Inflazione Italia a dicembre e nel 2024, i prezzi scesi e aumentati. Segnale forte alla BCE o no?

Laura Naka Antonelli

16 Gennaio 2025 - 11:21

L’ISTAT ha appena annunciato i numeri relativi all’inflazione dell’Italia, relativa al mese di dicembre e all’intero 2024.

Inflazione Italia a dicembre e nel 2024, i prezzi scesi e aumentati. Segnale forte alla BCE o no?

L’ISTAT ha appena pubblicato i dati relativi all’inflazione dell’Italia, relativa al mese di dicembre e all’intero 2024. Così si legge nel commento dell’Istituto Nazionale di Statistica italiana:

“A dicembre l’inflazione è stabile a +1,3%. Nella media 2024, la crescita tendenziale dei prezzi al consumo si attesta all’1,0%, in forte calo rispetto al +5,7% del 2023. La netta attenuazione dell’inflazione nell’anno appena concluso è per lo più imputabile alla marcata discesa dei prezzi dei beni energetici (-10,1% da +1,2% del 2023). Anche negli alimentari si assiste a un rapido ridimensionamento della dinamica dei prezzi (+2,2% da +9,8%), che tuttavia resta ben al di sopra del tasso di inflazione”.

Il risultato, si legge nella nota dell’ISTAT, è che nel 2024, l’inflazione di fondo dell’Italia, ovvero l’inflazione core, si è si attestata al +2%, in forte ritirata rispetto al boom del 5,1% del 2023: un segnale forte per la BCE - proprio oggi verranno pubblicate tra l’altro le minute relative all’ultima riunione del Consiglio direttivo della Banca centrale europea, del 12 dicembre scorso .

Almeno in Italia, nel corso del 2024, il rallentamento dell’inflazione tanto auspicato dall’Eurotower, combattuto a colpi di strette monetarie nel 2022 e nel 2023, si è verificato.

Detto questo, va ricordato che la politica monetaria della BCE tiene in considerazione le dinamiche dei prezzi di tutta l’area euro.

Inoltre, dagli stessi dati emersi oggi dall’ISTAT è emersa la ripresa dei prezzi dei beni energetici anche in Italia, la stessa che ha contribuito principalmente all’attenuazione dell’inflazione nel corso del 2024.

Sempre in riferimento all’inflazione dell’Italia, nel 2024 si segnala il dietrofront importante anche per i prezzi del “carrello della spesa”, che da un boom del 9,5% su base annua nel corso del 2023 sono saliti nel 2024 del 2%.

Al netto dei soli prezzi energetici, l’inflazione ha segnato una crescita pari a +2,1% (+5,3% nel 2023).

Veniamo ai dettagli.

Inflazione dicembre: +0,1% su base mensile, +1,3% su base annua. Il trend prezzi

Per quanto riguarda il solo mese di dicembre, l’ISTAT ha annunciato sulla base dei dati definitivi raccolti che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, è salito dello 0,1% rispetto al mese di novembre e dell’1,3% su base annua, come nel mese precedente. Confermata di conseguenza la stima preliminare.

L’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, ha segnato una decelerazione a dicembre (da +1,9% a +1,8%), come anche quella al netto dei soli beni energetici (da +2% a +1,7%).

In generale, nel mese di dicembre, la crescita dei prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona è rallentata su base tendenziale da +2,3% a +1,7%, mentre hanno accelerato il passo in modo lieve i prezzi dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +1,6% a +1,7%)

Nello specifico, a dicembre la stabilità dell’inflazione è stata il frutto di andamenti opposti delle diverse divisioni di spesa: da un lato sono scesi i prezzi dei prodotti alimentari e delle bevande analcoliche (da +2,8% a +2,1%), dei mobili, articoli e servizi per la casa (da +0,5% a +0,2%), di ricreazione, spettacoli e cultura (da +1,9% a +0,9%) e dei servizi ricettivi e di ristorazione (da +3,4% a +2,9%).

Dall’altro lato, sono tornati a salire su base annua i prezzi dei trasporti (+0,5%, da -0,6%), mentre è venuta meno la spinta deflazionistica dei prezzi di abitazione, acqua, elettricità e combustibili (che hanno registrato nel mese una variazione tendenziale nulla, da -0,6% di novembre), così come si è attenuato il calo dei prezzi del settore comunicazioni, che hanno registrato una flessione meno ampia (da -5,5% a -5,2%).

Per quanto riguarda il trend invece su base mensile - a dicembre l’inflazione dell’Italia misurata dall’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività, al lordo dei tabacchi, è salita dello 0,1% su novembre - la causa è stata la crescita dei prezzi degli energetici regolamentati (+1,5%), dei servizi relativi ai trasporti (+1,4%), dei servizi relativi all’abitazione (+0,4%), degli energetici non regolamentati e dei beni non durevoli (+0,3% entrambi).

Gli effetti di questi aumenti sono stati solo in parte compensati dalle diminuzioni dei prezzi degli alimentari non lavorati (-0,7%) e lavorati (-0,3%) e dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (-0,2%).

L’inflazione media in Italia nel 2024

Guardando invece all’intero 2024, le divisioni i cui prezzi sono scesi in modo significativo su base annua sono abitazione, acqua, elettricità e combustibili (da +3,9% a -5,6%) e trasporti (da +3,5% a +0,7%), a causa per lo più della dinamica dei prezzi dei beni energetici presenti in questi due raggruppamenti.

In rallentamento anche i prezzi dei prodotti alimentari e bevande analcoliche (da +10,0% a +2,4%), di bevande alcoliche e tabacchi (da +3,5% a +2,3%), di abbigliamento e calzature (da +3,0% a +1,2%), dei mobili, articoli e servizi per la casa (da +6,1% a +0,8%), dei servizi sanitari e spese per la salute (da +1,6% a +1,5%), delle comunicazioni (da +0,1% a -5,6%), di ricreazione, spettacoli e cultura (da +3,6% a +1,3%), dei servizi ricettivi e di ristorazione (da +7,0% da +3,9%) e di altri beni e servizi (da +4,0% a +2,6%). In accelerazione invece i prezzi dell’istruzione (da +1,1% a +2,2%).

Nella media del 2024 occhio alla decelerazione dei prezzi dei beni (da +6,4% del 2023 a -0,5%) e di quelli dei servizi (da +4,2% a +2,8%).

L’ISTAT ha precisato che l’andamento dei prezzi dei beni, così come quello dell’indice generale, è stato influenzato per l’appunto essenzialmente dai prezzi dei beni energetici che, nella media del 2024, hanno registrato un calo di poco superiore a 10 punti percentuali rispetto all’anno precedente (-10,1%).

Detto questo, la flessione dei prezzi dei beni energetici è risultata più intensa nel primo trimestre dell’anno (-16,4%) ed è andata progressivamente attenuandosi nei nove mesi successivi, finendo a -5,8% nell’ultimo trimestre.

Più in dettaglio, nella media del 2024, i prezzi dei beni energetici regolamentati hanno fatto segnare una flessione pari a -0,2%, molto meno ampia di quella registrata nel 2023 (-27,8%), che riflette, da un lato la dinamica dei prezzi dell’energia elettrica mercato tutelato (-24,2%, da -25,7% del 2023), dall’altro quella dei prezzi del gas di città e gas naturale mercato tutelato (+26,6%, da -31,0%).

Analizzando le variazioni trimestrali, nel primo trimestre i prezzi dei beni energetici regolamentati hanno evidenziato un sensibile calo (-17,7%), a cui è seguita tuttavia una fase di progressiva accelerazione della dinamica tendenziale, salita a +1,0% nel secondo trimestre e a +12,1% nel terzo che si è interrotta nell’ultimo trimestre dell’anno (+8,0%).

Per quanto riguarda i prezzi dei servizi, la decelerazione (da +4,2% del 2023 a +2,8%) è imputabile a quasi
tutte le componenti: i prezzi dei servizi relativi all’abitazione sono passati da +3,6% a +2,6%, quelli dei servizi
ricreativi, culturali e per la cura della persona da +5,9% a +3,8%, quelli dei servizi relativi ai trasporti da +4,4%
a +3,1% e dei servizi vari da +2,7% a +1,8%.

Solo i prezzi dei servizi relativi alle comunicazioni hanno registrato un’accelerazione (da +0,5% a +0,8%).

Ma i prezzi scendono davvero? L’attenti del Codacons: aggravio medio per famiglia di 448 euro

Detto questo, la decelerazione dei prezzi in Italia nel corso del 2024 non ha rassicurato il Codacons che, nell’alaborare i numeri definitivi dell’ISTAT relativi al 2024, ha decretato in una nota che la verità è che lo scorso anno l’inflazione, a parità di consumi, ha prodotto un maggior esborso a carico delle famiglie italiane per complessivi 8,5 miliardi di euro.

Dopo i forti rincari registrati nel biennio 2022-2023, l’inflazione media si è attestata nel 2024 in Italia all’1%. In termini di spesa, l’impatto della crescita dei prezzi equivale ad un aggravio medio da +448 euro annui per una famiglia con due figli, +329 euro la famiglia «tipo». Se si considera la totalità delle famiglie italiane, l’inflazione all’1% si traduce in un maggior esborso complessivo da +8,5 miliardi di euro su base annua a parità di consumi”.

ll verdetto del Codacons non conferma praticamente nessun sospiro di sollievo per le famiglie italiane: tutt’altro, come ha sentenziato il presidente dell’Associazione, Carlo Rienzi:

“I numeri dell’Istat ci dicono che i prezzi al dettaglio in Italia anziché scendere continuano a salire, con aumenti che si aggiungono ai fortissimi rincari registrato lo scorso biennio, pari al +13,8% tra il 2022 e il 2023. Incrementi che colpiscono spese primarie come gli alimentari, incidendo sui redditi e sui consumi delle famiglie, il tutto nel totale immobilismo del governo che ancora non ha adottato alcuna misura per calmierare l’inflazione”.

Ma insomma, il mostro dell’inflazione è stato sconfitto o no? La risposta a questa domanda è decisiva, in quanto è la stessa BCE di Lagarde che continua a tenere sotto stretta osservazione la dinamica dei prezzi nell’intera Eurozona per decidere il da farsi sui tassi. Lagarde in primis ha più volte ribadito la spina che continua a essere rappresentata dall’inflazione dei servizi.

Vale la pena di ricordare che la BCE ha iniziato a tagliare i tassi dell’area euro il 6 giugno scorso, per poi procedere a una ennesima riduzione lo scorso 12 settembre.

I tassi di interesse sono stati tagliati per la terza volta dopo la riunione del Consiglio direttivo dello scorso 17 ottobre.

Il quarto taglio dei tassi è avvenuto infine, per l’appunto, lo scorso 12 dicembre. E la domanda che continua ad assillare i mercati, ovviamente, è quante altre volte Lagarde taglierà i tassi nel 2025, e anche negli anni successivi.

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