L’arma della Russia contro l’Occidente è (anche) il rublo

Violetta Silvestri

8 Giugno 2024 - 11:51

Il rublo è diventato sempre più rilevante nelle relazioni commerciali di Mosca. La valuta gioca un ruolo primario nella sfida tra Russia e Occidente. Cosa sta succedendo?

L’arma della Russia contro l’Occidente è (anche) il rublo

Nella forte rivalità tra Russia e Occidente anche il rublo gioca la sua parte.

Le dinamiche commerciali sono completamente mutate da quando Mosca ha invaso l’Ucraina nel febbraio 2022 e da quella data sanzioni, misure restrittive, divieti hanno caratterizzato i rapporti - tesi - tra la nazione russa e le potenze economiche europee e statunitense.

In sostanza, si sono creati due blocchi contrapposti, uno guidato dalla Russia affiancata dalla Cina e da Paesi che non hanno sottoscritto le sanzioni contro Mosca, l’altro capeggiato dalle forze occidentali intente a ridurre lo Stato russo in nazione paria.

Putin non è rimasto a guardare, cercando di arginare i danni evidenti alle casse statali, private, ad esempio, delle ingenti vendite di gas all’Europa fino a quale momento. In questo contesto si inseriscono le ultime dichiarazioni del presidente russo sul dominio del rublo nel commercio della sua nazione. E sul mutamento degli equilibri economici e di sicurezza internazionali.

Il rublo contro l’Occidente: la strategia di Putin

Il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato che quasi il 40% del fatturato commerciale del Paese è ora in rubli, poiché la quota in dollari, euro e altre valute occidentali “non amichevoli” è diminuita.

Intervenendo al Forum economico internazionale di San Pietroburgo (SPIEF), il presidente ha affermato che i Paesi “amici della Russia” sono quelli che meritano un’attenzione speciale poiché definiranno il futuro dell’economia globale, “e costituiscono già tre quarti del nostro volume degli scambi.”

Ha aggiunto che la Russia cercherà di aumentare la quota di transazioni effettuate nelle valute dei paesi BRICS, riferendosi a una coalizione economica di mercati emergenti che comprende Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa.

Putin ha affermato che i pagamenti per le esportazioni russe nelle “cosiddette valute ‘tossiche’ di stati non amici” si sono dimezzati nell’ultimo anno.

Occorre ricordare alla Russia è stato impedito di utilizzare il dollaro per regolare accordi commerciali ed è passata quasi interamente all’utilizzo dello yuan per le transazioni internazionali.

Il cambiamento è stato facilitato dal fatto che molti dei partner commerciali della Russia provenienti dai cosiddetti Paesi amici sono stati anch’essi turbati dalla decisione di Washington di trasformare la sua valuta in un’arma e sono stati anche “felici” di regolare una parte maggiore delle loro transazioni commerciali estere utilizzando le valute nazionali.

Dall’inizio dell’anno la quota del rublo nel commercio internazionale della Russia è quindi notevolmente aumentata. Le transazioni in rubli con l’Ue sono salite al 49% (grazie all’esenzione dalle sanzioni), con il Sud America al 35% e con l’Africa la crescita è più che raddoppiata al 48%. Nel frattempo, la quota del dollaro e dell’euro negli scambi con l’Asia e l’Africa è diminuita di oltre la metà.

Inoltre, la Russia ha completamente cancellato il dollaro e l’euro dalle sue riserve internazionali lorde, che a marzo si attestano a poco meno di 600 miliardi di dollari. Di quel denaro, la metà è congelata nei conti in Europa, ma la metà restante (150 miliardi di dollari) è in oro monetario e il resto in yuan, oltre a un’infarinatura di altre valute “amiche”.

In questo contesto, Mosca ha utilizzato il St. Petersburg International Economic Forum per corteggiare nuove relazioni con Paesi apparentemente propensi nel fare affari con una nazione che ha invaso il suo vicino – vale a dire un certo numero di nazioni in Asia, America Latina e Africa – e con quelli disposti a chiudere un occhio sulla guerra per i propri interessi economici, come i clienti di petrolio e gas della Russia nell’Europa orientale, in Slovacchia e in Ungheria.

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