L’annuncio ufficiale del MEF relativo all’esito del collocamento sindacato dual tranche. Chi compra Italia. Occhio all’effetto più tagli tassi BCE.
Boom di richieste di Titoli di Stato italiani, in occasione del collocamento sindacato dual tranche con cui il Tesoro ha emesso BTP per un valore complessivo di 11 miliardi di euro.
Le richieste, ha reso noto il MEF nella giornata di oggi, hanno superato i 103 miliardi di euro. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha dunque confermato i rumor relativi all’importo della domanda diffusi alla vigilia.
Nel comunicare i dettagli nella giornata di oggi - giorno clou per i BTP e per i titoli di Stato dell’area euro e, nel caso dell’Italia, per lo spread BTP-Bund, in quanto giorno in cui si attende l’annuncio sui tassi della BCE - il Tesoro italiano ha indicato anche chi ha fatto più shopping della carta sovrana italiana.
I nuovi BTP oggetto del collocamento dual tranche mediante sindacato, boom buy sfonda 103 MLD
I risultati annunciati sono relativi al collocamento reso noto nella giornata martedì 15 aprile 2025 dal MEF, Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Quel giorno, il MEF ha comunicato di avere affidato a un pool di banche - per la precisione a Banco Bilbao Vizcaya Argentaria SA, BofA Securities Europe S.A., Goldman Sachs Bank Europe SE, J.P. Morgan SE, Natixis SA e Société Générale Inv. Banking - il mandato per un’emissione dual tranche mediante sindacato.
Oggetti del collocamento due BTP, per la precisione:
- Un nuovo benchmark BTP a 7 anni, con scadenza 15 luglio 2032.
- Un nuovo benchmark BTP€i a 30 anni – titolo indicizzato all’inflazione dell’area euro con esclusione dei prodotti a base di tabacco – con scadenza 15 maggio 2056, per un importo non superiore a 3 miliardi di euro (no grow).
La domanda di questi due nuovi BTP è stata significativa, a conferma dell’incetta che gli investitori continuano a fare di Titoli di Stato italiani, in questo caso del nuovo benchmark BTP a 7 anni e del nuovo benchmark BTP€i a 30 anni.
Il MEF ha precisato che hanno partecipato al collocamento del BTP a 7 anni e del BTP€i a 30 anni, rispettivamente, circa 240 e 290 investitori, con la domanda complessiva che ha sfondato la soglia di 103 miliardi di euro, di cui oltre 50 miliardi per il BTP settennale ed oltre 53 miliardi per il BTP€i a 30 anni.
Guardando all’identikit di chi ha fatto shopping, i fund manager hanno sottoscritto il 35,4% dell’emissione del BTP a 7 anni e il 37,9% del trentennale, mentre le banche ne hanno sottoscritto il 42,2% ed il 30%, rispettivamente.
Gli investitori con un orizzonte di investimento di lungo periodo hanno acquistato una quota significativa pari al 19,2% dell’emissione per il BTP a 7 anni (dei quali il 14,2% è stato allocato a banche centrali e istituzioni governative, mentre il 5% a fondi pensione e assicurativi), mentre il 27,1% per il BTP€i a 30 anni (di cui il 6,7% è stato allocato a banche centrali e istituzioni governative, mentre una quota rilevante del 20,4% a fondi pensione e assicurativi).
A sottoscrivere i due BTP sono stati anche gli hedge fund, con allocazioni pari a rispettivamente il 3,1% e il 4,9% dell’ammontare complessivo del BTP a 7 anni e del BTP€i a 30 anni.
MEF: “partecipazione straordinariamente diversificata, grande interesse dagli investitori esteri”
Il MEF ha messo in evidenza la “partecipazione straordinariamente diversificata” che ha caratterizzato i due collocamenti, con sottoscrizioni che sono arrivate da circa 35 Paesi per entrambi i Titoli di Stato.
In evidenza, ha fatto notare il Ministero, “ un grande interesse da parte degli investitori esteri che hanno sottoscritto una quota pari al 68,7% sul BTP a 7 anni e al 82,6% sul BTP€i a 30 anni , mentre gli investitori domestici hanno sottoscritto rispettivamente il 31,3% e il 17,4%”.
“Tra gli investitori esteri, la quota più rilevante del collocamento è stata sottoscritta in Europa, in particolare da Regno Unito (15,2% sul 7 anni e 21,7% sul 30 anni), Penisola Iberica (17,5% e 15,9%), Francia (10,1% e 10,6%), Paesi Scandinavi (8% e 14,9%), Germania, Austria e Svizzera (9,2% e 6,5%) e da altri Paesi europei (4,8% e 4,9%). Gli investitori nordamericani hanno sottoscritto il 2,5% del titolo settennale e l’8% del titolo trentennale, mentre la quota residuale dei due collocamenti è stata assegnata ad altri Paesi non europei”.
Il collocamento è stato effettuato tramite la costituzione di un sindacato composto da sei lead manager, Banco Bilbao Vizcaya Argentaria SA, BofA Securities Europe S.A., Goldman Sachs Bank Europe SE, J.P. Morgan SE, Natixis SA e Société Générale Inv. Banking, mentre tutti gli altri Specialisti in titoli di Stato hanno rivestito il ruolo di co-lead manager dell’operazione.
Per quanto riguarda il nuovo BTP a 7 anni, con scadenza 15 luglio 2032 e godimento 25 aprile 2025, con tasso annuo del 3,25%, pagato in due cedole semestrali, il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha reso noto che l’importo emesso è stato pari a 8 miliardi di euro.
Il Titolo di Stato, ha annunciato il Tesoro, è stato collocato al prezzo di 99,974, corrispondente a un rendimento lordo annuo all’emissione del 3,281%.
Il nuovo BTP€i a 30 anni, con scadenza 15 maggio 2056 e godimento 15 novembre 2024, con tasso annuo del 2,55%, pagato in due cedole semestrali, è stato emesso invece per un valore di 3 miliardi di euro, al prezzo di 99,268, corrispondente a un rendimento lordo annuo all’emissione del 2,601%. Domanda dunque di nuovo significativa per i Titoli di Stato italiani, sebbene gli avvertimenti, dallo stesso governo Meloni, non manchino, in una fase caratterizzata da una estrema incertezza.
Febbre BTP va avanti, in vista di tagli tassi BCE più aggressivi con dazi Trump
Il risultato del collocamento dei due BTP conferma la voglia degli investitori di continuare a scommettere sui titoli di Stato italiani, in vista di una politica monetaria della BCE che, secondo alcuni economisti, si incentrerà su tagli dei tassi di interesse più aggressivi di quanto preventivato, a causa della necessità dell’economia dell’Eurozona di essere blindata dai dazi imposti dall’amministrazione di Donald Trump.
Le scommesse sugli interventi della BCE di Christine Lagarde sui tassi si sono fatte più dovish, con qualcuno che ha già iniziato a chiedere all’Eurotower di mostrare tutto il suo impegno a salvare l’economia del blocco dalla minaccia di una recessione, e anche di una deflazione, chiedendo sforbiciate più importanti, dunque un taglio di 50 punti base, a partire dalla giornata di oggi, giovedì 17 aprile 2025.
Proprio nel fiutare un contesto di tagli dei tassi più significativi, gli investitori a caccia di rendimenti si sono evidentemente attivati per fare incetta dei BTP, al fine di assicurarsi occasioni che, anche dopo le sei riduzioni dei tassi finora annunciate dalla BCE, vengono considerate ghiotte ma che, in vista di ulteriori sforbiciate, si confermeranno sempre più rare.
Occhio a spread BTP-Bund con scenario più tagli tassi BCE. La nota positiva sui titoli di Stato tedeschi
Nel frattempo, occhio anche al trend dei BTP sul mercato secondario, dove i rendimenti dei BTP decennali tornano a salire, mettendo a segno un rialzo di 3 punti base circa, al 3,73%, in attesa del verdetto sui tassi che sarà annunciato dalla Banca centrale europea.
Aumentano anche i rendimenti dei Bund tedeschi a 10 anni, che oscillano attorno al 2,53%.
Nel riflettere sulle dinamiche che stanno interessando i mercati dei Titoli di Stato dell’area euro, gli analisti di ING hanno scritto in una nota che “ la stabilità dei mercati dell’euro rispetto a quelli USA potrebbe rendere i Bund tedeschi un asset safe haven appetibile da utilizzare come hedge nei confronti dell’incertezza globale”. I dazi di Trump, di fatto, hanno fatto già scattare l’alert su alcuni asset, nello specifico.
Motivo per cui i Bund potranno a loro avviso assistere “a una buona domanda da parte degli investitori globali, in vista di nuove possibili tempeste ”, provocate dagli annunci sui dazi che arrivano dall’America di Donald Trump, e in un momento in cui a essere scaricati sono asset made in USA come in primis, il dollaro, così come anche i Treasury. Dunque, sembra rientrato quell’allarme che era stato lanciato sui Titoli di Stato tedeschi da diversi economisti, tra cui quelli di Goldman Sachs.
Lo spread BTP-Bund a 10 anni riduce i cali iniziali della sessione, viaggiando poco al di sotto della soglia di 119 punti base. Con il panico che ha colpito più volte i mercati finanziari di tutto il mondo, dopo l’annuncio dei dazi da parte del presidente americano Donald Trump nel Liberation Day del 2 aprile scorso, l’avversione al rischio ha portato gli investitori a fare più incetta di Bund che di BTP.
Detto questo, i Titoli di Stato italiani si trovano ora in una situazione di maggiore forza, anche e soprattutto sulla scia dell’upgrade del rating dell’Italia arrivato venerdì scorso dall’agenzia S&P Global.
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