Cosa prevede il Piano Draghi per “salvare l’Europa”? Il testo, spiegato

Flavia Provenzani - Violetta Silvestri

11/09/2024

Il testo del Piano Draghi in 6 punti. Ecco cosa prevede la strategia che promette di “salvare l’Europa”.

Cosa prevede il Piano Draghi per “salvare l’Europa”? Il testo, spiegato

Cosa prevede il Piano Draghi? Cosa c’è scritto nel testo dell’ex premier ed ex presidente della BCE con l’obiettivo dichiarato di “salvare l’Europa”?

Dall’istituzione di un nuovo debito comunitario a una maggiore cooperazione, dal focus sull’innovazione e il cambiamento climatico, ecco tutto quel che si trova all’interno del soprannominato Piano Draghi, la cui redazione è stata richiesta direttamente da Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea.

Il Piano Draghi, in sintesi

Il testo del Piano Draghi propone soluzioni e strategie per affrontare le seguenti 6 sfide:

  1. innovazione: il divario tra l’UE e le altre grandi economie mondali deve essere colmato rapidamente, soprattutto sul fronte delle tecnologie rivoluzionarie nei settori digitali/tecnologici, con focus sulla commercializzazione della ricerca;
  2. costi dell’energia: le aziende europee sono sottoposte a dei prezzi dell’energia decisamente più alti rispetto alle controparti statunitensi, scoraggiando così la competitività;
  3. cambiamento climatico: i target previsti nel processo di decarbonizzazione dell’Unione Europea sono più lenti e progressivi rispetto alle economie concorrenti, dinamica che aumenta nel breve termine per le realtà industriali;
  4. dipendenza dall’estero: Draghi individua gli svantaggi generati dalla necessitè di rivolgersi all’estero per avere materie prime essenziali soprattutto per l’avanzamento tecnologico;
  5. difesa e sicurezza: con il quadro geopolitico in continuo degrado, diventa cruciale definire e rispettare nuovi requisiti di spesa per la difesa dell’Unione Europea;
  6. crisi demografica: con le prospettive in calo per la forza lavoro europea, occorre trovare nuove soluzioni per non danneggiare la crescita economica.

Il Piano Draghi sprona quindi un cambiamento radicale per l’Europa. Il documento in 6 punti è disponibile di seguito in versione integrale:

Il testo del Piano Draghi (versione ingrale)
Fonte: Commisione UE

Cosa prevede il Piano Draghi per “salvare l’Europa”

Un’Europa pressata da sfide epocali e trasformazioni cruciali deve ritrovare la giusta competitività per non restare indietro mentre il mondo cambia: il messaggio è di Mario Draghi.

Una politica industriale molto più coordinata, decisioni rapide e nuovi investimenti sono urgenti per tenere il passo con i rivali Stati Uniti e Cina secondo l’ex presidente BCE e del Consiglio italiano, che ha presentato il rapporto su come l’UE dovrebbe mantenere competitiva la sua economia - insistendo su green e digitale - in un periodo di crescenti tensioni a livello globale.

Il documento redatto dall’economista italiano è il risultato di un’analisi che l’UE stessa ha richiesto a Draghi un anno fa circa. C’è una “sfida esistenziale” che chiama in causa l’Europa e che non può più essere rimandata, ha ricordato l’ex governatore BCE.

Il vecchio continente deve investire il doppio di quanto ha fatto nella ricostruzione dopo la Seconda guerra mondiale se vuole davvero tirarsi fuori da un baratro di bassa produttività e crescita debole, mentre scivola dietro gli Stati Uniti e la Cina.

Il Piano Draghi, riassunto in oltre 300 pagine di rapporto, invita l’UE ad aumentare gli investimenti di circa 5 punti percentuali del PIL del blocco (corrispondenti a 800 miliardi di euro l’anno), un livello mai visto in oltre 50 anni, per potenziare la sua economia.

La crescita dell’UE è infatti da tempo “persistentemente più lenta” rispetto agli Stati Uniti, dinamica che dovrebbe spingere il blocco a digitalizzare e decarbonizzare l’economia rapidamente, così da poter competere con i suoi concorrenti a Est e a Ovest.

L’ampia relazione delinea le principali sfide che l’UE deve affrontare attraverso una nuova strategia industriale, che include la riduzione dei prezzi dell’energia, l’aumento della competitività e il rafforzamento degli investimenti nella difesa. Il rischio, altrimenti, è che “non saremo in grado di diventare, contemporaneamente, un leader nelle nuove tecnologie, un faro di responsabilità climatica e un attore indipendente sulla scena mondiale”.

1. Le tre trasformazioni in corso in Europa

Nel contestualizzare la necessità che l’UE cambia passo nella competitività, Draghi sottolinea innanzitutto che ci sono tre grandi trasformazioni e sfide in corso nel vecchio continente e in tutto il mondo.

La prima è la necessità di accelerare l’innovazione e trovare nuovi motori di crescita. Nella tecnologia, le imprese e il sistema del vecchio continente è in declino. “Con il mondo ormai sull’orlo di un’altra rivoluzione digitale, innescata dalla diffusione dell’intelligenza artificiale (AI), si è aperta una finestra affinché l’Europa possa rimediare ai propri fallimenti in termini di innovazione e produttività e ripristinare il proprio potenziale produttivo”, ha scritto Draghi.

Poi c’è la questione dei prezzi energetici, con la sfida enorme per l’Europa di ridimensionarli. Il cambiamento in corso della decarbonizzazione deve essere sfruttato al meglio. “Assumere un ruolo guida nelle nuove tecnologie pulite e nelle soluzioni di circolarità, spostare la produzione di energia verso fonti di energia pulita sicure e a basso costo in cui l’UE ha generose dotazioni naturali” devono essere priorità.

Infine, il terzo cambiamento da cavalcare è quello geopolitico, con un contesto economico e politico globale diventato frammentato e pericoloso. Raggiungere una reale indipendenza strategica
e aumentare la propria influenza geopolitica globale è cruciale, per l’approviggionamento di risorse e per la difesa comune.

2. Transizione energetica

Per trasformare la transizione energetica in un’opportunità, l’Europa deve allineare tutte le sue politiche agli obiettivi climatici ed elaborare un piano congiunto per la decarbonizzazione e la competitività che coinvolga i produttori di energia, i settori delle tecnologie pulite e dell’automotive, nonché le aziende ad alto consumo energetico, le cui emissioni sono difficili da ridurre.

Le quattro maggiori industrie ad alta intensità di emissioni nell’UEe, come la chimica e i metalli, richiederanno 500 miliardi di euro nei prossimi 15 anni per decarbonizzare, afferma il rapporto di Draghi. Oltre a ciò, gli investimenti nei trasporti ammonteranno a 100 miliardi di euro ogni anno tra il 2031 e il 2050.

Draghi ha attirato l’attenzione in modo particolare sul settore automobilistico, definendolo un “esempio chiave di mancanza di pianificazione da parte dell’UE”. Il blocco affronta un rischio reale che i produttori di automobili continuino a perdere quote di mercato a favore della Cina, che è in vantaggio rispetto al blocco dei 27 membri in “praticamente tutti i settori”, pur producendo a un costo inferiore.

3. Supply Chain

L’elevato livello di apertura commerciale dell’UE la lascerà esposta, se le tendenze verso l’autonomia della supply chain accelerano, continua il rapporto. Circa il 40% delle importazioni europee proviene da un piccolo numero di fornitori che sono difficili da sostituire, e circa la metà di questo volume proviene da Paesi con cui il blocco non è “strategicamente allineato”, afferma.

“L’UE dovrà sviluppare una vera e propria “politica economica estera” che coordini accordi commerciali preferenziali e investimenti diretti con nazioni ricche di risorse, la costituzione di scorte in aree critiche selezionate e la creazione di partnership industriali per garantire la filiera di fornitura di tecnologie chiave, secondo il rapporto.

L’Unione dovrà garantire che le dipendenze non aumentino e cercare di “sfruttare il potenziale delle risorse nazionali attraverso l’estrazione mineraria, il riciclaggio e l’innovazione nei materiali alternativi”.

4. Più coordinamento nell’UE

Secondo il rapporto Draghi, i Paesi dell’UE avevano già iniziato a rispondere alle nuove sfide, ma la loro efficacia era limitata dalla mancanza di coordinamento.

I diversi livelli di sussidi tra i Paesi disturbano il mercato unico, la frammentazione limita la scala necessaria per competere a livello globale e il processo decisionale dell’UE è complesso e lento.

“Sarà necessario riorientare il lavoro dell’UE sulle questioni più urgenti, garantire un coordinamento efficiente delle politiche dietro obiettivi comuni e utilizzare le procedure di governance esistenti in un modo nuovo che consenta agli Stati membri che lo desiderano di muoversi più rapidamente”, si legge nel rapporto.

5. Maggiori finanziamenti

“Per massimizzare la produttività, sarà necessario un finanziamento congiunto negli investimenti in beni pubblici europei fondamentali, come per esempio i settori più innovativi... con l’emissione regolare di strumenti di debito comune per consentire progetti di investimento congiunti tra gli Stati membri e contribuire all’integrazione dei mercati dei capitali, si legge nel Piano Draghi.

Per quanto riguarda le misure per mobilitare finanziamenti privati, il rapporto raccomanda di trasformare l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA) da un coordinatore delle autorità di regolamentazione nazionali a un unico ente di regolamentazione per tutti i mercati mobiliari dell’UE, in grado di concentrarsi su obiettivi generali, simile alla Securities and Exchange Commission (SEC) degli Stati Uniti.

6. I settori critici

In un secondo rapporto sulla competitività vengono illustrate le aree politiche di intervento per migliorare coordinamento UE e competitività. Ne vengono evidenziate 10:

  • Energia;
  • Materie prime;
  • Digitalizzazione;
  • Banda larga;
  • Intelligenza Artificiale;
  • Semiconduttori;
  • Industria ad alto consumo energetico;
  • Tecnologie pulite;
  • Automotive;
  • Difesa;
  • Spazio;
  • Settore farmaceutico;
  • Trasporti

Per ottenere risultati tangibili in questi settori e far crescere l’Europa occorrerà lavorare su alcune buone pratiche come l’accelerazione tecnologica, il superamento del gap nelle competenze professionali, la sostenibilità degli investimenti, il rilancio della competitività, il rafforzamento della governance comune.

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