Meloni ha deciso, cambierà la norma anti-rave party: ecco come

Giacomo Andreoli

03/11/2022

Dopo le polemiche per l’introduzione di una nuova fattispecie di reato per punire i rave party, il governo va verso la modifica in sede di conversione in legge: ecco in cosa consiste.

Meloni ha deciso, cambierà la norma anti-rave party: ecco come

La norma anti-rave party cambierà. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni sembra già aver deciso e cercherà di ricompattare la maggioranza di centrodestra in Parlamento, dove si attende il decreto che contiene anche il nuovo reato per la trasformazione in legge. Le voci contrarie, in queste ultime 48 ore sono state troppe: non solo quelle delle opposizioni, ma anche della stragrande maggioranza di giuristi e costituzionalisti e quindi di Forza Italia, senza la quale il governo non può stare in piedi.

Come hanno spiegato a Money.it il professore di Diritto penale di Roma Tre, Mauro Catenacci, e il docente di Diritto costituzionale dell’Università degli Studi del Molise, Michele Della Morte, la norma ha molti profili di illegittimità.

Secondo gli esperti sarebbero due i principali problemi: il fatto che essendo vaga potrebbe essere applicata ad altri contesti, come le occupazioni a scuola e in fabbrica, oltre che le manifestazioni pubbliche di protesta; la sproporzione della pena rispetto alla fattispecie di reato, così “inesistente in ogni altro paese europeo”. Tutto ciò renderebbe la norma incostituzionale, per violazione dell’articolo 25 e forse anche dell’articolo 17 della Carta.

Come può cambiare la norma anti-rave party

Gli uffici dei ministeri, a partire da quello dell’interno guidato da Matteo Piantedosi, stanno lavorando alla modifica, che potrebbe essere presentata dallo stesso governo come maxi-emendamento alla legge di conversione del decreto. L’obiettivo della revisione è circoscrivere la fattispecie di reato, così da non poterlo utilizzare per ciò che con i rave party non c’entra nulla. Non si colpirà quindi qualsiasi raduno con «invasione di edifici», come un’occupazione di una scuola, se si mette “in pericolo l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica”.

Per limitare la fattispecie ai rave si potrebbero indicare come oggetto della norma i soli “raduni musicali non organizzati”, oppure i raduni dove avviene “spaccio e uso di droghe”. Potrebbe poi essere abbassata l’entità della multa (che arriva fino a 10mila euro) e la pena massima da sei a quattro anni, così da non prevedere né l’arresto immediato, né le intercettazioni telefoniche. Insomma, stralciate diverse norme definite da Catenacci “da stato di polizia”.

Dovrebbe tuttavia rimanere la possibilità di applicare le misure di prevenzione personali e patrimoniali previste dal codice antimafia agli indagati, assieme alla confisca delle cose “utilizzate per commettere il reato”.

L’ipotesi di saldatura tra Forza Italia e opposizioni

Se il governo non interverrà con una proposta di modifica ci penserà Forza Italia. Il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè è stato chiaro: va bene il principio di contrastare i rave party, ma non con un decreto “generico” che prevede una “pena spropositata”. Al Senato se Fi e opposizioni si mettono insieme il governo va sotto.

In Parlamento, in ogni caso, si dovrà trovare una sintesi tra chi vuole una norma solo anti-rave e chi invece vorrebbe qualcosa di più estensivo. D’altronde il deputato di Fratelli d’Italia Federico Mollicone ha rivendicato che con questa formulazione il reato “può essere applicato anche a occupazioni di edifici pubblici e privati” citando alcune strutture occupate da extracomunitari a Roma.

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