In Italia, secondo Remuzzi, la fase pandemica è conclusa, quella di adesso può essere definita la fase della sorveglianza, e gli allarmismi sono inutili.
In Italia la fase pandemica può dirsi sostanzialmente conclusa fa sapere il dottor Remuzzi, tuttavia precisa che questo non significa che non potrebbe essercene un’altra, ma in questo momento parlare di seconda ondata non ha senso. L’Italia adesso, continua il direttore dell’Istituto di Ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs, sta attraversando quella che può essere definita la fase della sorveglianza, basata sulla ricerca dei contatti delle persone infette.
Infatti come riporta uno studio pubblicato sulla noto rivista scientifica Lancet durante il mese di maggio e di giugno il tasso di mortalità non è aumentato rispetto all’anno precedente, precisa Remuzzi nel corso di un intervista per il Corriere della Sera.
In Italia la fase pandemica è conclusa
Le dichiarazioni di Remuzzi, secondo cui la fase pandemica nel nostro Paese è ormai conclusa, sembrano essere un po’ troppo lapidarie, per il medico infatti gli allarmismi che continuano a circolare dovrebbero interrompersi. Il fatto che quotidianamente vengano rilevati sempre più casi, è giustificabile dal fatto che si stanno effettuando un maggior numero di tamponi e quindi “più ne cerchiamo, più ne troviamo”. Inoltre, continua il medico, i test che vengono effettuati adesso rilevano la presenza di DNA virale, ma non è detto che la persona positiva possa essere ancora infettiva.
“Confondiamo i contagi con la gravità della malattia. Ci spaventiamo per numeri che non significano moltissimo. Indicano solo che abbiamo sviluppato la capacità di entrare nella fase della sorveglianza, e quindi troviamo le cose laddove ci sono”.
Per Remuzzi i tamponi devono essere svolti in modo selettivo, solamente dove servono, come nelle RSA, negli ospedali e tra i lavoratori più a rischio, come gli insegnanti. E negli ultimi giorni un’attenzione particolare è stata data proprio al personale scolastico e all’imminente riapertura delle scuole. Per il medico “su un tema così delicato sono state fatte speculazioni inutili. Siamo tutti d’accordo che vadano aperte? Bene, le stiamo aprendo in condizione di grande sicurezza”.
Tutti i vaccini sono utili
In attesa del tanto agognato vaccino Remuzzi spiega che l’immunità nel nostro organismo andrà a crearsi grazie alle cellule T, chiamate anche cellule della memoria, ch si espandono ogni qual volta incontriamo un virus. Se dunque gli “anticorpi spariscono rapidamente. L’immunità invece si creerà così, con le nostre cellule della memoria, grazie a proteine di altri virus, anche quello del raffreddore, oppure a vaccinazioni che già abbiamo fatto”.
Remuzzi cita quindi uno studio pubblicato su Science, secondo il quale è stato riscontrato che le persone che si sono vaccinate negli ultimi 5 anni hanno riportato un tasso di infezione al Sars-CoV-2 nettamente inferiore rispetto a chi non le aveva effettuate. Per cui, anche un vaccino per l’influenza “se fatto negli ultimi cinque anni, ha comunque una protezione significativa per gli anziani. Ma non è il vaccino più efficace contro il Covid-19. Non così tanto come speravamo, almeno”.
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