La situazione Covid è ora nelle mani del nuovo ministro della Salute, che deciderà in tema di green pass, quarantena e vaccini. Ecco cosa farà e l’opinione della Meloni.
Orazio Schillaci, rettore dell’università romana di Tor Vergata, è il ministro della Salute del governo Meloni.
La premier, in particolar modo durante la campagna elettorale, si era espressa più volte in maniera drasticamente sfavorevole riguardo al green pass e ai vaccini. Viene da chiedersi, dunque, cosa farà il nuovo ministro sul fronte Covid.
Giorgia Meloni ha avuto spesso opinioni contrastanti riguardo al modo più opportuno per gestire l’epidemia di Covid. Durante il mese di aprile 2021, ad esempio, il nuovo presidente del Consiglio aveva parlato con grande apprezzamento del green pass, che l’Italia aveva voluto per prima in tutta Europa. Sicuramente questo atteggiamento va letto alla luce della situazione in corso in quel periodo, nella quale era necessario adottare tutti gli strumenti possibili per programmare le riaperture e tornare a una vita normale dopo il lockdown e le chiusure.
Così un anno dopo la premier ha trattato la tematica con tutt’altro tono, bocciando il green pass; ma nel frattempo potrebbe aver cambiato idea.
Cosa farà il nuovo ministro della Salute per il green pass e i vaccini contro il Covid
Nonostante l’apparente contrarietà della stessa premier, il nuovo ministro descrisse quella del green pass come una misura indispensabile per garantire la sicurezza comune, in un’ottica del tutto favorevole a questo tipo di strumento.
Orazio Schillaci è un medico specializzato in medicina nucleare, con una notevole carriera nell’insegnamento universitario. Proprio a riguardo della sicurezza nelle aule universitarie, il neoministro espresse la sua approvazione per il certificato verde durante un’intervista rilasciata ad Uno Mattina nel 2021.
In quell’occasione, Schillaci aveva trattato anche la tematica dei vaccini, al quale si è detto completamente a favore. Il neoministro aveva espresso peraltro una forte ammirazione per gli studenti del suo ateneo, che a suo parere avevano dimostrato di avere un profondo senso civico scegliendo di vaccinarsi per il 90%.
leggi anche
Rivoluzione vaccini contro Omicron, al via le prenotazioni: quarta dose aperta a tutti, anche ai giovani
L’opinione del ministro della Salute non lascia spazio a fraintendimenti, ed è molto probabile che segua la stessa scia di pensiero durante il suo operato.
Va detto che nel frattempo la situazione epidemiologica è migliorata notevolmente rispetto all’anno scorso, motivo per quali molti si chiedono se sia opportuno eliminare le restanti restrizioni.
Al momento le uniche misure di prevenzione dei contagi che riguardano direttamente tutti i cittadini sono la quarantena per i positivi e l’obbligo di indossare la mascherina all’interno delle strutture sanitarie. Spetta al nuovo ministro stabilire se proseguire in questo senso o meno, così come decidere riguardo all’eventuale proseguimento della campagna vaccinale.
Risulta tuttavia evidente che la posizione di Orazio Schillaci è molto più in linea con il suo predecessore, Roberto Speranza, rispetto a buona parte della maggioranza governativa. Quest’ultima, infatti, si è sempre dimostrata spiccatamente contraria al sistema adottato, in quanto considerato troppo prudente e restrittivo.
La stessa premier durante questa estate si è schierata contro al green pass, presentato come un escamotage voluto dalla sinistra per impedire ai cittadini italiani di recarsi a lavoro. Non a caso la propaganda elettorale di Giorgia Meloni ha incluso la promessa “Mai più Green pass”.
leggi anche
Mascherine, green pass e vaccini, con il governo Meloni cambia tutto: stop totale alle restrizioni?
Cosa attende il nuovo ministro della Salute?
La questione del Covid è solo una delle sfide che attendono il nuovo ministro della Salute, che inizia la sua nuova carriera in un momento particolarmente delicato per la sanità italiana. Le Regioni, in primis, lamentano fortemente la mancanza di risorse. Il rapporto Nadef fra il Pil e la spesa sanitaria presenta infatti un calo crescente, fino al 6,1% nel 2025, il che si traduce in 15 miliardi in meno per la sanità.
La carenza di risorse andrà a incidere negativamente sulle assunzioni, portando a un ulteriore peggioramento di una situazione già critica, data la mancanza di personale. Allo stesso tempo risulterà quasi impossibile le riforme previste, con un significativo aggravamento per il servizio.
I cittadini, infatti, si troveranno penalizzati da liste di attesa ancora più lunghe, accrescendo la pressione sul neoministro che dovrà immediatamente intervenire valutando la Legge di Bilancio.
Un contesto decisamente delicato, date anche le numerose riforme attese, fra cui quella sui dispositivi medici e quella sul ruolo dei medici di famiglia, i quali dovrebbero essere inseriti nelle Case di Comunità, le quali rischiano di rimanere vuote.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Argomenti