Perché il taglio ai tassi Bce imminente, secondo le previsioni, può avere effetti anche negativi? Un’analisi, con il focus sulle reali ragioni della debole crescita dell’Eurozona.
Con i tagli ai tassi Bce in arrivo e una Fed in attesa di tempi migliori per allentare la politica monetaria, la divergenza tra le due principali banche centrali è data per certa. Con conseguenze finanziarie inevitabili, secondo alcuni esperti.
Se, infatti, la diminuzione del costo del denaro in Eurozona è molto attesa visto il livello record dei tassi al 4,5% che frena mutui, prestiti, investimenti, sarebbe un errore per gli analisti non valutare anche eventuali impatti negativi derivanti da un ribasso del costo di finanziamento in un contesto di tassi Usa elevati. In primo piano c’è l’euro e la possibilità concreta che si indebolisca a fronte di un dollaro forte.
A sottolineare questo aspetto è stato Daniel Lacalle, capo economista di Tressis Gestion. Perché la valuta comunitaria rischia di essere colpita dalla Bce? L’effetto tagli ai tassi sulla valuta può destabilizzare l’Eurozona.
Taglio ai tassi Bce in arrivo, ma attenzione a questo effetto negativo
La prospettiva che la Bce si discosti dalla Federal Reserve sui tagli dei tassi di interesse sarà probabilmente “particolarmente negativa” per i 20 Paesi della zona euro. A sostenerlo è l’esperto Daniel Lacalle su Cnbc, con questa riflessione:
“Il problema del taglio dei tassi in questo momento è che la Bce dà per scontata la forza dell’euro. E se iniziano a tagliare i tassi prima della Federal Reserve, ciò in sostanza dà al mondo un segnale che l’euro deve indebolirsi. E se l’euro si indebolisce, il conto delle importazioni dell’Eurozona aumenterà, rendendo ancora più difficile la crescita dell’Eurozona”.
Lacalle ha affermato che un taglio dei tassi a giugno non spingerà le imprese tedesche, francesi o spagnole a prendere più credito “perché un piccolo taglio dei tassi non è il motore della domanda di credito”. La domanda di credito si riferisce all’appetito per i prestiti alle imprese e al consumo.
Ha aggiunto: “Ciò che rende la domanda di credito interessante, o in aumento, è il fatto che [ci sono] opportunità economiche e di investimento e queste sono frenate dalla regolamentazione e dalla politica energetica sbagliata dell’area euro”.
Una spinta al ribasso dell’euro guidata dalla politica divergente Fed-Bce può quindi portare altre scosse di instabilità. Se la valuta comunitaria si deprezza, in generale può crescere il costo dell’import - e danneggiare aziende che importano - ma agevolare l’export. Attenzione, infine, anche alla giusta valutazione del rapporto tra alti tassi e crescita in Eurozona.
Lacalle di Tressis Gestion ha affermato che una delle teorie prevalenti sul mercato è che gli alti tassi di interesse in Europa siano responsabili della lenta ripresa economica. “Tuttavia, il rallentamento della zona euro non ha assolutamente nulla a che fare con gli aumenti dei tassi”, ha affermato.
Lacalle ha invece sottolineato che la recente debolezza economica in tutta la zona euro dovrebbe essere attribuita alla politica energetica del blocco, alle misure normative e alla politica agricola.
In sintesi, l’atteso taglio ai tassi Bce in arrivo - probabilmente - a giugno potrebbe non essere la panacea di tutti i mali dell’Eurozona.
© RIPRODUZIONE RISERVATA