C’è un motivo per cui l’Isee 2024 è più alto rispetto a quello dello scorso anno. Dipende da un “errore” commesso dal governo, sul quale potrebbero presto esserci novità.
Nell’Isee 2024 c’è una novità che va a svantaggio delle famiglie: dal momento che viene preso in considerazione l’anno 2022, per la prima volta sul valore dell’attestazione incide anche l’Assegno unico universale (Auu).
Ricordiamo infatti che l’Auu è entrato in vigore, sostituendo gli assegni al nucleo familiare, da marzo 2022, garantendo alle famiglie un sostegno importante e soprattutto esentasse.
Tuttavia, il fatto che l’Assegno unico non fa reddito non deve far pensare che non se ne tenga conto dell’Isee. Nonostante fosse in programma da tempo, infatti, a oggi il governo Meloni non ha ancora pensato a un modo per escludere l’Assegno unico dal calcolo dell’Isee, ragion per cui quest’anno l’Isee di molte famiglie è risultato essere più alto.
Perché l’Assegno unico aumenta l’Isee
Diverse famiglie quest’anno hanno notato con dispiacere che il valore dell’Isee 2024 è più alto rispetto alle attestazioni rilasciate negli anni precedenti, senza tra l’altro capirne la ragione.
Ebbene, tolto che ogni caso è a sé, c’è un elemento che accomuna gran parte delle famiglie: il fatto che nella Dsu di quest’anno si sia tenuto conto, per la prima volta, dell’Assegno unico universale.
È vero infatti che negli anni precedenti le famiglie prendevano gli assegni familiari (Anf) e che anche questi erano considerati nell’Isee, ma va anche detto che ciò valeva per i soli lavoratori subordinati per i quali allo stesso tempo non si teneva conto delle detrazioni per figli a carico considerate in busta paga.
L’Assegno unico universale, comprendendo anche autonomi e disoccupati, interessa un maggior numero di famiglie, senza poi trascurare il fatto che generalmente l’importo percepito è più alto rispetto a quello che veniva erogato con gli assegni familiari.
Da qui l’amara sorpresa, un Isee più alto che paradossalmente incide negativamente sull’Assegno unico stesso visto che l’importo della prestazione dipende da quello dell’attestazione. E non solo, con un Isee più alto si riducono le possibilità di beneficiare di altre agevolazioni.
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Perché l’Assegno unico universale è ancora nell’Isee
A far riflettere è il fatto che la possibilità di non considerare l’Assegno unico nell’Isee, totalmente o parzialmente, era prevista persino dalla legge delega del 2021 che ha istituito la misura.
Tale decisione veniva però rimandata a un successivo decreto attuativo, del quale però non si è occupato né il governo Draghi - caduto a luglio del 2022 - né tantomeno quello Meloni che nonostante la promessa di revisione dell’intero Isee, e il possibile passaggio al cosiddetto quoziente familiare, ha lasciato tutto così com’è.
Per la prima volta quindi le famiglie sono state esposte al rischio di avere l’Assegno unico considerato nell’Isee, facendo scattare le proteste delle opposizioni.
In particolare del Partito Democratico che nella giornata di ieri ha depositato al Senato un’interrogazione, a firma di Graziano Delrio, alla ministra del Lavoro Marina Calderone, chiedendo quali sono le intenzioni del governo rispetto alla possibilità di ridurre, fino ad azzerare, il peso dell’Assegno unico nell’Isee.
Cosa farà il governo?
Il governo sembra essere perlomeno pronto a discutere di modifiche da apportare al calcolo dell’Isee.
La conferma arriva da Maurizio Leo (viceministro dell’Economia) e da Maria Teresa Bellucci (viceministra al Lavoro) che dopo essersi confrontati con Adriano Bordignon, presidente del Forum delle associazioni familiari riguardo all’importanza di escludere l’Assegno unico dall’Isee per evitare il paradosso di una misura che anziché sostenere le famiglie le penalizza, hanno aperto alla possibilità di una riforma dell’Isee, senza però scendere nel dettaglio sul quando e come.
Per il momento, quindi, l’Isee 2024 continuerà a tener conto di quanto percepito di sostegno nel corso del 2022. E se non dovessero esserci novità il prossimo anno potrebbe andare ancora peggio visto che l’Assegno unico verrebbe considerato per tutte le 12 mensilità (mentre oggi solo da marzo a dicembre 2022) e a fronte di un importo più alto tenuto conto della rivalutazione avvenuta a gennaio 2023.
Una soluzione, quindi, sembra essere necessaria, specialmente per non penalizzare le famiglie più povere. Non sarebbe infatti una bella immagine quella di un Paese che favorisce i piccoli risparmiatori escludendo i Btp dal calcolo dell’Isee, dimenticando invece chi avrebbe maggiormente bisogno di un sostegno.
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