Arrivati i numeri sull’inflazione dell’area euro e dell’Italia, che orienteranno le decisioni della BCE sui tassi. Intanto Lagarde non arretra.
Pubblicati i dati relativi all’inflazione dell’Italia e dell’area euro, che sono arrivati nello stesso giorno in cui la presidente della BCE Christine Lagarde ha confermato come la battaglia contro il trend dei prezzi, nell’area euro, non sia ancora conclusa e come sia dunque necessario continuare a propendere per la cautela nel processo di allentamento della restrizione monetaria avviato dall’istituzione.
I dati resi noti oggi dal fronte macro sembrano avallare la preoccupazione, mai rientrata, di Lagarde, sebbene sia necessario puntualizzare che diverse sono le voci che continuano a far notare come la BCE debba tagliare in modo più significativo i tassi.
Tra queste, oggi si è messa in evidenza anche quella di Fabio Panetta, governatore di Bankitalia, che ha lanciato un nuovo appello-monito a Lagarde: ““Le condizioni monetarie rimangono restrittive, e richiedono ulteriori riduzioni” dei tassi da parte della Bce.
Nel suo intervento alla 10esima giornata mondiale del risparmio, Panetta è tornato a confermarsi voce dovish del Consiglio direttivo della Banca centrale europea:
“Con il rientro dell’inflazione, occorre porre attenzione alla fiacchezza dell’economia reale: in assenza di una ripresa sostenuta si correrebbe il rischio di spingere l’inflazione ben sotto l’obiettivo. Una situazione che la politica monetaria faticherebbe a contrastare e che va evitata”.
È tuttavia molto probabile che, più che dare ascolto a Panetta, oggi Lagarde si sia concentrata sui dati macro arrivati dall’Eurozona e, nello specifico, anche dall’Italia.
L’Eurostat oggi ha annunciato che, nel mese di ottobre, l’inflazione dell’area euro misurata dall’indice dei prezzi al consumo è salita del 2%, oltre il +1,9% atteso. Accelerazione anche per l’inflazione core, salita del 2,7%, rispetto al +2,6% atteso.
L’inflazione dell’Italia è salita invece a un ritmo inferiore alle stime, ovvero dello 0,9%, rispetto al +1% atteso. Detto questo, anche in Italia l’inflazione ha accelerato il passo.
Tutte notizie cruciali, in vista della prossima riunione della Banca centrale europea, ormai alle porte.
Istat: inflazione Italia accelera a ottobre. Occhio a carrello della spesa e componente core
Per quanto riguarda l’Italia, l’Istat ha annunciato che, nel mese di ottobre e secondo le stime preliminari, l’inflazione è tornata ad accelerare il passo, salendo al ritmo annuo dello 0,9%, seppure in un quadro di stabilità congiunturale.
L’inflazione di fondo - dunque al netto degli energetici e degli alimentari freschi - è rimasta stabile a +1,8%, mentre quella al netto dei soli beni energetici ha accelerato il passo, salendo dell’1,9%, rispetto al +1,7% precedente.
Guardando all’inflazione headline e alle sue componenti, a livello tendenziale, ovvero su base annua, si nota come in Italia i prezzi abbiano accelerato il passo soprattutto nel settore alimentare (+2,4% da +1,1% di settembre), con effetti che si sono manifestati sul “carrello della spesa”, che ha visto i prezzi più che raddoppiare (+2,2% da +1,0%).
Nel complesso, i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona si sono rafforzati su base tendenziale (da +1,0% a +2,2%), come anche quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +0,5% a +1,0%).
L’Istat ha precisato che il rialzo più sostenuto dei prezzi dei beni alimentari ha interessato sia i beni lavorati (da +1,5% a +2,0%) che non lavorati (da +0,3% a +3,3%).
A far salire l’inflazione anche l’aumento del ritmo di crescita dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti (da +2,4% a +2,8%).
L’Istituto Nazionale di Statistica ha aggiunto che tutti questi effetti rialzisti sull’inflazione italiana sono stati solo in parte compensati dalla decisa decelerazione dei prezzi dei beni energetici regolamentati (da +10,4% a +2,0%) e dei prezzi dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +4,0% a +3,6%). Si è smorzata inoltre anche la flessione dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (da -11,0% a -10,2%).
Nel complesso, i prezzi dei beni energetici hanno accentuato il calo su base annua (-9,1% da -8,7%), nonostante l’aumento congiunturale della componente regolamentata.
A livello congiunturale, da una parte l’Istat ha segnalato la crescita dei prezzi beni energetici regolamentati (+5,2%), dei beni alimentari non lavorati (+2,7%) e lavorati (+0,6%) e dei servizi vari (+0,4%); dall’altra, ha indicato la diminuzione dei prezzi dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (-1,3%) e dei beni energetici non regolamentati (-1,0%).
Con i numeri resi noti nella giornata di oggi, l’Istituto nazionale di statistica ha reso noto che l’inflazione dell’Italia acquisita per il 2024 è pari a +1% per l’indice generale e a +2% per la componente di fondo, ovvero per l’inflazione core.
Eurostat, inflazione euro: componente servizi balza del 3,9%, si attenua calo energia
Guardando all’intera inflazione dell’area euro, l’Eurostat ha annunciato la stima preliminare relativa all’indice dei prezzi al consumo del blocco, pari a un rialzo del dato del 2%, per il mese di ottobre 2024, rispetto al +1,7% di settembre.
L’Ufficio di Statistica dell’Unione europea ha messo in evidenza i prezzi dei servizi, che hanno riportato tra tutte le componenti del dato relativo all’inflazione il tasso di crescita più alto, pari a +3,9% su base annua, rimanendo stabili rispetto al mese di settembre.
Tra i rialzi più imponenti, anche quelli dei prezzi dei beni alimentari, alcol e tabacco (+2,9%, rispetto al +2,4% di settembre), dei beni industriali non energetici (+0,5%, rispetto al +0,4% di settembre).
La componente dei prezzi energetici ha segnato invece un calo pari a -4,6%, smorzando il forte calo di settembre, pari a -6,1%).
Euro area #inflation expected to be 2.0% in October 2024, up from 1.7% in September. Components: services +3.9%, food, alcohol & tobacco +2.9%, other goods +0.5%, energy -4.6% - flash estimate https://t.co/sgfZmd9uBx pic.twitter.com/XkLarms4To
— EU_Eurostat (@EU_Eurostat) October 31, 2024
BCE, Lagarde non arretra: l’inflazione non è stata ancora sconfitta
I numeri relativi all’inflazione dell’Italia non avranno di certo spaventato Christine Lagarde, in quanto nel Paese la dinamica dei prezzi è bene o male sotto controllo, anche se il trend di alcune componenti punta ancora verso l’alto. La presidente della BCE non avrà invece visto sicuramente di buon occhio l’accelerazione delle pressioni sui prezzi nell’intera Eurozona, in particolare dell’inflazione core.
Segnali di insoddisfazione sono già emersi nell’intervista rilasciata da Christine Lagarde a Le Monde, pubblicata oggi, con cui la presidente della BCE ha praticamente confermato quanto emerso già ieri dal dato relativo all’inflazione della Germania, che ha fatto scattare subito sull’attenti i mercati, già colti di sorpresa dalla resilienza dimostrata dall’intero PIL dell’area euro nel corso del terzo trimestre, e dalla stessa Germania; una resilienza che stavolta ha visto mancare all’appello proprio l’Italia di Giorgia Meloni, le cui prospettive sarebbero ora anche a rischio di downgrade.
La sorpresa tedesca ha reso subito meno meno probabile la probabilità di un taglio dei tassi di 50 punti base da parte della BCE, su cui i mercati monetari avevano appena iniziato a scommettere, guardando non tanto alla riunione di novembre, ma a quella di dicembre.
A far rientrare le scommesse di una sforbiciata ai tassi di mezzo punto percentuale, sono ora anche le parole della presidente Christine Lagarde, che ha ribadito nell’intervista al quotidiano francese la necessità, per la BCE, di tagliare i tassi mantenendo la massima prudenza, nonostante l’inflazione dell’area euro - nel mese di settembre, prima che venisse pubblicato il dato di ottobre di oggi - fosse scesa dell’1,7% a settembre.
Così Lagarde: “Il target è all’orizzonte ma non vi dirò che l’inflazione è stata sconfitta. Il tasso di inflazione si è attestato all’1,7% a settembre”. Ma che dire dell’inflazione core? “Esclusi i prezzi energetici e dei beni alimentari, è rimasta ancora al 2,7% ”. Dunque, “siamo soddisfatti del numero 1,7%, ma sappiamo anche che, nei prossimi mesi, l’inflazione tornerà a salire, semplicemente a causa degli effetti di base”. E il dato di oggi appena reso noto dall’Eurostat ha appena confermato l’outlook di Lagarde.
Tra l’altro la numero uno della BCE ha spiegato che, se a settembre l’inflazione dell’area euro ha segnato una crescita che si è rivelata addirittura inferiore al target del 2% della BCE, è stato perchè “ i prezzi energetici sono scesi del 6,1% su base annua, facendo scendere il costo del paniere dei prezzi al consumo”. Questo, mentre “ l’inflazione dei servizi - che dipende molto dai salari - è ancora pari al 3,9%. Dunque, la prudenza è giustificata”.
BCE, Lagarde convinta: no recessione in Europa. Prudenza sui tassi
Con l’intervista a Le Monde, Lagarde ha colto anche l’occasione per affermare, di nuovo, che a suo avviso l’Europa non soffrirà alcuna recessione:
“Sulla base delle informazioni ora disponibili e delle nostre valutazioni attuali, non intravediamo una recessione nel 2024, né nel 2025 e né nel 2026”. E di fatto, è stato lo stesso Pil dell’area euro, diffuso ieri dall’Eurostat, a confermare la resilienza dell’economia dell’area euro.
Ma cosa sosterrà l’economia dell’area euro, vista la debolezza della domanda? Per la presidente della BCE “le due leve sono le esportazioni e la domanda domestica, che tornerà a salire. (D’altronde) oggi, con i salari che aumentano e l’inflazione che scende, i redditi disponibili stanno aumentando”: una dinamica, ha puntualizzato Lagarde, che “per il momento sta creando vantaggi più ai risparmi che ai consumi. Ma noi siamo convinti, e la storia dell’economia lo dimostra, che questi redditi disponibili aggiuntivi saranno canalizzati alla fine verso i consumi”.
Più in generale, nell’illustrare la direzione dei tassi, Lagarde ha affermato che “il ritmo a cui i tassi di interesse saranno tagliati sarà determinato dai dati economici che riceveremo nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, sulla base della nostra valutazione aggiornata dell’outlook sull’inflazione, delle dinamiche dell’inflazione sottostante e della forza della trasmissione della politica monetaria. E, al fine di rivitalizzare la crescita, è urgente agire sul fronte delle riforme strutturali”.
Insomma, Christine Lagarde è stata di nuovo chiara: sulla direzione dei tassi dell’area euro, non si può dare nulla per scontato, come già avvertito nelle ultime settimane, dopo quel recente taglio dei tassi, il terzo del 2024 e di nuovo pari a -25 punti base, annunciato lo scorso 17 ottobre. E i dati di oggi sull’inflazione sembrano avallare la sua prudenza.
Non tutti sono tuttavia d’accordo, però: ed è possibile, con il PIL dell’Italia che è rimasto al palo nel terzo trimestre del 2024, che nuovi appelli alla BCE a favore di una riduzione di 50 punti base vengano lanciati nei prossimi giorni soprattutto dal governo Meloni. Cadendo, tuttavia, come la storia dimostra, di nuovo nel vuoto.
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