Germania a corto di manodopera e in contrazione guiderà l’Eurozona al calo?

Violetta Silvestri

17/10/2022

Che sia o no recessione, la Germania è in difficoltà con la crisi energetica e rischia anche di subire il danno di una manodopera carente. La potenza tedesca trascinerà l’Eurozona in contrazione?

Germania a corto di manodopera e in contrazione guiderà l’Eurozona al calo?

L’Eurozona si contrarrà l’anno prossimo, a causa dell’aumento dei costi energetici e del rischio di carenza di gas.

La produzione nella regione a moneta unica diminuirà dello 0,1% nel 2023, secondo gli economisti intervistati da Bloomberg che prevedevano ancora una crescita dello 0,3% un mese fa. La Germania, la più grande economia dell’area dell’euro, dovrebbe contrarsi dello 0,5% mentre Francia, Italia e Spagna dovrebbero espandersi.

La forte dipendenza tedesca dal gas naturale russo ha messo la nazione in una posizione pericolosa dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. Mentre le più recenti previsioni di base della Bce vedono l’economia evitare due trimestri consecutivi di contrazione, lunedì il vicepresidente Luis de Guindos ha dichiarato in un evento a Madrid di non poter escludere la possibilità di una “recessione tecnica.”

Intanto, una grave carenza di lavoratori sta aggravando i problemi per i produttori della Germania, che già lottano per rimanere competitivi.

La Germania in crisi: mancano anche i lavoratori Non bastano i prezzi energetici alle stelle e le difficoltà per la carenza di gas al sistema economico tedesco.

La mancanza di manodopera qualificata, causata dall’invecchiamento della popolazione ed esacerbata dalla pandemia, sta mettendo in crisi i produttori, da Airbus a BMW a BASF, che non trovano il personale di cui hanno bisogno per stare al passo con la domanda. Recenti sondaggi hanno rilevato che una percentuale record del 50% delle aziende sta tagliando la produzione a causa di carenza dei lavoratori, che potrebbe costare all’economia fino a $85 miliardi all’anno.

I produttori tedeschi, in particolare i più energivori, come quelli di prodotti chimici, vetro e ceramica, hanno già visto i margini evaporare a causa dell’aumento dei costi. Alcuni hanno dovuto chiudere le fabbriche o spostare la produzione all’estero.

La carenza di manodopera sta amplificando la pressione. Con i lavoratori in forte domanda e l’inflazione che è salita al 10,9% il mese scorso - il tasso più veloce da quando l’euro è stato introdotto più di 20 anni fa - il personale del settore pubblico tedesco sta cercando un aumento salariale del 10,5%, mentre i lavoratori metalmeccanici chiedono un aumento dell’8%.

Da sottolineare che i rapidi aumenti salariali potrebbero aiutare a consolidare l’inflazione, creando un mal di testa per i responsabili politici. La tendenza potrebbe spingere la Banca centrale europea a inasprire di più la politica dei tassi, anche se le prospettive economiche stanno peggiorando.

Tra le quattro maggiori economie europee, la Germania sta affrontando la più grande carenza, secondo i sondaggi della Commissione europea. Le ragioni della crisi sono varie, ma il fattore più significativo sono i dati demografici. Con la generazione del baby boom che inizia ad andare in pensione, non ci sono abbastanza giovani per riempire i vuoti. L’agenzia per l’impiego tedesca stima il deficit tra 360.000 e 380.000 all’anno e lo vede salire fino a 500.000 entro la fine del decennio.

Poi va considerato il fattore pandemia, con persone licenziate durante i lockdown che ora non sono tornate al lavoro precedente e la questione immigrazione. Un ostacolo fondamentale all’integrazione degli stranieri è stato il riconoscimento delle loro qualifiche, considerato da alcuni troppo rigido in Germania.

L’Eurozona guarda alla Germania

Dennis Huchzermeier, economista senior presso l’Handelsblatt Research Institute ha sottolineato che “l’economia tedesca si contrarrà per almeno tre quarti di fila fino alla primavera del 2023. Ma sarà una recessione atipica”, perché la domanda di manodopera rimarrà elevata e i produttori hanno ancora un ampio cuscino di ordini su cui lavorare, ha affermato.

In ogni caso, la Germania rimane al centro delle stime per tutta l’Eurozona, considerando la sua anima produttiva motore dell’intera regione.

Intanto, gli economisti hanno rivisto al rialzo le loro previsioni per la crescita dei prezzi il prossimo anno. L’inflazione nell’area dell’euro è ora in media del 5,5%, rispetto al 5% del sondaggio precedente. La Germania ha visto la più grande revisione al rialzo tra le principali economie del blocco.

Con prezzi galoppanti e il nodo gas da sciogliere, la potenza tedesca può esacerbare le stime già incerte dell’Eurozona.

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