci vendono il gas naturale liquefatto: cioè parlare con Stati Uniti, Qatar e Norvegia per avere prezzi migliori”. Per Di Castelnuovo sono stati “tutti bravi a puntare il dito contro le sanzioni alla Russia, ma poi ci sono anche loro che vendono a prezzi non bassi. Come Italia la nostra pressione sugli Usa è poca, come Europa forse possiamo fare qualcosa”.
Per ridurre la domanda, nonostante i mesi invernali in cui il riscaldamento è più utile, bisogna spingere “su azioni volontarie di risparmio energetico, cercando di non ridurre l’attività economica: quindi un razionamento autocontrollato, poi dove non arriva il consumatore deve arrivare il razionamento anche dall’alto”.
Senza queste azioni il rischio è di mantenere lo squilibrio e per questo avere presto una nuova crisi. “Nel momento in cui la domanda dovesse impennarsi - tuona - magari per un’avvenuta ripresa economica dopo i segnali di recessione, ci ritroveremmo da capo a dodici”.
Il problema sugli stoccaggi di metano nel 2023
Infine il professore dice che l’obiettivo del 72% degli stoccaggi di gas pieni entro il prossimo settembre, fissato dalla Commissione europea per l’Italia, “è ambizioso” e “non si possono escludere problemi”, come segnalato dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin.
“In Italia - spiega Di Castelnuovo - la prima fonte di consumo di gas sono gli edifici: riscaldamento e acqua calda. Al secondo posto ci sono le centrali elettriche, da cui l’aria condizionata in estate. Molto dipenderà da quanto freddo farà ora e quanto caldo farà in estate, in base a questo consumeremo più o meno gas di quanto ne possiamo mettere da parte”.
“In ogni caso - conclude il docente - a febbraio di quest’anno come Italia e come Europa abbiamo mostrato un’enorme resilienza: come siamo riusciti a fare quest’anno mi viene da pensare che in qualche modo ce la faremo anche nel 2023, anche se è difficile dire ora a che prezzo”.
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