Che succede nella guerra Siria-Turchia? Gli aggiornamenti raccontano di ore difficili, tra attacchi, uccisioni e un’offensiva sempre più forte nell’area di Idlib. Il conflitto siriano si è riacceso, minacciando l’escalation, anche a causa della crisi migranti.
Guerra Siria-Turchia: non si placa l’offensiva nella zona di Idlib. Lo scontro tra le forze di Assad in avanzata e le truppe di Erdogan a difesa di ribelli è riesploso con potenza nelle ultime ore.
Da giovedì 27 febbraio a oggi, 2 marzo, il bilancio della crisi si è aggravato. L’uccisione di 34 militari turchi ad opera dell’esercito siriano appoggiato da Mosca ha alzato la tensione a livelli altissimi tra le potenze rivali in campo.
Nello specifico, Erdogan ha promesso una vendetta che è subito arrivata con una pesante offensiva turca contro l’artiglieria di Assad. La guerra è in pieno fermento e lo scenario diventa ogni ora più allarmante, anche a causa della crisi dei migranti che si sta consumando ai confini tra Turchia e Grecia.
Almeno 10.000 rifugiati sono stati respinti solo nella giornata di ieri, 1 marzo, alla frontiera terrestre della rotta balcanica. La tragedia umanitaria è davvero alle porte, soprattutto ora che il presidente turco ha deciso di non tenere più chiusi i confini con l’UE.
Il conflitto tra Turchia e Siria richiama più che mai l’attenzione della comunità internazionale in un momento già difficile a causa dell’emergenza coronavirus ormai globale.
Il bilancio della tensione si sta facendo sempre più pesante a Idlib e potrebbe peggiorare nei prossimi giorni. Ecco perché sono urgenti soluzioni politiche e diplomatiche immediate, con lo scopo di fermare la guerra tra Siria e Turchia.
Guerra Siria-Turchia: cosa sta succedendo a Idlib?
Idlib continua a essere il centro nevralgico della Siria in queste ore concitate sul campo. Il bilancio di morti, feriti, fuga di disperati, offensive militari diventa ogni ora più drammatico.
Le ultime notizie risalgono a ieri, 1 marzo, quando la Turchia ha sferrato l’ennesimo colpo dell’operazione Scudo di Primavera contro l’esercito di Assad. Il bilancio dell’offensiva che ha colpito l’artiglieria siriana racconta della distruzione di 1 drone, 8 elicotteri, 103 carri armati, alcuni lancia missili e altri strumenti dell’arsenale in possesso.
L’attacco, stando agli annunci turchi, ha preso di mira con successo anche 2.212 soldati nemici, riportando morti, feriti e prigionieri. I numeri dell ’Osservatorio siriano per i diritti umani (SOHR) sono eloquenti nel testimoniare l’escalation violenta in soli 5 giorni: sono 75, infatti, i morti tra i membri dell’esercito di Damasco. Intanto, la Siria ha chiuso lo spazio aereo sopra a Idlib.
La rappresaglia turca è stata la pronta risposta a quanto accaduto giovedì scorso, ovvero l’uccisione di 34 soldati uccisi e il ferimento di altri 33 a sud di Idlib. Nella serata del 27 febbraio c’è stato un attacco a al-Bara e Balyoun. La Turchia ha subito accusato il Governo siriano del presidente Bashar al-Assad dell’accaduto. E non ha risparmiato minacce all’alleato russo.
La Russia, però, si è detta estranea ai fatti e di aver agito non contro i soldati turchi, ma in un attacco contro terroristi siriani. L’escalation, comunque, è evidente e allarmante nella regione di Idlib. Ankara sta intensificando l’invio di truppe, armi e munizioni a nella cittadina in mano ai ribelli. Il timore, tutto fondato, è che il conflitto in Siria doventi guerra aperta tra Turchia e Russia, con effetti a anche più estesi.
L’avanzata di Assad è reale e si è intensificata a partire dal dicembre scorso, prendendo di mira la roccaforte dei ribelli nella provincia di Idlib. La violenza e la rivalità tra le potenze turca e russa sono arrivate a livelli ormai incontenibili.
C’è ancora spazio per la soluzione politica a Idlib?
La comunità internazionale sta reagendo con preoccupazione agli ultimi fatti violenti della Siria. La NATO ha convocato un vertice immediato e, stando alle indiscrezioni, il segretario Stoltenberg ha avuto anche un colloquio telefonico con Erdogan.
Anche le Nazioni Unite hanno lanciato un monito per il cessate il fuoco e la soluzione politica. Per evitare l’espandersi della guerra tra Siria e Turchia, i colloqui sono fondamentali.
Un incontro tra Erdogan e Putin dovrebbe svolgersi il 5 marzo, stando ad alcune ultime dichiarazioni. Appare evidente, infatti, che l’accordo di Sochi tra le due potenze, risalente al 2018, non può più reggere e c’è urgente bisogno di un nuovo e valido negoziato per fermare l’offensiva.
Il rischio peggiore e più imminente, comunque, è la crisi umanitaria dei profughi, ammassati ormai ai confini turchi. Ankara accoglie già circa 3,6 milioni di siriani. I circa 500.000 sfollati alla frontiera sono un’emergenza, pronta ad esplodere. Anzi, la situazione darebbe già compromessa: migliaia di migranti sarebbero in fuga verso l’Europa.
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