La recessione è stata scongiurata in questo inizio 2023: l’Italia non crolla, stando alle indicazioni di Confindustria. Ma la ripresa è davvero priva di ostacoli? Qual è il quadro economico.
L’Italia non andrà in recessione nel 2023: questa la sintesi della congiuntura flash del Centro Studi Confindustria.
Ci sono diverse indicazioni che fanno ben sperare il nostro Paese, il quale ha già mostrato una certa resilienza nella ripresa tra la fine del 2022 e l’inizio del nuovo anno.
Tra i segnali provenienti dall’inflazione, dai prezzi del gas in calo, dalla produzione industriale, dai consumi l’Italia riesce a non soccombere nel primo trimestre 2023. L’ottimismo è davvero giustificato?
La fotografia sul nostro Paese e le previsioni su cosa può accadere allo scenario economico italiano. La recessione non ci sarà: i motivi.
Perché l’Italia eviterà la recessione: l’analisi Confindustria
L’economia italiana si avvia ad evitare la recessione anche nel 1° trimestre del 2023. Nelle previsioni dei diversi analisti per il 2023, il PIL italiano va meglio dell’atteso: così è sintetizzata l’attuale situazione nazionale nella congiuntura flash del Centro Studi di Confindustria del 18 febbraio 2023.
Nello specifico, il report cita alcuni segnali positivi che hanno consentito all’Italia di evitare tonfi e di preparare una strada più ottimistica per il prossimo futuro: dal ribasso dei prezzi del gas e dell’energia, all’inflazione generale che cala, fino al rimbalzo di dicembre dell’industria e alla lieve espansione del PMI, c’è da sperare.
In numeri, questo il quadro macro italiano:
- inflazione: +10,1% a gennaio, da +11,8% a ottobre;
- prezzi energetici, variazione annua: +43,1%, da +71,1%;
- produzione a dicembre: +1,6%, dopo tre mesi di calo. Nel 4° trimestre la variazione è stata comunque negativa (-0,9%, dopo -0,6% nel 3°), ma poco marcata nella manifattura (-0,4%);
- PMI manifatturiero gennaio: 50,4 da 48,5;
- PMI servizi di gennaio: 51,2 da 49,9;
- aspettative delle imprese sulla domanda: +10,4 sul 1° trimestre il saldo delle risposte, -4,8 per fine 2022;
- quota di aziende che prevede un aumento degli investimenti nei primi sei mesi: 20,0 da 14,4;
- export 2022: +7,7% in volume
Il 2022 si è chiuso con un brillante +3,9% del Pil italiano e su questa scia le stime sul nostro Paese sono diventate più rosee. Come sottolineato dal documento Confindustria: “Nelle più recenti previsioni dei principali istituti, pur con delle differenze tra stime poco sopra o sotto il +0,6%, c’è una generalizzata e importante revisione al rialzo rispetto alle stime post-estate 2022, quando ci si aspettava una stagnazione o una moderata recessione, a causa del caro-energia.”
Il grafico mostra chiaramente l’ottimismo delle valutazioni sulla crescita italiana:
Gli analisti fanno notare che, sebbene nel quarto trimestre il Pil sia diminuito dello 0,1%, la frenata è stata minima. La domanda non ha subito il crollo, anche se le spese si sono orientate sulla prudenza considerando prezzi ancora piuttosto elevati. I servizi, con il turismo, sono in crescita sebbene la spinta post-Covid si stia esaurendo.
Con i prezzi del gas in discesa e una crisi energetica evitata nel continente per questo inverno, si spera che lo scenario possa ancora migliorare. Tuttavia, non tutte le nubi si sono dissolte.
Italia: i rischi per la ripresa ci sono ancora
L’ottimismo resta cauto, anche se la recessione pare scongiurata.
I rischi al ribasso rimangono per la crescita italiana. Innanzitutto, se da una parte il prezzo del gas è crollato sotto i 50 euro per megawattora, lo stesso non è accaduto per altre materie prime. Il rincaro a inizio anno c’è stato per “le commodity non-energy (+3,4% da ottobre), soprattutto i metalli (+16,8%)”.
L’inflazione italiana stessa ha mostrato diversi dati: “la dinamica al netto di energia e alimentari è in salita a gennaio (+4,6% da +4,2%), per la trasmissione dei rincari passati (energia) agli altri beni.”
Nel quarto trimestre, inoltre, le vendite al dettaglio di beni sono state deboli, con un +0,4% in valore, e un -1,8% in volume, con la spesa delle famiglie orientata sempre di più verso i discount.
Da non trascurare nemmeno che a gennaio ci sono state indicazioni di un rallentamento dell’export, considerando gli ordini esteri delle imprese manifatturiere.
La recessione, quindi, è evitata e in generale si prevede una migliore crescita in Eurozona, supportata da prezzi energetici in calo. Tuttavia, permangono incertezze. In primis, quella sull’impatto della politica monetaria Bce, che continuerà a essere aggressiva.
Il rialzo dei tassi di altri 50 punti base di marzo, ormai certo, sarà seguito molto probabilmente da altri incrementi, anche se la lotta tra falchi e colombe si sta facendo più tesa. Mutui e prestiti rischiano di schizzare e impattare anche sulla crescita.
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