Iptv, come fanno le autorità a trovarti?

Ilena D’Errico

22 Marzo 2025 - 22:44

Ecco come fanno le autorità a trovare chi usa le Iptv illegali e cosa si rischia a seconda dei casi.

Iptv, come fanno le autorità a trovarti?

La lotta allo streaming illegale e alla pirateria digitale ha richiesto un notevole impegno da parte delle istituzioni europee e nazionali, portando a un aggiornamento della normativa di riferimento. Si è trattato di un passaggio fondamentale per rendere le regole sul diritto d’autore più efficaci rispetto all’epoca contemporanea. Ciò avviene non solo attraverso un sistema più preciso, rigido e severo, ma anche mediante la pianificazione di controlli mirati e minuziosi in grado di rilevare le violazioni. In Italia bisogna in particolar modo citare la cosiddetta legge anti pezzotto (n. 93/2023), che ha anche istituito il Piracy Shield.

Si tratta di una piattaforma online per il contrasto alla pirateria gestita dall’Agcom che svolge una funzione essenziale nel controllo degli illeciti, anche perché con la nuova normativa anche gli utenti finali sono sanzionati. Molte persone ritengono invece di essere al riparo dalle sanzioni, pensando di non poter essere facilmente rintracciati o comunque che le autorità non abbiano davvero interesse nel perseguirli. In realtà, non è proprio così. Rispondiamo quindi a un dubbio comune: come fanno le autorità a trovarti se usi l’Iptv illegale. Ecco come funzionano i controlli.

Come fanno le autorità a trovarti se usi l’Iptv illegale

Come anticipato, la convinzione per cui chi usa l’Iptv illegale non può essere rintracciato è del tutto errata. Gli organi che si occupano delle indagini, in particolar modo la Polizia postale, possono facilmente seguire il flusso di contenuti in streaming e risalire agli utenti che ne fanno uso. Il protocollo d’intesa siglato dall’Agcom insieme alla Guardia di Finanza e alla procura di Roma fornisce strumenti preziosi in tal senso, garantendo alle autorità i mezzi per agire tempestivamente. Ma come avviene precisamente questo meccanismo? In realtà, il meccanismo di base è piuttosto semplice: il flusso di dati proveniente dalle Iptv può essere seguito e ricondurre agli indirizzi Ip degli utenti.

Questo codice numerico è univoco e viene appunto impiegato per identificare con precisione un dispositivo connesso a internet. Da qui è poi facile avere tutte le informazioni desiderate sull’utente, soprattutto dal momento in cui le autorità possono ottenere le informazioni necessarie dal provider di internet e dai gestori informatici. Ovviamente, ciò non significa che la Polizia locale impieghi tutto il proprio tempo e le risorse per controllare l’attività degli utenti italiani, un’azione che peraltro sarebbe difficilmente giustificata. L’indagine parte piuttosto dall’individuazione delle Iptv illegali, quindi dai servizi di streaming, che vengono dapprima sequestrati e bloccati. A questo punto le autorità possono approfondire e trovare anche gli utenti finali che hanno consumato i contenuti in streaming in maniera illecita.

Non bisogna pensare che si tratti di una possibilità così remota, visto che c’è perfino una sentenza della Corte di Cassazione - ben più datata rispetto alla legge anti pezzotto - che sancisce la responsabilità dei cittadini che guardano contenuti pirata. Con le nuove regole, che appunto sanzionano anche la sola fruizione dei contenuti illeciti, è ragionevole aspettarsi un ulteriore aumento dei controlli e delle multe. In tal proposito, si ricorda che per ogni contenuto visionato la sanzione va da un minimo di 150 euro a un massimo di 1.032 euro. Per chi invece effettua il download dei contenuti la sanzione aumenta ancora, passando a un intervallo compreso tra 1.032 e 5.000 euro, proprio perché può esserci un contributo alla diffusione illecita e dunque al reato.

Conseguenze piuttosto gravi, per quanto non ci si trovi dinanzi a un reato per la sola visione dei contenuti con Iptv illegale, in particolar modo se si considera che questo tipo di approfondimenti è indispensabile a individuare le azioni perseguibili penalmente. È quindi inevitabile una maggiore attenzione sui semplici fruitori dello streaming, che comunque commettono un illecito, anche se non è sempre prevedibile il proseguimento del procedimento sino ad arrivare alle sanzioni. D’altra parte, il nuovo protocollo dovrebbe garantire tempi d’azione piuttosto celeri, con il blocco dei siti internet interessati entro 30 minuti dalla segnalazione e la tempestiva interruzione di qualsiasi nome di dominio, sottodominio o indirizzo Ip eventualmente usato per la stessa finalità. Non bisogna quindi credere di eludere facilmente le regole.

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