Ad ufficializzarlo la sottosegretaria alla Difesa Isabella Rauti rispondendo a un’interrogazione parlamentare. L’Italia pronta a dotarsi di carri armati Leopard 2.
La guerra in Ucraina ha aperto gli occhi sulla possibilità di un conflitto nel cuore dell’Europa, possibilità che dopo la seconda guerra mondiale sembrava impossibile. E invece da oltre un anno si combatte a ridosso dei confini orientali europei. Dal giorno dello scoppio del conflitto tutti gli stati Nato hanno iniziato a preoccuparsi con maggior attenzione allo stato dei propri eserciti e dei propri armamenti accorgendosi di essere molto indietro a riguardo i mezzi corazzati sia numericamente che tecnologicamente.
Anche il nostro paese si è resa conto di avere un arsenale molto obsoleto. La Nato, preoccupata dal pericolo russo, ha invitato tutti gli Stati membri a migliorare i propri arsenali e anche il governo Meloni ha accolto la richiesta puntando a potenziare le forze corazzate. In che modo? innanzitutto acquistando numerosi carri armati Leopard 2 di fabbricazione tedesca per una spesa abbastanza cospicua.
A confermare il tutto la sottosegretaria alla Difesa Isabella Rauti che ha risposto ad un’interrogazione parlamentare avanzata dal movimento 5 stelle. La sottosegretaria ha confermato l’acquisto da parte del governo di tank Leopard 2 come previsto dal DPP 2023-2025 di prossima emanazione, ovvero il Documento Programmatico Pluriennale dove vengono indicati i piani di spesa del ministero della Difesa.
Quanto spenderà l’Italia per l’acquisto di carri armati
La sottosegretaria Rauti ha così confermato le indiscrezioni lanciate nei giorni scorsi da Rid, Rivista Italiana Difesa, sulla volontà del governo di modernizzare le forze corazzate dotandosi di nuovi carri armati Leopard. Visto lo stato in cui versano i mezzi attualmente a disposizione dell’Esercito sembrerebbe un atto dovuto per rendere più moderno l’apparato di difesa terrestre, ma la domanda sorge spontanea: conviene spendere tutti questi soldi?
Ad oggi la difesa italiana può contare su 200 carri armati Ariete 2 costruiti a fine anni 80 ma di questi meno di 80 risultano operativi. Il precedente governo Draghi già aveva cercato di risolvere il problema sbloccando fondi e firmando un contratto per modernizzare circa 150 tank Ariete 2 dotandoli di motori più potenti e più moderni elettronicamente e tecnologicamente. Ma anche modernizzando questi tank già in possesso il numero resta lo stesso basso e non in linea con quanto si auspica la Nato.
Per questo motivo l’unica soluzione rappresenta quella di andarli a comprare all’estero. Dove? In Germania, anche perché i Leopard 2 sono l’unico carro armato ancora in produzione anche se anch’egli si avvicina all’obsolescenza.
Parliamo infatti di un mezzo concepito negli anni 70 ed oggi aggiornato in diversi sistemi ma che in Ucraina si sta dimostrando comunque inadatto a scenari di guerra moderni. Innanzitutto per il peso, 67 tonnellate, che lo rendono davvero lento su strada. Il cannone da 120 millimetri non ha poi il caricamento automatico. Secondo la Rivista Italiana Difesa, l’Italia acquisterà la versione dei Leopard 2 A8 con una serie di tecnologie moderne come quella in grado di intercettare missili anti tank. Nel complesso si tratta comunque di un mezzo corazzato dotato di poche tecnologie che si sta dimostrando inadatto sul campo.
Secondo indiscrezioni l’Italia ne dovrebbe comprare tra i 100 e i 200. Il costo non si conosce ancora ma si parla di una spesa di circa 4/6 miliardi di euro. L’appalto sarà assegnato alla Krauss Maffei Wegman, azienda tedesca che produce i Leopard 2 ma la produzione potrebbe avvenire in Italia in subappalto alla Oto Melara, società controllata da Leonardo che ha già costruito i Leopard 1 negli anni 60.
Resta comunque una cifra enorme per un mezzo lento, poco tecnologico in un contesto di guerra che ormai fa sempre meno uso di mezzi corazzati terrestri. Giusto per fare un paragone, quei 4 miliardi di euro rappresentano più o meno la cifra risparmiata con l’abolizione del reddito di cittadinanza, mentre la metà basterebbe per confermare lo sgravio contributivo anche nel 2023. E con 4 miliardi di euro si potrebbe pensare anche alla riforma delle pensioni con Quota 41 per tutti i lavoratori.
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