L’inflazione scende ma i prezzi dei generi alimentari continuano a salire nei supermercati. Si parla di speculazione. Vediamo quanto costa il rincaro dei prezzi a ogni famiglia.
Anche se l’inflazione, finalmente, sembra allentare la sua morsa, i prezzi dei beni alimentari al supermercato non accennano a diminuire ed il sospetto delle associazioni dei consumatori è che qualcuno stia speculando sulle tragedie che nell’ultimo periodo hanno colpito l’Italia e il mondo intero. Dalla pandemia di Covid-19 al conflitto in Ucraina, per completare il quadro con gli alluvioni che hanno colpito l’Emilia Romagna.
Ogni motivo sembra buono per motivare l’aumento dei prezzi dei generi alimentari, un aumento medio che rispetto a un anno fa (riferimento giugno 2022 – giugno 2023) dell’11,2%. A toccare il record assoluto, però, è lo zucchero il cui prezzo è salito del 46%.
Rincari per prodotti a uso quotidiano
L’aumento dei prezzi riguarda soprattutto beni che si utilizzano quotidianamente e di cui, per questo, non si può fare a meno. Olio, pasta, zucchero, solo per citare alcuni. Proprio per il fatto che il rincaro dei prezzi nella vendita al dettaglio non risponde a quello di reale inflazione, le associazioni dei consumatori parlano di possibile speculazione.
Ma quanto questi aumenti incidono su base annua sulle finanze di ogni famiglia? A fare i conti è il direttore Dell’Unc Massimiliano Dona, il quale specifica che per una famiglia standard di madre, padre e due figli, un’inflazione al 6,4% avrebbe un impatto annuo di spesa maggiorata pari a 1.830 euro. Di questa stangata ben 861 euro sono necessari per far fronte ai soli rincari di spesa alimentare (che ricordiamo essere, in media, dell’11,2%).
Per una famiglia composta, invece, da genitori con un solo figlio l’impatto su base annua sarebbe di 1.670 euro e ben 777 euro servirebbero a far fronte agli aumenti di cibi e bevande. Aumenti, che ricordiamo, sono considerati rispetto agli stessi alimenti venduti un anno fa.
Ovviamente con l’aumento dei figli la stangata aumenta, così come aumenta all’aumentare dei componenti del nucleo familiare visto che con l’aumentare del numero dei componenti cresce anche il bisogno di spesa alimentare, quella che praticamente ha subito un impatto maggiore dai rincari.
Inflazione in discesa, spesa no
La cosa che fa riflettere, però, è che da inizio anno l’inflazione è scesa del 4% e questo dovrebbe andare ad incidere anche sul prezzo delle vendite al dettaglio. Ma la stessa discesa non si è riscontrata nel fare la spesa al supermercato dove l’attenuazione dei prezzi non corrisponde al 4%, ma a poco meno del 2%, visto che l’aumento è passato da inizio anno, dal 12,6% al 10,7% (-1,9%, quindi).
La cosa assurda, ad esempio, è che se la pasta ha subito una discesa dello 0,3% a maggio rispetto al mese precedente, a giugno ha avuto un nuovo rincaro dello 0,6%. Tali aumenti si registrano su diverse tipologie di alimenti, come abbiamo visto con in testa lo zucchero seguito dal riso che, in un anno, ha subito un rincaro superiore al 32%. Ma anche l’olio di oliva le patata hanno avuto un aumento del prezzo, rispetto allo scorso anno, di oltre il 26%.
Rincari vertiginosi anche per gelati, latte conservato, verdure fresche, succhi di frutta, margarina, bibite analcoliche, vegetali surgelati, alimenti per l’infanzia, uova e formaggi.
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