Per la Russia la guerra energetica con l’Ue sembra persa, ma Gazprom non si rassegna e prova ad aumentare le forniture verso l’Europa. E, soprattutto, verso l’Asia e la Cina.
La guerra energetica sembra persa, o quasi. Ma la Russia non si arrende. Gazprom, la compagnia del gas di Mosca, da una parte continua a cercare di aumentare le forniture verso l’Ue e, dall’altra, guarda con sempre più interesse a Oriente. I piani del Cremlino evidenziano le difficoltà, in parte inattese, della Russia che spera di poter rimpiazzare l’Ue con la Cina e l’Asia.
Il piano è chiaro: una volta ridotte le forniture - e di conseguenza le entrate economiche - verso l’Ue, bisogna guardare altrove. E dove se non ai mercati emergenti asiatici? Una strategia che, in effetti, la Russia ha già iniziato a seguire da diversi anni ma che ora, per forza di cose, necessita di un’accelerazione.
Così Gazprom vuole costruire nuovi gasdotti e aumentare le forniture, scommettendo che il mercato del futuro è quello orientale e, in particolare, cinese. Allo stesso tempo, comunque, la speranza di Mosca è che l’Ue abbia ancora bisogno del gas russo e per questo il tentativo è quello di aumentare nuovamente le forniture verso i Paesi europei.
Gas, la situazione in Ue: perché la Russia guarda a Oriente
Le scelte russe, al momento, sembrano dettate più dalla necessità che da una vera e propria visione strategica. Necessità che deriva dalla risposta europea alla crisi energetica. In Ue oggi la situazione sembra sotto controllo, con nuove forniture utili a sopperire alla mancanza russa e i prezzi in costante discesa.
A dimostrarlo sono anche gli stoccaggi, all’interno dei quali ci sono poco meno di 70 miliardi di metri cubi di gas. Di fatto siamo al 64% circa di riempimento, un dato superiore di circa venti punti percentuali rispetto alla media, nello stesso periodo, degli ultimi cinque anni. E anche i prelievi dai depositi nelle ultime settimane sono minimi, complici sia le temperature elevate per la stagione che l’aumento del ricorso all’eolico.
Il gas russo esportato in Asia
La Russia guarda da anni a Est. L’aumento delle forniture di gas verso l’Asia e verso, soprattutto, la Cina, è iniziato dai primi anni Duemila. Poi, nel 2019, è arrivato anche il gasdotto Power of Siberia: al pieno della sua capacità può fornire 38 miliardi di metri cubi di gas l’anno.
Nel febbraio 2022, inoltre, è stato firmato un altro contratto a lungo termine che garantirebbe un totale di 10 miliardi di metri cubi di gas l’anno alla Cina. Inoltre è in fase di studio un altro progetto per la fornitura di 50 miliardi di metri cubi, sempre alla Cina, attraverso la Mongolia.
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La Russia vuole costruire nuovi gasdotti verso la Cina
Il piano di Gazprom prevede un ulteriore allargamento verso l’Asia, come dimostrano le parole del ceo della compagnia, Alexei Miller. In un’intervista a un’emittente russa ha parlato di una diversificazione delle forniture necessaria e utile e per questo si sta puntando a nuovi progetti per la costruzione di gasdotti verso Oriente.
Perché la scelta è ricaduta proprio sul mercato asiatico? Semplice, perché è ritenuto quello, al momento, “più dinamico al mondo”, con volumi di consumi in continuo aumento e a un ritmo più veloce del resto del mondo.
D’altronde già l’aumento del consumo di carburante negli ultimi 30 anni in Asia è un chiaro segnale che va in questa direzione. E si prevede che il trend venga confermato per altri 20 anni, con la Cina a trainare. Chiaramente ora l’obiettivo di Mosca è quello di diventare il principale fornitore di gas di Pechino.
Gas, Gazprom non abbandona l’Ue
Gazprom, però, non vuole chiudere le porte all’Ue. E ci prova ancora. Mosca spera che una nuova ondata di freddo o altri fattori esogeni possano portare l’Europa a necessitare di più gas. Intanto negli scorsi giorni Gazprom ha aumentato il transito di gas attraverso il territorio ucraino del 9,5%, pari a 39 milioni di metri cubi.
Poi, nel weekend, ha proceduto con un ulteriore aumento di forniture del 3,1%, sempre attraverso il territorio dell’Ucraina e sempre per raggiungere l’Ue. Con questi aumenti, in effetti, la Russia è tornata a esportare una quantità più alta di gas verso l’Ue, raggiungendo di nuovo i livelli del 4 gennaio scorso. Ma, ovviamente, ben al di sotto di quelli precedenti all’invasione russa dell’Ucraina.
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