L’Italia sta perdendo slancio nella ripresa e la prova sono almeno 4 grafici illustrati nell’ultima nota Confindustria. Perché l’economia nazionale è bloccata e quale scenario aspettarsi?
L’Italia si blocca e i motivi sono ancora 2: tassi e inflazione. Nella Congiuntura Flash di settembre di Confindustria, la ripresa per la nostra nazione appare di nuovo oscurata da scenari incerti e ostacoli non superati.
Il clima non è così ottimista, poiché il costo del denaro elevato e l’inflazione che stenta a calare in modo deciso continuano a colpire il rilancio del Pil, sia nel settore manifatturiero che in quello dei servizi.
Con le previsioni sulla Bce ancora incerte, anche se i tassi potrebbero essere giunti al picco, e prezzi al consumo messi a dura prova da una ritrovata impennata di petrolio e gas, il futuro dell’Italia (e dell’Eurozona in generale) non è roseo.
I 2 grandi problemi italiani che bloccano la crescita rischiano di ostacolare il Paese ancora per un po’. L’ultima analisi è di Confindustria, che con 4 grafici illustra la situazione nazionale.
Perché la crescita dell’Italia è bloccata? La risposta in 4 grafici
La nota di Confindustria non lascia molto spazio all’ottimismo: “Prezzi e tassi alti bloccano l’economia italiana. L’inflazione è in lento calo, i tassi ancora in rialzo ma forse a fine corsa, c’è meno credito e meno liquidità. Molti più interessi da pagare per le famiglie italiane. Nei servizi si è esaurita la ripresa e l’industria è in sofferenza.”
Se è vero che l’inflazione sta comunque scendendo, altrettanto importante è segnalare che i prezzi alimentari sono ancora molto alti, con un calo assai moderato (+8,6%). In più, le quotazioni del petrolio e del gas stanno aumentando, mettendo pressione proprio ai tassi inflazionistici per il prossimo futuro.
Il grafico di Confindustria mette bene in evidenza l’allerta inflazione in Italia:
I tassi di interesse, inoltre, continuano ad aumentare in Eurozona. La Bce a settembre ha proseguito con i suoi rialzi, portando il tasso di interesse al 4,50%. Probabilmente, le mosse da falco sono finite. Intanto, però, il brusco incremento del costo del denaro sta avendo i suoi effetti.
Il grafico Confindustria torna, di nuovo, in aiuto per comprendere cosa sta accadendo all’accesso al credito:
Sempre più aziende decidono di non accedere a prestiti per le condizioni troppo severe, mentre la disponibilità di liquidità si assottiglia. In più, le imprese con vecchi debiti si ritrovano a pagare rate più onerose.
Sul piano delle attività economiche, la situazione italiana non è migliore. L’industria è in sofferenza e la manifattura non decolla, come evidente nel grafico:
Debole è anche il settore dei servizi, che invece finora aveva trainato la ripresa. Confindustria fa notare che in agosto, il PMI è diminuito a 49,8 (da 51,5), con una marginale contrazione evidenziata per la prima volta nel 2023.
Infine, c’è la nota dolente mutui per le famiglie italiane:
In sintesi, il raffreddamento della domanda intesa come investimenti e consumi voluta dalla Bce per frenare l’inflazione sta avvenendo in Italia. Il rischio è che si traduca più in una debolezza nella crescita che nel calo dei prezzi. Con la fiammata dei costi energetici, lo scenario si complica.
© RIPRODUZIONE RISERVATA