Guerra in Ucraina, rischio armi chimiche? «I russi hanno gas nervino e polonio. Ecco cosa potrebbero fare». Intervista a Villa

Emiliana Costa

11/03/2022

Sedicesimo giorno di guerra tra Russia e Ucraina. Usa e Regno Unito lanciano l’allarme: «Putin potrebbe usare armi chimiche». Ne abbiamo parlato con Matteo Villa, analista dell’Ispi.

Guerra in Ucraina, rischio armi chimiche? «I russi hanno gas nervino e polonio. Ecco cosa potrebbero fare». Intervista a Villa

Sedicesimo giorno di guerra tra Russia e Ucraina. Continuano i combattimenti e cresce il numero delle vittime civili. La città più martoriata è Mariupol: le immagini inquietanti dell’ospedale pediatrico bombardato hanno fatto il giro del mondo. Il vicesindaco ha fatto sapere che in strada sono stati recuperati 1200 cadaveri.

Da Kharkiv a Dnipro le città ormai sono sotto assedio dell’esercito russo. E anche i negoziati di Antalya in Turchia tra il ministro degli esteri russo Lavrov e l’omologo Kulev si sono risolti in un nulla di fatto. Intanto, da Usa e Gran Bretagna arriva l’allarme: «La Russia potrebbe utilizzare armi chimiche in Ucraina». Ma davvero Putin potrebbe arrivare a utilizzare questo tipo di armi? Qual è l’obiettivo del presidente russo? Ne abbiamo parlato con Matteo Villa, analista dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (Ispi).

Usa e Gran Bretagna lanciano l’allarme, Putin potrebbe ricorrere alle armi chimiche?

I russi hanno le armi chimiche e hanno dimostrato di saperle utilizzare. Ad esempio il gas nervino e il polonio che è un’arma chimica ad ampio raggio. Esiste quindi la possibilità. Ora bisogna capire se Putin si sia davvero convinto che ci sia un complotto Usa ai suoi danni, tanto da spingerlo a utilizzarle. Secondo il complotto che Lavrov (fedelissimo di Putin) continua a ripetere, gli Stati Uniti da anni aiuterebbero l’Ucraina a sviluppare armi chimiche sul territorio. In realtà gli Usa aiutano l’Ucraina a rimuovere materiale biochimico e pericoloso dal territorio, risalente all’Unione Sovietica. Il complotto Usa è dunque una fake news che Lavrov utilizza per ribadire la sua fedeltà a Putin,

A che punto siamo della guerra? È stato bombardato perfino un ospedale pediatrico.

È un punto pesantissimo, proprio perché il Cremlino non ha raggiunto gli obiettivi che si era prefissato. E intanto continuano a emergere i problemi logistici delle truppe russe. La colonna di carri armati che si è fermata, impantanamenti pazzeschi. Perché pensavano di prendere Kiev in tre giorni. Inoltre, nonostante le decantate forze aree di Putin, l’aviazione ucraina continua a volare. I coscritti sono stati costretti a combattere. L’esercito russo non è quel battaglione che ci avevano fatto credere.

La Serbia non ha aderito alle sanzioni contro la Russia e Putin parla di 16 mila mercenari in arrivo dal Medio Oriente. Si potrebbe aprire un fronte balcanico o mediorientale?

La Serbia è candidata a entrare nell’Unione europea, quindi si muove sul filo del rasoio. In questa crisi però propende per il Cremlino, storico alleato. La Serbia è stato l’unico paese europeo ad aver organizzato grandi manifestazioni pro Russia, politicamente è schierata. Per quanto riguarda la questione dei foreign fighters mediorientali, non si tratta di un’esternalizzazione della guerra, ma più carne da cannone a basso costo. Occorre vedere quanti mercenari risponderanno all’appello visto il crollo del rublo.

Nulla di fatto ancora una volta ai negoziati, qual è adesso l’obiettivo di Putin?

Poco fa Putin ha parlato di «sviluppi positivi nelle trattative», ma non è vero. La Russia non ha voglia di negoziare neanche sui corridoi umanitari. Nonostante a Mariupol la gente rischi di morire di fame. Non è mai successo che non ci fossero corridoi umanitari. Ci sono stati assedi molto pesanti durante le guerre balcaniche, ma una roba del genere è difficile trovarla anche nel resto del mondo. Come andrà avanti Putin dipende da quello che accadrà nei prossimi giorni sul terreno. Al momento, è ancora nella posizione del «voglio tutto». Nel frattempo la Russia continua a sprofondare nella spirale della crisi economica, la Borsa è ancora chiusa.

La Ue ha esteso le sanzioni, ma non ha tagliato il gas russo.

L’Unione europea ha proposto di ridurre di due terzi entro un anno le importazioni del gas russo. Proposta che arriverebbe però con dei costi sensazionali. Per adesso non ha senso distruggere la nostra economia. Si continua a trattare.

Molti alti dirigenti russi sarebbero pronti a voltare le spalle a Putin. È possibile un golpe interno?

L’obiettivo delle sanzioni è proprio quello di isolare il leader e far capire agli oligarchi che lui non garantisce più la loro ricchezza. Però dobbiamo valutare anche la storia. Le sanzioni alla Corea del Nord e all’Iran hanno avuto scarsi effetti. Anche se si tratta di esempi di economie meno ricche di quella russa. Un golpe interno? Questo dipenderà dagli attori. Noi abbiamo creato le condizioni, adesso sta alla società russa.

La guerra nucleare è ancora un rischio o è utilizzata come arma politica?

Non lo è mai stato un vero rischio. Un’escalation, un conflitto nucleare è quello che un leader non vorrebbe mai perché designerebbe la sua fine. I russi hanno minacciato ma non hanno fatto nulla. Neanche la mossa di spostare un bombardiere. Stanno utilizzando il nucleare come arma politica. Ma dei russi non ci si può fidare.

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