Merz, proprio il cancelliere che ha profetizzato giorni fa l’arrivo di una nuova crisi dei debiti in Europa, deciderà davvero di allentare il freno al debito?
Mentre tutto il mondo, in particolare l’Europa, guarda all’esito delle elezioni in Germania che si sono tenute domenica scorsa 23 febbraio 2025, consacrando la vittoria dei conservatori del partito CDU di Friedrich Merz, dal fronte macroeconomico tedesco continuano ad arrivare notizie no per il Paese, caduto in recessione nel 2024 per il secondo anno consecutivo.
Per il nuovo cancelliere tedesco Merz, che ha già annunciato di avere avviato colloqui per dar vita a un governo in stile Grosse Koalition (Groko) con i socialdemocratici dell’SPD di Olaf Scholz, la sfida non è da poco: in ballo c’è il futuro della prima economia dell’Europa, schiacciata da una crisi che non accenna a placarsi.
Germania, PIL negativo e deficit in rialzo. Come affronterà Merz il nodo del freno al debito?
Proprio oggi l’Agenzia statistica nazionale della Germania Destatis ha confermato che, nell’ultimo trimestre del 2024, il PIL tedesco si è contratto dello 0,2% su base trimestrale, come era emerso dalla lettura preliminare del dato.
Nel corso del terzo trimestre 2024, la performance del prodotto interno lordo tedesco era stata di una crescita pari a +0,1% su base trimestrale. Su base annua, il segno meno del PIL tedesco è stato nell’ultimo trimestre dello scorso anno pari a -0,4%, tenendo conto degli aggiustamenti effettuati sui prezzi.
In evidenza il calo delle esportazioni di beni, pari a -3,4%, così come la flessione delle importazioni, giù dell’1%.
La contrazione del PIL non poteva non riflettersi sul rapporto deficit-PIL della Germania che, nell’intero 2024, è salito al 2,8% rispetto al 2,5% precedente, con le stime provvisorie sull’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche relativo al 2024 che parlano di un ammontare pari a 118,8 miliardi di euro, in crescita di 15 miliardi rispetto al 2023, in un momento in cui la Germania attende, ora che l’esito delle elezioni è noto, cosa farà il prossimo cancelliere tedesco riguardo al nodo del freno al debito.
Freno al debito tra le questioni che hanno portato al collasso del governo Scholz
Erano state proprio le tensioni sul nodo del freno al debito a far saltare la precedente coalizione del governo tedesco, quella ribattezzata coalizione semaforo, decretando il collasso dell’esecutivo guidato da Olaf Scholz, già alle prese con il peso del macigno rappresentato dalla forte crisi economica che ha colpito la Germania.
La crisi politica si è fatta poi conclamata a causa della decisione di Scholz di cacciare, addirittura, il ministro delle Finanze Christian Lindner, colpevole di avere presentato una ricetta improntata secondo i critici sull’austerity, e di essersi opposto alla richiesta di Scholz di allentare proprio il freno al debito, regola fiscale tuttora incisa nella Costituzione tedesca. E regola che tuttavia, in un momento di crisi storica dell’economia del Paese, rischia di frenare non solo il debito - il cui termine “schuld”, in lingua tedesca, significa tra l’altro anche peccato - ma di strozzare un’economia che annaspa da un bel po’.
La grave crisi economica e politica della Germania ha portato alcuni esperti a parlare di “kaput” per il Paese, e gli investitori a chiedersi addirittura se i Bund potessero essere considerati ancora un safe asset, dopo che indicazioni allarmanti erano arrivate dall’impennata di uno spread diverso da quello che continua tuttora a essere il termometro utilizzato dagli investitori per misurare il livello di ansia presente nel mercato dei titoli di Stato europei: lo spread BTP-Bund.
Il rischio di una palese contraddizione di Merz dopo alert nuova crisi debiti sovrani
Va ricordato che allentare quella riforma nota come debt brake, ovvero come freno al debito, in tedesco, Schuldenbremse, significherebbe abdicare a quella regola fiscale che limita quanto il governo di Berlino può indebitarsi, e che fissa allo 0,35% la soglia massima del deficit-PIL della Germania.
Nel caso di Merz, l’allentamento del vincolo rischierebbe di essere interpretato alla stregua di evidente contraddizione, se si considera che, a una settimana dalle elezioni in Germania di domenica scorsa, è stato proprio il neo cancelliere, in un’intervista rilasciata a Politico, a profetizzare l’arrivo, a suo avviso molto probabile, di una nuova crisi finanziaria in Unione europea, a causa dei debiti eccessivi contratti dai governi del blocco: “La prossima crisi finanziaria sta sicuramente arrivando”, ha detto, e “si tratterà di una crisi dei debiti sovrani. Non sappiamo quando arriverà. Non sappiamo da chi sarà scatenata, ma sicuramente arriverà”.
Merz ha detto non per niente di essere “molto preoccupato” per il rischio che l’Europa cada vittima di una nuova crisi finanziaria a causa delle quantità massicce di debiti che stanno dissanguando le casse di diversi Stati in UE.
A tal proposito, visto che Merz non l’ha fatto, l’articolo di Politico non ha potuto non menzionare quei Paesi che sono altamente indebitati in Europa, ovvero la Francia, l’Italia, la Grecia, il Belgio, la Spagna e il Portogallo: tutte economie che fanno fronte a debiti che superano in modo netto la dimensione dei rispettivi PIL.
Vero è che Merz ha posto l’accento sulla necessità, in primis, che la Germania torni a crescere, prendendo le distanze da quella devozione quasi religiosa che l’ex ministro delle Finanze Christian Lindner ha verso la regola del debito: “Le priorità devono essere chiare e la prima domanda che dobbiamo porci è quanto margine abbiamo per le spese”, ha spiegato il futuro cancelliere a Politico, poco prima del giorno in cui gli elettori tedeschi sono tornati alle urne. “ La risposta chiave a tutto è la crescita economica e io subordino tutto a questa priorità. Dopo di che, possiamo affrontare molte altre questioni”.
Il nuovo cancelliere tedesco non ha escluso a priori la possibilità di avviare una riforma del freno al debito, ma ha insistito sulla necessità che la Germania avvii in primis alcune riforme strutturali, per tornare a crescere.
Detto questo, se ciò a cui punta è una Grosse Koalition (Groko) con i socialdemocratici dell’ SPD di Olaf Scholz, Merz ricorderà molto bene che è da tempo che Scholz auspica un allentamento del debt brake e dunque del limite costituzionale che impedisce a Berlino di fare più debiti.
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