Guerra in Ucraina, l’allarme della Nato: «Sarà un duro inverno»

Chiara Esposito

25/08/2022

Zelensky vuole la vittoria e gli Usa inviano nuovi aiuti. Gli sviluppi della guerra si decidono a partire dai cambiamenti avvenuti con gli attacchi in Crimea.

Guerra in Ucraina, l’allarme della Nato: «Sarà un duro inverno»

Il quadro della guerra in Ucraina non sembra a distendersi, anzi. Si figurano all’orizzonte polarizzazioni crescenti grazie al nuovo assetto strategico raggiunto con lo sfondamento in Crimea da parte delle forze di Kyiv.

Dopo gli eventi di metà agosto, nonostante l’avanzata russa si sia arrestata, come ammettono gli stessi vertici delle milizie russe, i sovvenzionamenti degli Usa continuano ad arrivare e il presidente Zelensky, nelle sue parole, mostra una determinazione inaudita a procedere verso la vittoria, più che verso la pace.

A rimetterci però potrebbe essere l’Europa, geograficamente al centro di due fuochi e militarmente con la sua adesione alla Nato.

A mettere in guardia l’intera Alleanza è il segretario generale Jens Stoltenberg che, in occasione del 31esimo anniversario dell’indipendenza dell’Ucraina e a sei mesi esatti dall’inizio del conflitto, ha ribadito che «L’Europa pagherà un prezzo per il suo sostegno a Kyiv».

La Russia rallenta, ma si giustifica

L’avanzata delle truppe di Putin è stata rallentata dallo sfondamento in Crimea da parte dell’Ucraina e viene riconosciuta anche dai vertici del potere moscovita, ma alle ammissioni seguono presto le giustificazioni.

Il ministro della Difesa, Serghej Shoigu descrive la brusca frenata con la volontà di «limitare al massimo il numero delle vittime civili» causate dai combattimenti e la volontà di sferrare attacchi «solo verso elementi dell’infrastruttura militare delle forze armate ucraine, come posti di comando, aeroporti, depositi, fortificazioni o impianti di difesa».

In questa narrazione rientra poi un nuovo attacco agli Usa e a Kyiv, con l’insinuazione che gli americani abbiano finanziato oltre 30 laboratori ucraini dove sarebbero state sviluppate componenti di armi biologiche. Come se l’Ucraina fosse uno “strumento di guerra ibrida” contro la Russia.

Usa: ancora aiuti per Kiev

L’accusa arriva senza alcuna prova a riguardo, ma poggia su un terreno fertile: lo strenuo supporto degli Stati Uniti alla causa di Kyiv è lampante e incontrovertibile.

Proprio nella giornata di mercoledì 24 agosto arriva l’annuncio di Joe Biden di un nuovo pacchetto di aiuti da quasi 3 miliardi di dollari:

«Sono orgoglioso di annunciare la nostra tranche più grossa di assistenza alla sicurezza fino a oggi, pari a circa 2,98 miliardi di dollari in armi ed equipaggiamenti, da far pervenire attraverso la Ukraine Security Assistance Initiative».

Non ci si muove però solo lungo la direttrice delle sovvenzioni, visto che l’amministrazione ha lanciato un avvertimento alla seconda potenza della Nato, la Turchia. In questi ultimi tempi non è infatti visto di buon occhio il progressivo avvicinamento del Paese a Mosca, prima con il rifiuto di imporre delle sanzioni legate all’invasione e poi tramite l’instaurarsi di una collaborazione che oggi la vede mediatrice tra le parti del conflitto.

Washington è stata categorica e in una lettera del Tesoro Usa rivelata dal Wall Street Journal si parla di «accresciuto rischio» dell’arrivo di sanzioni. Per giustificare questa minaccia, il segretario aggiunto del dipartimento Adewale Adeyemo ha spiegato come, nell’ottica americana, i tentativi della Russia di utilizzare Ankara per eludere le sanzioni siano estremamente pericolosi e vadano quindi disincentivati.

Zelensky: «La fine della guerra non è la pace, è la vittoria»

A rivendicare la sua indipendenza e la sua autonomia però ci pensa lo stesso presidente ucraino Volodymyr Zelensky che, in un nuovo video messaggio pubblicato in occasione dei festeggiamenti, parla in tono altisonante del nuovo obiettivo di Kyiv che non sarebbe più la pace, ma la vittoria sul nemico:

«Qual è la fine della guerra per noi? Prima dicevamo la pace. Ora diciamo la vittoria. L’Ucraina si batterà fino alla fine e non farà alcuna concessione o compromesso con il nemico».

Se queste non si riveleranno solo parole di propaganda si cercherà quindi di includere i territori della Crimea e del Donbass a tutti i costi. Non a caso le parole di Zelensky sono state:

«Il Donbass è Ucraina e vi faremo ritorno, qualunque sia il percorso. La Crimea è Ucraina. E vi faremo ritorno. Qualunque sia il percorso. Non volete che i vostri soldati muoiano? Liberate le nostre terre. Non volete che le vostri madri piangano? Liberate le nostre terre. Queste sono le nostre condizioni semplici e chiare».

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