Spread BTP-Bund impazzisce, con Trump non più motivo di vanto per Meloni. Investitori sull’attenti

Laura Naka Antonelli

7 Aprile 2025 - 13:26

Spread BTP-Bund a 10 anni schizza anche oggi, sulla scia delle mosse degli investitori. Nel bel mezzo della tempesta Trump, Meloni viene smentita. E c’è anche un altro problema.

Spread BTP-Bund impazzisce, con Trump non più motivo di vanto per Meloni. Investitori sull’attenti

Magari, per il bene innanzitutto dell’Italia, lo spread BTP-Bund, se e quando si calmeranno le acque, tornerà a scendere.

Magari, e chissà.

Sempre che le profezie terribili che gli economisti stanno sfornando dopo lo schiaffo dei dazi mollato a tutto il mondo dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, e sempre che non esplodi una guerra commerciale a 360° gradi, magari lo spread BTP-Bund tornerà a battere anche il famoso target messo nel mirino dal ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, come è accaduto a dicembre del 2024, quando gli esponenti del governo Meloni hanno levato i calici brindando al tracollo del differenziale.

Spread BTP-Bund a 10 anni motivo di vanto per Meloni schizza di oltre +7%, sfonda quota 130

Per ora, però, la verità è che lo spread BTP-Bund a 10 anni, motivo di vanto del governo italiano, sta piuttosto impazzendo, puntando con decisione verso l’alto, e mettendo nel mirino non tanto la soglia di Giorgetti, quanto nuove soglie pericolo.

Oggi il differenziale tra i rendimenti dei BTP e quelli dei Bund tedeschi a 10 anni schizza infatti di oltre il 7%, sfondando anche la soglia di 130 punti base.

Ironia della sorte, era stata la stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni a tessere di nuovo le lodi dello spread, poco meno di 10 giorni fa, lo scorso 29 marzo 2025.

Lo spread 120 punti in meno da quando ci siamo insediati, il successo dell’emissione dei titoli pubblici. BTP a 15 anni, 133 miliardi di richieste; tutti elementi che mostrano la solidità della nostra economia. Fieri di aver fatto emissioni di Titoli di stato per i piccoli risparmiatori italiani perché è importante mettere il nostro debito nelle mani dei risparmiatori”.

E quel giorno, almeno di primo acchito, nessuno avrebbe potuto darle torto, perchè lo shopping di Titoli di Stato italiani continuava a essere certificato dai numeri, e dimostrato sia dall’appetito dimostrato dai piccoli investitori, che dagli investitori esteri.

Nel caso dei primi, i BTP People hanno infatti risposto con grande interesse all’ennesima chiamata alle armi di Giorgia Meloni, che si è concretizzata con l’emissione del BTP Più, quinta edizione del BTP Valore, caratterizzata dall’opzione del rimborso anticipato.

Nel giro di una settimana, tuttavia, la musica è cambiata, diventando tra l’altro a dir poco assordante.

E, a onor di cronaca, va detto che qualche avvertimento sulla possibilità che l’interesse dei BTP People verso i BTP di Meloni stesse scemando era stato già lanciato.

Investitori a caccia di asset rifugio, rotazione da azioni a bond con trauma dazi Trump

L’annuncio dei dazi di Trump è stato tale da aver mandato subito in corto circuito i mercati di tutto il mondo: a pagare dazio, lo confermano le cifre monstre, sono state soprattutto le azioni, con violenti sell off che hanno colpito prima soprattutto Wall Street, e poi, oltre alla borsa USA, letteralmente tutto il mondo.

Basta guardare all’emorragia che sta facendo sanguinare anche oggi Piazza Affari, dopo il primo tonfo di giovedì e il massacro di venerdì 4 aprile 2025, che ha mietuto vittime soprattutto tra le grandi banche italiane, andate subito in tilt all’annuncio dei dazi di Trump, per diversi motivi.

In generale, la domanda è scattata subito: Fino a dove può scendere Piazza Affari con la nuova era dei dazi Trump?.

Con avversione al rischio subito boom di acquisti sui Treasury

La grande paura che ha travolto l’azionario globale ha avuto l’effetto immediato di provocare una grande rotazione, in primis, dalle azioni ai bond.

Ne hanno beneficiato e ne continuano a beneficiare i Titoli di Stato, come è emerso dal trend dei Treasury, acquistati subito a man bassa, anche grazie al rinfocolarsi delle aspettative sull’arrivo di più tagli dei tassi da parte della Fed di Jerome Powell, nel corso del 2025. (aspettative che si stanno ulteriormente accendendo).

Lo shopping di Treasury ha fatto scendere immediatamente i rendimenti USA, con quelli decennali che hanno bucato la soglia del 4%, scivolando ai nuovi minimi delle ultime settimane.

Oggi nuovo scivolone, che porta i rendimenti a 10 anni a capitolare di più di 5 punti base al 3,936%.

A collassare sono però soprattutto i rendimenti dei Treasury a 2 anni, quelli più sensibili alle aspettative sui tassi sui fed funds decisi dalla Fed, che precipitano oggi di più di 16 punti base al 3,52%, testando il livello minimo dal settembre del 2022.

In Eurozona i Titoli di Stato più premiati sono i Bund e i bond olandesi. Buy deboli su BTP

Narrativa simile in Eurozona, dove i Titoli di Stato sono tuttavia diversi, rispecchiando le dinamiche che interessano i conti pubblici di ciascuna economia.

Anche qui gli investitori sono fuggiti e stanno fuggendo dalle azioni, optando per i bond sovrani, con la differenza che, in un momento di panico, la scelta sta ricadendo più sui Bund, che su altri Titoli espressione di Paesi più indebitati.

Dunque, sicuramente, più sui Bund che sui BTP, come è stato evidente a partire dalla sessione di venerdì scorso, quando lo spread BTP-Bund è schizzato, a dispetto del calo dei rendimenti dei Titoli di Stato italiani.

Il motivo è tutto riassunto nella maggiore appetibilità che i Bund - reduci da un periodo di sell scattato a causa dell’imponente bazooka fiscale da 500 miliardi di euro annunciato agli inizi di marzo dal nascente governo di Berlino di Friedrich Merz - sono tornati ad avere nelle ultime sessioni.

Una appetibilità che, anche nella sessione odierna, è sotto gli occhi di tutti e che dà ragione a chi, fin da subito, ha consigliato al governo e a Giorgia Meloni di non fare della caduta dello spread un motivo eccessivo di vanto, così come di non mostrare una euforia eccessiva verso il trend del PIL dell’Italia, spesso presentato dalla Presidente del Consiglio come PIL da Paese primo della classe in Europa.

Oggi, a fronte del collasso del Ftse Mib e delle altre borse europee, gli investitori continuano a posizionarsi sui Titoli di Stato. Ma, di nuovo, sono i Bund quelli che vengono comprati a un ritmo decisamente più sostenuto, rispetto a quello degli acquisti dei BTP.

A dimostrarlo è il trend dei rendimenti. Gli acquisti di Titoli di Stato tedeschi sono tali da star facendo affondare i rendimenti decennali di 11 punti base, portandoli a scendere al 2,46%.

I BTP vengono tuttora acquistati, ma in misura decisamente inferiore, se si considera che il calo dei rendimenti è di appena 2 punti base, al 3,74%.

Scendono di più tra l’altro, ed è una buona notizia per la Francia - fino a qualche mese fa grande motivo di ansia per tutta l’Europa - i rendimenti degli OAT francesi, che arretrano di 7 punti base al 3,26%.

E sono in ribasso più dei rendimenti dei BTP anche i rendimenti dei Bonos spagnoli, che arretrano di 6 punti base al 3,21%.

Tra i Titoli di Stato primi della classe in Eurozona spicca inoltre di nuovo la carta sovrana dell’Olanda (con i rendimenti in picchiata di 10 punti base al 2,72%), mentre è contenuto - come nel caso dell’Italia - il calo dei rendimenti della Grecia (-2 punti base al 3,40%), Paese che continua a detenere il triste primato di quello più indebitato in Italia e nel mondo.

Così come quella di venerdì scorso, anche la performance di oggi dei Titoli di Stato dimostra insomma come, nel bel mezzo della tempesta che sta travolgendo i mercati, se ci si deve rifugiare in un Titolo di Stato, per molti investitori meglio farlo in quello relativo a una economia alle prese con meno problemi da risolvere per quanto riguarda i propri conti pubblici.

Questo approccio, in realtà, non dovrebbe destare neanche sorprese particolari, visto che più volte economisti ed esperti hanno ricordato a Meloni di non farsi prendere da facili entusiasmi, mettendo in evidenza che un conto era (ed è) il trend dello spread in assenza di turbolenze di mercato, un altro caso è quando esplodono situazioni di panico come quella a cui stiamo assistendo.

Spread e BTP più vulnerabili senza assist BCE

Certo, che poi lo spread BTP-Bund si sia contratto in modo significativo negli ultimi anni del governo Meloni è un dato di fatto.

Si può a tal proposito asserire che, a incidere positivamente, sono stati due fattori che vanno accreditati a Meloni & Co.: la decisione di impegnarsi a non far lievitare ulteriormente il rapporto debito-PIL e deficit-PIL, dunque a risanare in qualche modo le finanze pubbliche dello Stato italiano, e la stabilità del governo (quest’ultimo fattore messo tuttavia di recente in discussione, in una Italia che deve decidere se stare davvero con l’Europa, sia nella lotta contro i dazi di Donald Trump che nel contribuire alla creazione di un sistema di difesa comune UE.

Inoltre, vale la pena di ricordare che, se fino al mese di dicembre lo spread e i BTP avevano potuto contare sul PEPP-QE pandemico, sfornato nel 2020 dalla BCE, ora questo elemento salvifico non c’è più.

Questo scudo salva BTP e anti spread non esiste più, mentre l’elevato rapporto debito-PIL dell’Italia, destinato a oscillare attorno alla soglia del 140% per ancora tanti anni, esiste tuttora ed eccome. Tanto che, anche quando Meloni in questi anni si è fatta vanto del suo spread, in realtà il differenziale è rimasto sempre decisamente più alto rispetto agli spread tra i rendimenti dei titoli di Stato tedeschi e i rendimenti di altri bond di Paesi considerati meno sicuri della Germania.

L’Italia, insomma, è stata tenuta sempre sotto attenta osservazione. E ora ancora di più, visto che il panico sui mercati si traduce di norma in un atteggiamento di avversione al rischio che, così come insegna la storia, alla fine premia gli asset considerati più solidi. E i BTP italiani, espressione diretta di un debito pubblico che si conferma angoscia storica dell’Italia, non fa parte certo di questo club illustre.

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