Molte famiglie hanno sbagliato l’Isee senza neppure accorgersene: errori in buona fede che tuttavia possono costare molto caro.
Commettere un errore nella presentazione della Dsu ai fini Isee può costare molto caro, persino il penale in certi casi. E poco importa se si tratta di un errore commesso in buona fede: in ogni caso le sanzioni per Isee sbagliato sono molto severe, specialmente per chi usufruisce dell’attestazione per accedere agli strumenti di sostegno al reddito come può essere il nuovo Assegno di inclusione.
Eppure ci sono molte famiglie che hanno un Isee sbagliato e l’hanno utilizzato per fare domanda per bonus e agevolazioni. Il problema è che spesso non se ne rendono neppure conto in quanto l’errore è stato commesso per scarsa conoscenza delle normative: tuttavia, la legge non ammette ignoranza e per questo le sanzioni verranno comunque afflitte.
Non bisogna credere neppure che il rilascio dell’Isee tramite Caf vi metta al riparo da spiacevoli con cui chi presenta la Dsu si prende la responsabilità di quanto dichiarato.
Quando si richiede l’Isee va prestata molta attenzione
Ecco perché quando si fa l’Isee bisogna stare attenti a non commettere errori, per quanto comunque qualche scivolone sia comunque possibile specialmente per quelle famiglie che anziché informarsi riguardo alle regole per la compilazione della Dichiarazione sostitutiva unica preferiscono affidarsi completamente ai centri di assistenza fiscali, i quali potrebbero non essere a conoscenza di alcune informazioni rilevanti che se omesse possono comportare una falsa attestazione.
A tal proposito, l’errore più comune riguarda i componenti del nucleo familiare: ad esempio c’è chi inserisce solamente coloro che sono effettivamente presenti nello stato di famiglia, in quanto residenti sotto lo stesso tetto, dimenticando invece altre persone che pur vivendo altrove dovrebbero essere indicate.
Va detto che nella maggior parte dei casi i Caf svolgono un servizio accurato, accertandosi che nella Dsu vengano indicati tutti i componenti; tuttavia nel rispondere a molte delle segnalazioni inviate a noi di Money.it ci siamo resi conto che può capitare che il centro di assistenza, anziché scavare a fondo informandosi sull’eventuale presenza di altre persone non presenti nello stato di famiglia, si attengono a quanto dichiarato da chi richiede l’Isee senza quindi risparmiargli l’errore.
A tal proposito, uno degli errori più comuni riguarda l’Isee minorenni, dove le coppie di genitori non sposati e non conviventi sono solite indicare come componente del nucleo familiare esclusivamente il genitore residente con il minore per il quale si richiede la prestazione (come ad esempio può essere l’assegno unico universale per figli a carico), quando in realtà bisognerebbe considerare anche l’altro.
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Isee minorenni, cosa devono fare le coppie di genitori non conviventi e non sposati
Quando una coppia di genitori non convive ma è legalmente sposata non ci sono problemi: i coniugi, infatti, vanno comunque considerati nello stesso nucleo familiare, anche se residenti in due abitazioni differenti.
Diverso il caso di quei genitori non conviventi e nemmeno sposati: non fanno parte dello stesso nucleo familiare, tuttavia bisogna comunque dare comunicazione di entrambi nella Dsu. Nel caso dell’Isee minorenni - ossia laddove l’attestazione sia utile per richiedere bonus o agevolazioni per i figli a carico - il genitore non convivente viene considerato come “componente aggregato al nucleo” e si terrà conto dei suoi redditi e patrimonio per il valore dell’attestazione (per il solo figlio in comune).
Quindi, nel rivolgersi al Caf chi richiede l’Isee deve spiegare la propria situazione familiare non omettendo la presenza dell’altro genitore: sarà compito dell’operatore inserirlo correttamente nell’apposito riquadro, scongiurando così qualsiasi rischio.
Quando il genitore non convivente non è componente aggregato
Non sempre, però, il genitore non sposato e non convivente va considerato come componente aggregata al nucleo. Secondo la normativa, infatti, ne sono esclusi coloro che:
- risultano sposati con una persona diversa dall’altro genitore;
- hanno figli con una persona diversa dall’altro genitore;
- sono obbligati, con provvedimento dell’autorità giudiziaria, al versamento di assegni periodici diretti al mantenimento dei figli.
- sono stati esclusi dalla potestà sui figli o è stato allontanato dalla residenza familiare.
- sono stati accertati estranei in termini di rapporti affettivi ed economici, in sede giurisdizionale o dalla pubblica autorità competente in materia di servizi sociali.
Laddove sussista anche una sola delle suddette condizioni, esclusivamente per quanto riguarda il genitore non convivente, non bisognerà indicarlo come componente aggregato. Tuttavia, se l’esclusione è motivata dall’obbligo di versamento degli assegni periodici per il mantenimento dei figli, bisognerà darne informazione dell’importo percepito.
Attenzione anche ai figli maggiorenni non conviventi
Non solo componente aggregato: un altro errore comune commesso al momento della presentazione dell’Isee riguarda i figli maggiorenni non conviventi con i genitori. Fino allo scorso anno, infatti, questi non erano da considerare nel nucleo quando soddisfavano almeno una tra le seguenti condizioni:
- età pari o superiore a 26 anni;
- reddito personale sufficiente per non essere più considerato a carico dei genitori (4.000 euro se di età inferiore a 24 anni, 2.840,51 euro successivamente);
- è sposato o ha figli.
Nel 2024 la prima ipotesi è venuta meno: indipendentemente dall’età, quindi, un figlio con reddito inferiore alle suddette soglie, non sposato e senza figli, va nel nucleo dei genitori anche se residente in un altro indirizzo,
Una novità che potrebbe indurre molti nuclei familiari all’errore, con le stesse conseguenze previste per chi non inserisce la componente aggregata.
Cosa rischia chi ha l’Isee sbagliato perché ha sbagliato a indicare i componenti
Se l’Isee è sbagliato, ossia se più basso di quello che sarebbe dovuto essere, il richiedente dovrà farsi carico di una sanzione il cui importo va da un minimo di 5.164 euro a un massimo di 25.822 euro; in ogni caso la sanzione erogata non potrà comunque superare il triplo del beneficio conseguito.
Molto, quindi, dipende da quanto percepito grazie all’Isee sbagliato, importo che dovrà essere completamente restituito con il rischio di un debito molto salato nei confronti dell’Inps.
E attenzione: perché nel caso in cui quanto percepito grazie all’Isee sbagliato dovesse essere superiore a 3.999,96 euro, si andrà anche sul penale con il rischio di una reclusione da 6 mesi a 3 anni.
Senza dimenticare poi che laddove l’Isee sia servito per accedere all’Assegno di inclusione si configura anche il reato di percezione indebita dello stesso, punito con la reclusione da 2 a 6 anni per coloro che al fine di ottenere indebitamente il beneficio economico rendono o utilizzano dichiarazioni o documenti falsi o attestanti cose non vere, ovvero omettono informazioni dovute.
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Cosa fare se l’Isee è sbagliato?
Se dopo aver letto questo articolo ti rendi conto di aver commesso l’errore descritto, il consiglio che ti diamo è di rivolgerti immediatamente al Caf presso cui hai inviato la Dsu e spiegare quanto successo: sarà compito del professionista a cui ti sei affidato risolvere l’errore inviando una nuova Dsu che sostituisce quella precedentemente presentata.
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