Huawei: siamo i leader nel 5G e gli USA non lo accettano

Massimiliano Carrà

23 Luglio 2019 - 15:40

Il fondatore di Huawei Ren Zhengfei risponde al ban imposto dal Presidente americano Donald Trump e lancia anche un messaggio all’Europa: «Una volta trovato l’accordo con la Cina, l’America si dimenticherà dei suoi alleati»

Huawei: siamo i leader nel 5G e gli USA non lo accettano

Lo scontro tecnologico tra Huawei e gli USA non si placa. A evidenziarlo è proprio Ren Zhengfei, fondatore dell’azienda tecnologica finita in questi mesi nel mirino del Presidente americano Donald Trump.

Durante la tavola rotonda con alcuni media italiani andata in scena nel quartier del colosso cinese a Shenzen, il numero uno di Huawei ha subito lanciato una stoccata all’amministrazione Trump: “Gli USA sono stati leader globali nel 3G e nel 4G, noi nel 5G e di conseguenza non l’accettano”.

Il fondatore di Huawei però non si ferma qui. In seguito alla decisione di Donald Trump di vietare alle aziende statunitensi di acquistare apparecchiature per le reti 5G da Huawei, perché considerata una società pericolosa e poco trasparente, Ren Zhengfei risponde così:

Il ban di Trump non ci indebolisce ma ci rende più forti. Siamo abituati a sopravvivere e a lavorare in circostanze di grande pressione. Quindi, anche se gli USA non cambiano per noi non c’è preoccupazione, va bene anche così”.

Il numero uno di Huawei respinge anche le accuse sulla sicurezza e sulla trasparenza:

“Seguiamo gli standard da società quotate, i bilanci sono certificati da Kpmg. Sono le accuse sulla sicurezza le più indigeste. Il governo di Pechino ha chiarito di non aver mai chiesto alle sue compagnie di installare backdoor - ossia porte per aggirare le difese di sistema nelle reti -. Tra l’altro non abbiamo reti negli USA, né intendiamo vendere i prodotti 5G lì. Come potremmo minacciare la sicurezza nazionale? Non dovremmo preoccuparci che Huawei sia chiamata il diavolo. Ho sempre visto Trump come un grande leader. Non un diavolo, come non lo sono io”.

Huawei: all’Europa non conviene allearsi agli USA

Dopo aver affrontato il capitolo del Ban imposto da Donald Trump, il fondatore di Huawei ha lanciato un messaggio ai Paesi europei:

All’Europa non conviene legarsi al carro da guerra degli Usa perché, una volta trovato l’accordo con la Cina, l’America si dimenticherà dei suoi alleati. Inoltre, siamo convinti di poter costruire bene la rete in Europa e che non tutti i Paesi nel mondo. Quelli che ci sceglieranno avranno successi”.

Parole sibilline quelle del CEO del colosso cinese che poi parla dell’incontro avvenuto ad aprile a Pechino con il premier italiano Giuseppe Conte: “Abbiamo avuto un colloquio molto amichevole, anche perché ripone grande fiducia in Huawei”.

Nonostante ciò, Ren Zhengfei rivela che sarà molto difficile fare affari in Italia a causa dell’adozione del Golden Power, ossia la verifica sulla sicurezza specifica sui fornitori di reti extra-Ue. Un aspetto importante visto che Huawei settimana scorsa ha annunciato che investirà in Italia circa 3 miliardi di dollari.

Ban Huawei: Trump ha incontrato i colossi hi-tech americani

Intanto ieri sera il Presidente degli Stati Uniti Trump ha incontrato alla Casa Bianca i rappresentanti delle più importanti aziende americane hi-tech proprio per discutere degli attuali rapporti con Huawei.

Tra i presenti vi erano gli amministratori delegati di Cisco, Intel, Broadcom, Qualcomm, Micron, Western Digital e Google. In sintesi, tutte quelle aziende che sono state direttamente interessate dal ban di Huawei.

Il tema centrale dell’incontro è stato quello delle licenze. Da quanto emerso nelle ultime ore, Trump ha concordato che verranno adottate decisioni tempestive sulle richieste per ottenere l’autorizzazione a vendere beni e servizi a Huawei.

Nella dichiarazione ufficiale relativa all’incontro, la Casa Bianca ha precisato che tutte le aziende partecipanti hanno manifestato un forte sostegno alle misure restrittive a carico di Huawei che le impediscono di acquistare tecnologia statunitense e di vendere negli Stati Uniti le proprie apparecchiature di rete per ragioni di sicurezza nazionale.

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