Dai verbali Bce una certezza: l’inflazione può salire ancora e un altro taglio dei tassi a luglio sembra escluso. Cosa temono i funzionari di Francoforte?
I verbali Bce della riunione del 6 giugno hanno confermato che l’ottimismo sul calo dell’inflazione è cauto e le ipotesi secondo cui i prezzi di energia e generi alimentari si sarebbero attestati al di sotto delle medie a lungo termine nel 2026 rimangono incerte.
La Banca centrale europea ha tagliato i tassi un mese fa, dopo aver anticipato la mossa, ma ha affermato che i tempi di un eventuale taglio successivo sarebbero rimasti in sospeso finché non fosse risultato più sicuro che la crescita dei prezzi si sarebbe avvicinata al suo obiettivo l’anno prossimo.
Nelle ultime settimane, inoltre, i decisori politici hanno chiarito che non ci saranno cambiamenti nella riunione del 18 luglio, dati i costi dei servizi che restano elevati, ma a settembre potrebbe arrivare la seconda diminuzione del costo del denaro.
I verbali Bce hanno quindi confermato che la mossa dell’Eurotower del primo taglio dei tassi non sarà replicata prima di attente valutazioni.
Tutti i dubbi della Bce emersi dai verbali
La Bce, come si legge nei verbali, ha deciso di tagliare i tassi di 25 punti base il 6 giugno con questa riflessione:
“A un certo punto, è stato necessario prendere una decisione basata sulle informazioni disponibili, anche se tali informazioni erano meno conclusive di quanto si sarebbe preferito. Un simile approccio non dovrebbe essere visto come in conflitto con la dipendenza dai dati, poiché attendere la conferma completa implicherebbe quasi certamente un taglio dei tassi di interesse troppo tardivo, creando potenzialmente un rischio significativo di sottostima dell’obiettivo”
Tradotto: la decisione di diminuire il costo del denaro è stata un’iniezione di fiducia, anche se i dati inflazionistici lasciavano dubbi sull’andamento futuro.
Le previsioni sono caute al riguardo: “potrebbero emergere nuovi venti contrari per l’inflazione dei beni in un mondo più incline a frequenti interruzioni della catena di fornitura, frammentazione geopolitica, protezionismo e dinamiche del cambiamento climatico. Quindi, in futuro, una bassa inflazione dei beni non compenserebbe sempre in modo affidabile un eccesso di inflazione dei servizi.”
Sotto la lente, inoltre, c’è la considerazione che i tracker salariali lungimiranti hanno segnalato dinamiche salariali forti nel 2024, ma in rallentamento nel 2025.
Alcuni membri hanno sostenuto che la crescita dei salari aveva sorpreso al rialzo e che l’inflazione sembrava più rigida del previsto, quindi i rischi erano orientati verso valori di inflazione più elevati di quelli previsti. “Ciò preannuncia una maggiore rigidità futura, che potrebbe aumentare la pressione sui prezzi per un certo periodo, anche se i salari stessi fossero un indicatore ritardato”, si legge nei verbali.
Massima attenzione, infine, alle dinamiche della domanda. C’è preoccupazione che, in presenza di incertezze sia politiche che geopolitiche interne, il tasso di risparmio potrebbe aumentare ancora di più del previsto. Se ciò dovesse accadere, i consumi potrebbero essere ridotti più a lungo, ha segnalato il documento.
Dai verbali Bce è emerso quindi che molto probabilmente i tempi non sono maturi per un altro taglio a luglio. L’inflazione continuerà a generare incertezza nel 2024.
© RIPRODUZIONE RISERVATA