Inflazione torna a una cifra in Europa, ma con una brutta sorpresa

Violetta Silvestri

06/01/2023

La lettura dell’inflazione in Europa del mese di dicembre ha mostrato segnali di allentamento ed è tornata a una cifra: una buona notizia? Non del tutto se si leggono attentamente i dati.

Inflazione torna a una cifra in Europa, ma con una brutta sorpresa

L’inflazione nell’area dell’euro è tornata a una cifra per la prima volta da agosto, alimentando le speranze che il peggior aumento dei prezzi al consumo della regione abbia raggiunto il picco.

La lettura di dicembre è stata del 9,2%, secondo i dati Eurostat, con una crescita più lenta dei costi energetici come unica ragione della moderazione. Il numero riflette i rallentamenti in Germania, Francia, Italia e Spagna ed è stato inferiore al 9,5% previsto dagli economisti Bloomberg.

La lettura, però, va approfondita per capire quanto in realtà i prezzi siano ancora elevati e ben al di sopra del target Bce. Cosa si cela, davvero, nell’inflazione dell’Eurozona in frenata?

Come leggere (davvero) l’inflazione europea

L’indice flash dei prezzi al consumo tra i 20 Paesi membri europei è salito a un tasso annuo del 9,2% a dicembre, in calo rispetto al tasso del 10,1% del mese precedente e al tasso annuo record del 10,6% di ottobre.

Tuttavia, la lettura è solo in parte una buona notizia. Infatti, l’inflazione core, escludendo i prezzi volatili di energia, cibo e carburante, è salita a un nuovo massimo del 5,2%, evidenziando i timori dei responsabili politici che un calo dei prezzi della benzina e dell’energia potrebbe far scendere il tasso principale senza però affrontare le pressioni inflazionistiche sottostanti.

Il grafico elaborato da Bloomberg dai dati Eurostat è chiaro nel mettere in evidenza il perdurante allarme in Eurozona:

Inflazione Eurozona dicembre 2022 Inflazione Eurozona dicembre 2022 Confronto tra dato core e dato generale

Il dato core rappresenta l’indicatore che la Banca centrale europea osserva per decidere come proseguire con il rialzo dei tassi. Negli Stati Uniti, anche la Federal Reserve guarda oltre l’allentamento dell’inflazione complessiva, mettendo in guardia gli investitori dal sottovalutare la sua volontà di inasprire la politica monetaria ancora per qualche tempo.

Il 5 gennaio François Villeroy de Galhau, governatore della banca centrale francese, ha affermato che la Bce dovrà continuare ad aumentare i tassi di interesse per affrontare il problema delle pressioni sui prezzi sottostanti.

Il programma di inasprimento monetario sarebbe probabilmente terminato entro l’estate secondo le sue indicazioni. I mercati finanziari prevedono un picco dei tassi di interesse nell’eurozona di circa il 3,5%.

Cosa aspettarsi in Europa dopo il dato sull’inflazione?

Il membro del consiglio direttivo della Bce Martins Kazaks prevede aumenti “significativi” nelle prossime due riunioni, a febbraio e marzo. In Lettonia, dove è a capo della banca centrale, l’inflazione ha raggiunto il 22% e rimane alta anche ora.

Secondo Carsten Brzeski, economista di ING, l’inflazione di fondo “ostinatamente alta” manterrà i tassi di interesse a livelli più elevati dopo gli aumenti di febbraio, marzo e “probabilmente anche nel secondo trimestre”.

“La Bce inizierà a spostare la sua attenzione dall’inflazione principale all’inflazione core e alla crescita dei salari”, ha detto a Bloomberg TV prima che i dati di venerdì fossero pubblicati. “Questo sarà l’argomento per cui la banca non taglierà i tassi di interesse”.

Sulla stessa scia anche Maeva Cousin, economista senior, secondo il quale: “l’aumento della lettura di base si aggiungerà alle preoccupazioni del Consiglio direttivo sulla persistenza dell’inflazione. Se queste pressioni più forti saranno confermate nel 2023, è probabile che il ciclo di rialzi continui nel secondo trimestre”

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# Bce

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