Il recente recupero delle quotazioni del principale indice azionario Usa potrebbero far pensare che il forte down trend partito dai massimi assoluti sia solo un ampio movimento correttivo della tendenza rialzista di lungo corso. Alcune indicazioni fornite dall’oscillatore RSI e dalle bande di Bollinger fanno pensare ad un proseguimento del rialzo. Vediamoli nel dettaglio
L’indice S&P 500 dal minimo registrato nella seduta del 26 dicembre a 2.346,58 punti, ha proseguito per la via del rialzo registrando successivamente dieci candele di cui solo due con chiusura negativa. Al momento il principale indice azionario statunitense si attesta a 2.584,96 punti ritornando in prossimità dei prezzi registrati durante la seconda decade di dicembre 2018.
Il recente rialzo delle quotazioni è stato supportato dalle parole più accomodanti del numero uno della Fed Powell. La flessibilità dimostrata dalla banca centrale Usa ha fatto bene agli indici azionari Usa e di riflesso anche a quelli europei. A rafforzare l’ottimismo sul titolo anche le minute della Fed di ieri con le quali è stato ribadito che l’istituto centrale Usa non segue un percorso prestabilito, ma che attuerà le sue decisioni in base ai dati economici.
S&P 500, grafico giornaliero. Fonte: Bloomberg
Tra gli analisti ora c’è la sensazione che il ribasso in atto da ottobre sia stato solo un movimento correttivo dell’ampia tendenza rialzista pluriennale. Una buona indicazione del ribasso a cui abbiamo assistito l’avrebbe data, solo a livello grafico, la figura di inversione Rising patterns che si è sviluppata durante la seconda metà del 2018. Da notare anche che l’ipotetico target di questa figura sia stato raggiunto proprio con il minimo segnato il 26 dicembre scorso, ponendo fine alle indicazioni ribassiste.
Tuttavia, prima di confermare l’entità di questo movimento rialzista dello S&P 500, bisognerebbe prestare attenzione ad alcuni elementi tecnici. Vediamo quali.
Per prima cosa è importante notare l’indicazione rialzista evidenziata dalla divergenza dell’oscillatore RSI, visibile collegando i valori minimi registrati in concomitanza con i minimi segnati l’11 ottobre e il 24 dicembre, rispettivamente a 2710,51 e 2.351,10 punti.
Tale divergenza, anche se non particolarmente accentuata, indicherebbe una perdita di forza dei venditori. Un altra indicazione è data dal fatto che l’RSI abbia superato al rialzo il livello critico dei 50 punti. Infatti, oltre ai segnali di eccesso che l’indicatore può fornire in base alle sue soglie di ipercomprato e ipervenduto, un’altra indicazione di forza o debolezza è data dall’intersezione al rialzo o al ribasso dei 50 punti.
Con la seduta dell’8 gennaio, per la prima volta dal 3 dicembre 2018, l’indicatore RSI è ritornato al di sopra dei 50 punti, evidenziando così una ripresa delle forze rialziste. Tuttavia, è bene tenere a mente che, essendo il momentum la parte ciclica dell’andamento del prezzo, questo deve avere conferma della parte direzionale, ovvero del trend. Per il momento l’azione dei prezzi dello S&P 500 deve ancora confermare un modello di massimi e minimi crescenti.
Un altra indicazione importante è data dal fatto che il rimbalzo effettuato con il minimo del 26 dicembre sia partito dalla banda inferiore di Bollinger. A tal proposito i corsi hanno solo di recente superato la mediana e avrebbero ancora molto spazio di manovra fino alla banda superiore.
Tuttavia, prima che ciò avvenga, è probabile che si assista ad un movimento correttivo fino a 2.533,13 punti dove transita la mediana di Bollinger, livello che inoltre coinciderebbe con un minimo importante del 2018, quello registrato il 9 febbraio a 2.532,69 punti.
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