Quale Italia eredita il prossimo Governo di centro-destra? Giorgia Meloni, che si appresta a guidare l’esecutivo, ha dinanzi un Paese fragile per problemi vecchi e nuovi. Lo dimostrano 5 grafici.
L’Italia riparte dal centro-destra e, probabilmente, da un esecutivo guidato da Giorgia Meloni. A livello economico, i nodi da sciogliere sono tanti, complessi e urgenti.
Il nostro Paese è impigliato in una rete di fragilità in parte croniche, come quelle del debito e della bassa crescita, e in parte emergenziali, quali l’inflazione, la crisi del gas, la gestione dei miliardi del Pnrr.
Le sfide per il nuovo esecutivo non sono semplici e per questo la fiducia nel Governo che verrà sarà fondamentale per rafforzare il Paese. Riflettori accesi più che mai su gestione del debito - Salvini ha invocato fino all’ultimo minuto un altro scostamento di bilancio - e rapporti con Ue - la Meloni ha parlato di “fine della pacchia” a Bruxelles esaltando gli interessi esclusivamente nazionali.
Un’analisi di Bloomberg ha inquadrato le battaglie cruciali per il Paese in 5 grafici.
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1. Allarme debito
Le dichiarazioni su un maggiore intervento statale e una storia piuttosto travagliata dei rapporti con l’Unione Europea da parte di membri della coalizione vincitrice, come Salvini, obbligano a una certa cautela sulle previsioni per l’Italia.
Il primo aspetto da osservare è il debito, come mostra il grafico elaborato sui dati Banca d’Italia e previsioni Ministero dell’Economia:
La sfida di mantenere la traiettoria discendente del debito, proprio mentre si intensifica la crisi energetica causata dall’invasione russa dell’Ucraina, sarà difficile. Salvini ha insistito proprio per aumentare l’indebitamento pur di incidere sul caro-bollette.
2. Il problema crescita
Il modo migliore per superare il debito è attraverso la crescita, ma è qui che l’Italia ha molto da fare secondo gli analisti. Il turismo post-pandemia e il sostegno dell’Ue hanno recentemente aiutato l’economia a sovraperformare altri grandi Paesi della zona euro, ma è improbabile che tale slancio duri.
Il grafico su dati Istat mostra come, negli anni, la nostra nazione sia rimasta indietro rispetto ad altri Stati Ue:
Il Pnrr è l’ancora di salvezza, ma vanno rispettate tempistiche e condizioni negoziate con Bruxelles. Inoltre, lo scenario europeo e mondiale non è dei migliori. L’Ocse ha appena pubblicato che il Pil in Italia potrebbe avere una battuta d’arresto, dal 3,4% nel 2022 allo 0,4% nel 2023.
3. Pericolo demografico
Alla sfida della crescita si aggiunge la diminuzione della popolazione del Paese. Le Nazioni Unite stimano che il numero degli italiani scenderà a circa 37 milioni entro il 2100 dai quasi 60 milioni attuali. Potrebbe essere anche peggio senza gli immigrati, che i candidati di centrodestra vogliono limitare.
Il grafico su proiezioni delle Nazioni Unite è chiaro al riguardo:
L’attenzione è tutta rivolta alle ricette del centrodestra per favorire l’aumento della popolazione: il rischio è di accentuare i toni sulla difesa della famiglia tradizionale, a discapito di un allargamento dei diritti civili e degli immigrati.
4. Rischio pensioni
Il problema demografico è un’altra pressione sulle finanze pubbliche. Una popolazione che invecchia significa meno giovani occupati che sostengono le pensioni di un numero crescente di pensionati.
In definitiva, “le persone dovranno lavorare fino a tarda età e sarà necessaria una maggiore produttività con investimenti nell’innovazione e in altre aree”, ha affermato il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco.
La stima Ocse è eloquente:
5. L’eterno divario Nord-Sud
Un problema strutturale perenne è il divario economico del Paese, che alimenta le tensioni politiche e fiscali. Il Nord, in particolare la Lombardia intorno a Milano, produce costantemente la quota maggiore della produzione, mentre il Sud dipende dal sostegno finanziario.
Di nuovo il Pnrr potrà giocare un ruolo importante. Meno efficaci, invece, sarebbero le richieste di autonomia di alcuni territori del Nord vicini alla Lega.
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